The Road to Oblivion - II

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Parte II:

La bottiglia era finita prima del previsto e ben presto Selena era dovuta tornare a frugare nella cassa per prenderne di altre.

Era a metà della sua e già sentiva il liquore fare effetto intorpidendole le membra e rallentandole i pensieri quando gettò un'occhiata fugace al ragazzo seduto di fronte a lei che se ne stava abbandonato con la testa all'indietro e un braccio poggiato sul ginocchio penzoloni. Dalla mano pendeva la bottiglia che stava sorseggiando, anche questa di nuovo vuota.

«Allora» esordì lei scrutandolo. «Perché non mi dici cos'è che credi di trovare in quel laboratorio? Cos'è che ti fa pensare di poter "cambiare il nostro mondo"?» recitò enfatizzando le ultime parole con un gesto plateale della mano.

Lui voltò a malapena il viso verso di lei, facendolo ciondolare la bottiglia con le dita.

«Una formula» rispose piano. «Solo una piccola, insignificante formula che al tempo stesso rappresenta tutta l'eredità che mio padre sta cercando di trasmettermi, quello a cui ha lavorato per una vita, qualcosa che mi permetterà di dare a tutti una speranza di vita migliore e di onorare finalmente il suo lascito. Forse, l'unico vero contributo che posso dare a questo mondo.» C'era stata una schiettezza tale in quelle parole che Selena alzò le sopracciglia con un fischio prolungato di stupore.

«E non hai paura che Christal e quelli della resistenza possano provare a rubarti qualcosa di così importante?»

«Da quello che so, la ladra sei tu» rispose quello reggendo lo sguardo provocatore di Selena.

Lei esplose in una risatina scettica.

«A me non interessano questo tipo di cose» mormorò, mentre inconsapevolmente aveva di nuovo preso a rigirarsi l'accendino di Seth tra le mani. «Provare a migliorare la nostra condizione è una battaglia persa in partenza. Il mondo fa schifo, lo ha sempre fatto e non saremo né tu, né io, né la resistenza o qualsiasi altro folle a cambiare questa evidenza. L'unica cosa sensata da fare è adattarsi ed evolversi di pari passo con l'ambiente che ci circonda e...» Alzò la bottiglia in un brindisi verso di lui. «sopravvivere.» Ne prese un lungo sorso.

Lui scosse piano la testa nell'ascoltarla come se non avesse ritenuto necessario controbattere a quella considerazione.

«Quindi qual è la tua motivazione? Cosa ti spinge a compiere questo assurdo viaggio?» chiese invece assottigliando gli occhi per scrutarla, e il modo in cui cercò di sondarla provocò a Selena una profonda sensazione di fastidio.

«La mia è una questione puramente personale» liquidò distogliendo lo sguardo.

«Sembra quasi che ti piaccia che gli altri ti considerino un'egoista.»

«Non ho bisogno della considerazione di nessuno, principino. E inoltre mi sembrava fossi tu quello che poco fa voleva abbandonare i suoi compagni pur di proseguire» scoccò Selena tagliente.

«Compagni? Vi conosco a malapena. Qualsiasi altro di voi avrebbe fatto lo stesso e non mi sembrava ci fosse molta altra scelta.» Daniel ora era sulla difensiva, aveva poggiato la bottiglia vuota per terra e aveva la fronte corrugata.

«Appunto, sei esattamente come noi. Quindi non fingerti migliore.» Per qualche motivo Selena era determinata a colpire pesante.

«Non mi sento migliore di nessuno. Quello che sto cercando è semplicemente troppo importante per permettermi di fermarmi. È qualcosa più grande di me e dei miei desideri. Ma non mi aspetto che tu possa capire.»

La ragazza buttò la testa all'indietro sorridendo sprezzante mentre i ciuffi ramati e mossi le sfiorarono le gote tempestate di lentiggini.

«Certo, è sempre per un bene superiore. Ah, mio caro piccolo principe...i tuoi illustri maestri non ti hanno insegnato che le azioni più scellerate sono state portate avanti in nome dei migliori propositi?»

Rizomata - RisonanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora