CAPITOLO 26 - IL VASO DI PANDORA È APERTO

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C’è qualcuno che sarebbe stato pronto ad ascoltare quanto aveva da dire?

Nessuno avrebbe potuto restare indifferente a tanta crudeltà; gli stessi carnefici di quanto stava per essere raccontato avrebbero provato ribrezzo.

Ma questo fa parte dell’ipocrisia umana : purtroppo alle azioni che vengono compiute possono essere associate reazioni alquanto contrastanti .... questo è il gioco delle parti e l’essere umano è molto bravo a giocare.

“Non ricordo molto di come fosse iniziata quella serata : ero stordita, mi sono messa in auto a vagare senza meta ma dovevo andarmene il più lontano possibile da quella realtà così “irreale” per me, non ne potevo più.

Ricordo solo un tonfo pesante e quando ho riaperto gli occhi era buio pesto;

ho sentito rivoli di sangue che dalla fronte iniziavano a sfiorare le mie guance e poi il nulla più totale.

Ero completamente sola, sperduta, con una strada deserta a farmi da cornice.

Quel silenzio era assordante ma forse se fossi stata inghiottita da quell’asfalto cocente le cose ora sarebbero diverse, forse io sarei diversa”.

Ed intanto che i continui cambiamenti facciali ed umorali di Grace continuavano a confondere lo sceriffo Connor, lei era pronta a continuare il suo racconto, a spiegare cosa la portò una notte di qualche anno fa a morire dentro.

“Sceriffo lei sa cosa significa essere abusati? Vedere la propria dignità calpestata? No! Non lo può sapere, lei non è mai stato stuprato”.

La faccia dello sceriffo cambiò immediatamente espressione; non era sicuro di essere pronto ad ascoltare quello che lei aveva da dire …

...e se poi avesse provato compassione per quella ragazza fragile a cui voleva tanto bene? Non poteva permetterselo ma sapeva che non  avrebbe potuto fermare quelle parole perché la verità non poteva essere ascoltata solo per metà.

“quando ho ripreso le forze mi sono incamminata alla ricerca di aiuto o anche solo di un posto dove potermi riposare, ero maledettamente stanca;

speravo che qualcuno passasse di lì per salvarmi ma mai avrei immaginato che in quella stessa sera la mia anima si sarebbe spezzata per  l’ennesima volta”

Grace smise per un attimo di parlare e guardò con insistenza lo sceriffo Connor per essere sicura che fosse pronto ad ascoltare. Ormai le parole non potevano più restare nascoste, il vaso di Pandora si era frantumato.

“Sa sceriffo, a volte si ha una percezione delle cose distorta e quando ti accorgi di aver preso un abbaglio … beh direi che è troppo tardi.

Vidi tra gli alberi una figura maschile e pensai che sarebbe stata proprio quella figura a portarmi in salvo ma come le dicevo le percezioni a volte sono sbagliate e quando l’ho vista correre verso di me ho capito subito che ormai era già troppo tardi.

Ho provato a strillare ma l’urlo mi è tornato in gola rimbalzando sulla sua mano che teneva le mie labbra tappate per fare ritorno nella mia bocca.

Quell’uomo che pensavo mi avrebbe salvata mi prese letteralmente da dietro trascinandomi oltre la recinzione fino a che mi sono sentita scaraventare in una baracca putrida.

Erano TRE BELVE FEROCI; già sceriffo! Il bastardo non era  solo.

Mi hanno fatta sdraiare su un materasso umido, probabilmente anzi sono sicura fosse urina, poi mi hanno bloccato le gambe e per un istante ho chiuso gli occhi con la speranza che una volta riaperti fosse tutto finito o mai iniziato...

...ma come può ben capire non sono andate così le cose.

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