One problem at a time - II

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Parte II: 

Una volta che si furono riuniti tutti al tavolo e si furono rifocillati, permettendo alle loro membra di guadagnare nuovamente calore, cominciarono a chiedere informazioni all'oste circa le corse che portavano ad Urak superiore. La BlueSkyLine, l'enorme cabinovia che conduceva dall'insediamento a valle in cui si trovavano a quello ad altitudine maggiore, era un'attrazione conosciuta in tutte le NUR ed era di sicuro un must per i turisti che visitavano la città delle montagne. La struttura, infatti, oltre a essere un eccellente esempio della tecnologia all'avanguardia di cui poteva vantare la capitale dell'oro azzurro, permetteva di avere una visione panoramica dell'enorme catena montuosa degli Urakali, che si diceva fosse da mozzare il fiato. Come appresero però i ragazzi, le corse erano state interdette fino al mattino seguente a causa della tempesta di neve che stava imperversando, per cui furono costretti a pernottare nel piccolo Motel di fianco al locale. Le stanze erano poco più di dei cubicoli con un letto ma nessuno ebbe la forza o la volontà di lamentarsene e si godettero quelle poche ore di riposo al caldo come una manna dal cielo.

Il giorno seguente, di buon mattino, si incamminarono verso uno dei punti di pick up dove si potevano prendere navette pubbliche che conducevano direttamente alla cabinovia e, senza il vento gelido della tempesta, riuscirono persino a apprezzare a pieno il paesaggio della cittadina, così grottesco eppure al tempo stesso caratteristico, coperto da uno spesso strato abbacinante di neve fresca. La stazione di partenza della cabinovia era imponente e gli spessi cavi che fungevano da guida per i cabinati si allontanavano con un'inclinazione importante verso il picco di una montagna, tanto lontano da rendere impossibile stabilire con precisione dove fosse l'approdo.

Presero dei biglietti a una cifra esorbitante ma, d'altronde, tutto sembrava essere incredibilmente costoso, lì a Urak.

Le singole cabine d'altro canto erano decisamente ampie e lussuose, con pareti composte interamente da vetrate per permettere una vista a trecentosessanta gradi, un divano comodo che correva lungo uno dei lati e una ringhiera dove poggiarsi per scorgere il panorama, sul lato opposto; al centro, una maniglia per chi voleva godersi il viaggio in piedi senza rischiare di venire sballottolati dagli scossoni che talvolta, anche con tempo sereno, scuotevano quelle capsule di vetro sospese nel nulla.

Non appena i cinque salirono a bordo si resero conto che anche il pavimento era interamente vetrato e, nell'istante in cui la loro corsa partì, compresero a pieno la magia di quella struttura. Mano a mano che venivano portati su lungo il filo guida, la distanza dal suolo si faceva maggiore e così anche visuale di cui potevano godere sul panorama. Videro quell'agglomerato compresso di palazzi che era Urak inferiore farsi sempre più piccolo e venire inghiottito dal paesaggio bianco innevato che da quell'altezza restituiva un riverbero così intenso da colpire come una frustata agli occhi.

Fu per questo che, su quella tela immacolata, le bocche di sfogo della grande centrale di Urakite risaltarono come un campo in fiore di boccioli azzurri. L'enorme centrale si trovava incastonata ai piedi del picco più alto della catena ed era così inglobata nella roccia da sembrare ci stesse affogando. Al suo cospetto poi, centinaia di pozzi si aprivano tra le crepe e intercapedini della roccia nera delle montagne degli Urakali e rilucevano della luce innaturale eppure così ipnotica dell'oro azzurro, collegati tra di loro da una rete pulsante del medesimo colore. Più in alto, invece, sulla punta di una grossa sporgenza di roccia, si ergeva l'Accademia dei Mastring che, pur essendo indipendente da quei complessi statali, era strettamente legata alla vena principale di Urakite da cui attingeva la centrale. Sebbene già si trovassero tutti ancora in piedi a scrutare assorti quello spettacolo, Aiden si fece spazio per spingersi più vicino alla vetrata e si voltò con un sorriso enorme sul volto. Per Christal, non fu difficile capire che aveva cercato istintivamente lo sguardo di Alexander per condividere con lui la gioia di quella vista perché, quando si rese conto che non l'avrebbe trovato, qualcosa di quella luce si spense. Tuttavia subito dopo furono i suoi di occhi quelli che intercettò e lei fu costretta a donargli un sorriso che sarebbe stato solo un pallido sostituto di quello che il ragazzo avrebbe desiderato.

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