31. Il Padiglione del Vuoto

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NdA

Sono stata buona.
Ancora una botta romantica prima dei fazzoletti.

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La porticina che dava nella stanza del tè era incredibilmente bassa, e Sukuna entrò a fatica, seguito a ruota dalla ragazza.
Lo spazio interno era molto piccolo, di pochi tatami. Y/N si guardò intorno: l'arredamento era decisamente più spogliò che nel resto del Ryokan, quasi ridotto al minimo.
Un piccolo vasetto tondo contenente pochi fiori bianchi pendeva appeso ad una sottile colonna di legno, ondeggiando al loro ingresso. Altro non vedeva: erano solo lei, lui e quella stanza minuscola.
La luce filtrava attraverso piccole fessure del bamboo, conferendo un alone di mistero e fascino. Quasi non si accorse dei passi quando la terza persona entrò nella stanza.

"Accomodatevi" li invitó una voce calda alle loro spalle. Y/N trasalì, ma non osò voltarsi, temendo di rovinare la cerimonia. Il rito del té aveva un valore profondamente mistico, una vera e propria arte: infrangere l'etichetta poteva rovinare la spiritualità del momento.
Si inginocchiò davanti alla fornace, il vero centro della stanza, seguita a ruota da Sukuna, e attese.

"Quindi sei tu il primo ospite" le sussurrò di nuovo la voce. La figura prese posto davanti a loro, sedendosi sui talloni e scuotendo con grazia le maniche del kimono.
"Oggi sono la vostra teishu*" si presentò, alzando finalmente lo sguardo. "Benvenuti".

Y/N trasalì.
Davanti a lei c'era una donna bellissima, talmente bella da mozzare il fiato.
Una morbida treccia di capelli argentati le accarezzava un lato del viso e riposava pigramente sulla sua spalla. Y/N represse l'istinto di allungare una mano per accarezzarli. Il viso era squisito, elegante ma incredibilmente sensuale. Nonostante stesse sorridendo, i suoi occhi sembravano squadrarli entrambi da sotto le ciglia chiare.
Y/N si trattenne dal dirle qualsiasi cosa. Sapeva qual era l'etichetta, e in quel momento doveva solo limitarsi ad osservare.
Gettò un'occhiata al suo compagno, e impallidì.
Sukuna aveva alzato le sopracciglia in un'espressione sorpresa, e stava sorridendo.

'La conosce' riuscì solo a pensare lei. 'È in Giappone da poche settimane, ma la conosce'.
Come diavolo poteva essere possibile?
Che fossero amici d'infanzia? No, altamente improbabile. Erano a quasi un'ora di distanza da Tokyo, e per quanto avesse potuto viaggiare da ragazzino di sicuro non era mai venuto in queste zone. Non se ne intendeva nemmeno di cerimonia del tè, visto che aveva lasciato che lei si inginocchiasse per prima per copiare i suoi gesti.

'E se fosse la ragazza di Telegram...?'
Improvvisamente il mondo le crollò addosso. Quel piccolo dettaglio che era riuscita a tacere finora si ripresentò di nuovo nella sua testa, pesante e angosciante.
No, se lei era la donna con cui si sentiva non aveva la minima speranza. Era oggettivamente bellissima, sia di viso che di fisico. Il kimono poteva nascondere le forme quanto voleva, ma il suo seno abbondante e la vita stretta riuscivano a risaltare dall'obi nonostante i numerosi strati.
Le osservò con cura le mani mentre spargeva con un cucchiaino di bamboo la polvere di matcha sul fondo della chawan, la tazza da tè laccata di rosso. Le sue dita affusolate sembravano aver ripetuto quel rituale milioni di volte, si muovevano veloci e leggere.
Si soffermò a guardare le sue lunghe unghie laccate, che invece che appesantirla e renderla volgare sembravano dare ancora più armonia all'insieme.

Un nodo le salì alla gola. No, quella donna così perfetta non poteva essere la sua rivale.
Davvero il mondo era così ingiusto?
Tornò a scrutarle gli occhi in cerca di un qualsiasi indizio che potesse tradirla: macché, il suo sguardo calmo non era assolutamente cambiato.
Che strano sorriso che aveva, però. Sembrava quasi... Canzonatorio?
'Si sta prendendo gioco di me'. Ormai la ragazza stava andando in panico, e non si accorse nemmeno che la donna aveva già mescolato il matcha col frullino e stava solo aspettando la sua mossa. Si risvegliò improvvisamente, annuendo.
"Osakini, Ryo" pronunciò, scusandosi formalmente con il vicino di bere per prima. "Posso guardare la tazza?" chiese poi alla donna, allungando una mano.
"Certo" le rispose lei con voce calda. Y/N sentì la testa girarle, e per la prima volta incontró i suoi occhi.
Per poco la tazza non le cadde dalle mani. Quello sguardo e le perforò il cranio come un rapace in picchiata, freddo come la morte. Strinse la ceramica fra le dita per scaldarsi.
Abbassò lo sguardo: la sottile schiuma sulla superficie dell'acqua era di una tonalità di verde che sembrava fatta apposta per sposarsi con il colore della chawan, ma in quel momento faceva davvero fatica ad apprezzarla. Bevve in piccoli sorsi, e lasciò che quel liquido divino le lenisse almeno per qualche attimo le sue preoccupazioni.
Pulí il bordo della tazza e lo passò di nuovo alla donna, che la lavó e ripeté di nuovo il rituale per il suo compagno.
Questa volta Y/N ebbe modo di esaminare meglio i suoi atteggiamenti. Cercò di essere obiettiva, e di dare un punto di vista esterno.
'Magari Ryo la sta solo guardando perché é bella' si disse, tentando di giustificarlo. Ryo: poteva ancora davvero chiamarlo così? Anche se forse le stava facendo le corna? Quante altre donne lo chiamavano in quel modo, magari anche nell'intimità?
Magari con loro era anche più affettuoso...?
No, si stava distraendo troppo. Si accorse di essersi persa completamente la nuova preparazione, e cercando di non dare nell'occhio fissò il compagno mentre riceveva la tazza.
Sì, la conosceva di sicuro. Ora aveva quell'espressione divertita che gli nasceva sempre sulle labbra quando si trovava in una situazione imbarazzante.
Era un vero peccato rovinarsi un momento del genere con quei pensieri. Erano secoli che non assisteva ad una cerimonia, e poterlo fare con lui le riempiva il cuore; perché doveva esserci proprio quella donna?

Just wanna smash his faceTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon