Capitolo 2

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I miei occhi dovevano essere pieni di terrore, perché Andy mi venne vicino e mi aiutò ad alzarmi. Lasciammo i bicchieri pieni fino a metà e Andy mi tenne stretta a sé mentre andavamo in cassa. Le mie mani stavano intanto iniziando a tremare: stavo avendo un attacco d'ansia. Non riuscivo più nemmeno a parlare. Quando Andy capì che ero in quelle condizioni, tirò fuori il portafoglio dalla tasca della giacca velocemente, e a quel punto mio padre si accorse che quella vicino ad Andy non era una ragazza chiunque, ma era sua figlia. Io intanto lo guardavo paralizzata, mentre il ragazzo cercò di portarmi fuori tenendo un braccio attorno alle mie spalle. Una volta fuori accadde qualcosa in una rapidezza infinita: Andy si girò per chiudere la porta e gli arrivò da dentro il locale qualcosa sulla fronte ad una velocità pazzesca. L'oggetto cadde e si scoprì essere una bottiglia di vetro vuota. Mi girai anch'io a quel punto verso il bancone e vidi che era stato proprio mio padre a lanciare la bottiglia. Vidi che mio fratello gli stava dicendo qualcosa in maniera incazzatissima e sentii Andy dirmi: <<Ryan, devo portarti a casa: stai avendo un attacco d'ansia e non puoi guidare così>>

<<Ma te stai sanguinando>> gli dissi mentre lo portavo alla mia macchina cercando le chiavi rapidamente nella mia borsa.

Andy rispose velocemente: <<Non fa niente: non mi fa nemmeno male. Dammi le chiavi>> Gliele passai immediatamente, poi aprì subito le portiere mentre parlava: <<Merda... Merda...>>

Non sapevo come rispondere, sapevo solo che dai miei occhi stavano per sgorgare tantissime lacrime miste al trucco. Mi lasciai cadere di peso sul sedile del passeggero, chiusi la portiera e Andy partì velocemente. Mentre passavamo davanti al locale in cui eravamo seduti fino a poco prima vidi che mio fratello teneva per le spalle mio padre nel tentativo di calmarlo e una lacrima piena di rabbia e tristezza mi rigò velocemente il viso. La asciugai in fretta perché odiavo piangere di fronte ad altre persone. Mi accesi una sigaretta invece. Andy ruppe il silenzio che si era creato nel frattempo chiedendomi dove abitassi. Gli risposi e lui mi disse: <<Perfetto. Ti va bene se salgo? Non sono troppo tranquillo>>

Nemmeno io ero tranquilla, ma avevo l'impressione che non se ne sarebbe andato comunque, anche se gli avessi detto che andava tutto bene. Accettai, mentre le mie guance si riscaldavano. Arrivammo al parcheggio più vicino a casa mia e, velocemente, arrivammo al condominio in cui abitavo. Non appena la porta d'ingresso si chiuse alle nostre spalle tirammo un sospiro di sollievo, come se non avessimo respirato per quelle che sembravano ore. Appoggiai la borsa per terra, davanti alla porta d'entrata e andai in bagno a prendere il disinfettante e dei cerotti mentre Andy mi guardava confuso. Una volta trovato tutto lo obbligai a sedersi sul divano e a lasciarsi medicare la ferita.

<<Che vuoi che sia: è un taglietto>> disse lui mentre disinfettavo delle pinzette.

<<Dici così perché tu non hai visto che cos'hai sulla fronte. Non ti fa male?>> gli chiesi sorpresa del fatto che in tutto quel tempo non avesse fatto nemmeno una mezza espressione di dolore.

Andy sorrise mentre ispezionavo la ferita da vicino, poi rispose: <<Ho una soglia del dolore abbastanza alta. Una volta sono caduto da una scala e mi sono rotto due costole, ma sono comunque andato avanti a fare quello che stavo facendo mentre i miei amici mi davano del deficiente>>

Un'espressione di dolore lo tradì in quel momento, ovvero quando iniziai a togliere alcuni frammenti di vetro dalla ferita: <<Nemmeno adesso hai male?>>

<<Un po', ma è ancora abbastanza sopportabile>> disse Andy.

Non so nemmeno io come, ma riuscii a non cedere allo svenimento imminente a causa del ribrezzo che mi faceva il sangue. Misi un cerotto sul taglio e Andy mi chiese: <<Ti senti bene?>>

Fallen Angel | Andy BlackWhere stories live. Discover now