CAPITOLO DICIASSETTESIMO

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Sprofondo in un incubo dal quale mi risveglio ripetutamente solo per trovare ad attendermi un terrore più grande. Tutte le cose che temo di più si manifestano in dettagli talmente vividi da togliermi ogni dubbio sulla loro realtà. Ogni volta che mi sveglio, penso "finalmente è finita", ma non è mai così. È solo un inizio della nuova fase della tortura.

Osservo impotente Prim morire in molti modi britali, rivivo gli ultimi momenti di mio padre, sento il mio corpo squarciarsi. È questa la natura del veleno degli aghi inseguitori, creato per colpire con estrema precisione la zona del cervello umano dove dimora la paura.

Quando alla fine ritorno in me, resto distesa lì, immobile, in attesa del prossimo, feroce assalto di visioni. Ma poi mi rendo conto che il veleno deve essere finalmente uscito dal mio organismo, lasciandomi distrutta e indebolita.

Giaccio ancora su un fianco, in posizione fetale.
Sollevo una mano e mi tocco gli occhi: sono illesi, le formiche che li torturavano non sono mai esistite. Anche solo distendere gli arti richiede uno sforzo immane. Mi fanno male così tante parti del corpo che non vale la pena di fare un elenco. Molto, molto lentamente riesco a mettermi seduta.

Mi trovo in una buca poco profonda, colma non delle bolle arancioni ronzanti della mia allucinazione, ma di vecchie foglie morte. I miei abiti sono umidi, ma non so se la causa sia l'acqua dello stagno, la rugiada, la pioggia o il sudore. Per molto tempo, tutto quello che riesco a fare è bere a piccolissimi sorsi dalla mia bottiglia e osservare un coleottero che sale lentamente su un cespuglio di caprifoglio.

Per quanto tempo sono rimasta priva di sensi? Quando ho perso la ragione era mattina. Adesso è pomeriggio. Ma la rigidità delle mie articolazioni indica che è passato più di un giorno, forse anche due. Se è così, non avrò modo di sapere quali tributi sono sopravvissuti all'attacco degli aghi inseguitori. Non Lux o la ragazza del distretto 4. Ma c'erano il ragazzo del distretto 1, entrambi i tributi del distretto 2 e Gale.

In questo momento mi torna in mente tutto. La giornata appena trascorsa mi si riversa addosso senza pietà. Ricordo di aver tagliato l'albero, il dolore per le punture, Lux che lotta contro la morte e perde miseramente. Ricordo di averle rubato le frecce e delle allucinazioni. Ricordo il piccolo biglietto di carta. "Perdona i tradimenti e sopravvivi." Non voglio perdonare Gale, ma questo il pubblico non lo sa. Lui mi ha salvato la vita, e anche se per me non è abbastanza per il pubblico potrebbe essere sufficiente per un perdono. Posso accontentare Haymitch. Questo è un reality, quindi posso fingere. Lui ha finto di amare me. Io posso fingere di amare lui.

Il brontolio proveniente dalla mia pancia mi ricorda che non è il momento di prendere decisioni importanti, ma è il momento di cercare qualcosa da mangiare. Tutto quello che trovo vicino a dove sono seduta sono i fiori del caprifoglio.

Stacco delicatamente i fiori dalla pianta. Estraggo con cura lo stame e poso la goccia di nettare sulla lingua. La dolcezza si spande attraverso la mia bocca, giù per la gola, scaldandomi le vene al ricordo dell'estate, dei boschi di casa mia e della presenza di Gale al mio fianco. Per qualche motivo mi torna in mente la nostra discussione di quella mattina che sembra lontanissima.

Potremmo farlo, sai. Aveva detto.
Cosa?
Lasciare il distretto. Scappare. Vivere nei boschi. Tu e io potremmo farcela. Aveva insistito e io non gli avevo dato retta.

Una lacrima solitaria mi riga la guancia e mi affretto ad asciugarla. Poi penso a Prim, che avrebbe dovuto subire l'orrore dei giochi se io me ne fossi andata e ricordo la promessa che le ho fatto. Tornerò a casa per lei.

Scuoto la testa cercando di liberarmi di questi pensieri e cerco di concentrarmi su un fatto positivo: ho delle frecce! Non presentano alcuna traccia della bava verde uscita dal corpo di Lux -il che mi fa pensare che non fosse del tutto reale- ma un bel po' di sangue secco. Posso pulirle più tardi. Ora devo rimettere in forze il mio corpo.

I 74° Hunger Games: GalenissWhere stories live. Discover now