12. La Cena

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Gojo sarebbe arrivato a momenti. Di solito era sempre in ritardo, ma stavolta aveva capito che qualcosa non andava nella sua sorellina, e si era subito catapultato sotto casa loro.
Y/N afferrò il pacchetto di sigarette, decisa ad andargli incontro per strada. Prese il telefono e fece per disconnettersi dall'account di Nobara, ma si bloccò un attimo con il pollice a mezz'aria.
Aprì in fretta il profilo della Zenin - ovviamente l'amica la seguiva - e scelse un paio di foto a cui lasciare il like. Optò per una che la ritraeva in palestra, saltò accuratamente tutte quelle con Yuta, e si fermò un attimo su una dove sfoggiava un elegantissimo abito da sera.
'Proprio una bella donna' constatò, uscendo finalmente dall'account. Sì, quelle due foto erano abbastanza emblematiche. Sperò che Maki cogliesse il messaggio, e uscì dall'appartamento.

Come ogni volta, un minuto dopo che accese la sigaretta scorse cento metri più in là suo fratello che la salutava con la mano. Sorrise.
"Sato-"
Gojo annullò i metri che li separavano con una breve corsa, abbracciandola. La ragazza sentì le costole scricchiolare.
"Y/N-chan!" piagnucolò "pensi che non me ne sia accorto che non stai bene?" Le arruffò i capelli con una mano. "C'è qualcosa che non va? Questioni di cuore?"
Lei mugugnò, affondando il viso sotto la sua clavicola.
"É colpa sua, vero...?"
Y/N lasciò passare qualche secondo prima di rispondere, come per raccogliere le idee. Annuì, mestamente.
"È difficile averlo in casa" iniziò, soppesando bene le parole. "Oggi mi ha... Cioè, non ho i miei spazi e..."
Si bloccò. Sapeva benissimo che il problema non era quello, ma non sapeva assolutamente come dirlo al fratello. Scosse la testa.
Gojo le accarezzò i capelli. "Sai che puoi sempre venire a stare da me, vero?"
"No! Voglio dire... Yuji ci rimarrebbe male, e..."
"Yuji, vero...?" Il fratello la fissò con fare inquisitorio. "Senti, non pensare che non ti capisca. É un bell'uomo, è normale che ti piaccia. L'unica cosa..." sospirò, stringendola a sé "è che tu non hai mai perso la testa per qualcuno. Sei sempre stata con i piedi per terra... Non è da te".
Y/N rimase immobile, aspettando che finisse la frase.
"Ho paura che tu rimanga scottata".
La ragazza si staccò dall'abbraccio, improvvisamente irritata. "Non è che tutti fanno i tuoi stessi errori, sai". Si infilò una mano nella tasca. "Tieni il tuo Ema. Entriamo in casa".

Come era prevedibile, la sola visione di Satoru bastò a rovinare la giornata di Sukuna. Un conto era sopportare le due coinquiline del fratello - anche se, in effetti, doveva ammettere che gli era andata più che bene; un altro era doversi sorbire il suo ex peggior nemico solo per garantire il quieto vivere di quella stronza a cui stava pure pagando l'affitto. Allungò il collo per fissarle il sedere. Ah, quella sera le avrebbe reso la vita impossibile.

Fece del suo meglio per ignorare completamente quel coglione. Cercò di focalizzarsi sul suo telefono, aspettando con calma il momento della sua vendetta, ma un gridolino acuto lo riportò suo malgrado alla realtà. Alzò lo sguardo, scocciato.
Gojo stava brandendo in mano una di quei giornaletti da ragazzina da quattro soldi, dove svettava in copertina la sua foto.
"...E quindi ho ovviamente vinto! Uomo più sexy dell'anno secondo Jelly!"
Vide Y/N alzare un sopracciglio. "Uomo più sexy dell'anno... Tu? Chi ti ha votato, Miwa?"
Il fratello la ignorò. Pensò a godersi i complimenti di Yuji e della sua fidanzata.
"Su, Y/N! Fammi una foto per le fan!" Si alzò in piedi, mettendosi in posa come nella copertina. Si tolse gli occhiali da sole, si sbottonò la camicia a metà e fissò l'obiettivo con sguardo lascivo. "Dai, che la metto sul mio profilo come ringraziamento".
Seppur controvoglia, la sorella fu costretta a seguire le sue indicazioni. Erano tutti così focalizzati sul vincitore che non si accorsero che Sukuna aveva monopolizzato il giornale, né del ghigno che gli stava pian piano nascendo in volto.

Il trillo del citofono li scosse tutti dalla loro occupazione. Yuji fece per alzarsi e andare ad aprire, ma Sukuna lo bloccò con una scusa. "Fai andare il nostro vincitore" gli consigliò "magari lascia un autografo al ragazzo delle consegne".
Gojo si alzò, deciso a non polemizzare. Quando fu abbastanza vicino alla porta, Ryomen si lasciò scappare "....A meno che non sia il mio collega".
"Ah, Uraume è già arrivato?" rispose Yuji allegramente. Y/N si rabbuiò.
"Uraume non è un suo collega" riflette a voce alta. Alzò lo sguardo verso l'uomo, che allungò una mano per cingerle la vita. "Sei sveglia" le sussurrò, abbastanza piano da farsi sentire solo da lei. La ragazza sentì improvvisamente le gambe cederle.
"Non mi dirai che..."
La presa intorno ai suoi fianchi si strinse, impedendole di muoversi. Riuscì solo ad assistere alla scena, impotente.
"Yo! Satoru! Ne é passato di tempo".
Gojo si irrigidì, fissando la persona di fronte a lui. Fece un passo indietro.
Davanti a lui, a braccia conserte e con lo sguardo beffardo, c'era Suguru Geto.
Suguru Geto, il suo... Come dire? Il suo tutto.
"Che c'è? Non riconosci un amico d'infanzia?"
Gojo incassò senza dire nulla. Amico d'infanzia, così l'aveva definito ai giornali quando gli avevano chiesto che tipo di rapporto avesse con il sospettato numero uno della rapina al centro commerciale. Un amico d'infanzia, quando la risposta esatta sarebbe stata... La mia aria? Il mio obiettivo? Il mio passato, presente, futuro? Non c'era da stupirsi che si fosse incazzato come una iena, e l'avesse lasciato. Per finire a lavorare col suo peggior nemico, evidentemente.
Y/N fece per raggiungerli, ma Sukuna non le permetteva di muoversi. "Ah, vi conoscete" ebbe il coraggio di commentare, ridacchiando.
Lei si voltò a guardarlo, furente. Come aveva potuto farle questo? No, quel pomeriggio era stato chiaro: 'tu in questo non c'entri niente', le aveva detto. Non aveva nulla contro di lei, solo con suo fratello... Ma comunque non riusciva a sopportarlo. Strinse i denti.
"Sei uno stronzo" sussurrò, gli occhi fissi su di lui. Da quella posizione riusciva a squadrarlo dall'alto verso il basso, una volta tanto, e ne approfittò.
Sukuna sembrava davvero divertirsi un mondo. "Dimmi qualcosa che non so".
La tensione fu alleviata dal fattorino che consegnava l'ordine del ristorante indiano. Mollò i pacchi a Suguru nel più completo imbarazzo, e intuendo la situazione delicata sé la defilò senza nemmeno chiedere la mancia. Fu Yuko la prima a tentare di risolvere la situazione.
"Su, venite a mangiare, o si raffredda tutto. Yuji, Y/N, allungate il tavolo, o in sei non ci stiamo".
Geto porse una borsa a Yuji. "Ho portato un paio di bottiglie per il disturbo" si giustificò, sorridendo.
Sukuna prese posto vicino a Y/N, obbligandola a sedersi. Il suo sguardo sembrava intimarle di fare la brava, ma lei aveva altri piani in testa per la serata.
"Allora, Geto" cominciò, agitando con noncuranza le bacchette nel riso al curry "dove lavori di preciso? Alla borsa di Tokyo?"
L'uomo la fissò interdetto. "In che senso, scusa?"
"Mio fratello ha detto che sei un suo collega" la appoggiò Yuji, ignaro della situazione. Y/N benedisse la sua innocenza.
"Ah, ma certo, ma certo" si affrettò a rispondere lui. "Diciamo che..."
"Come ho già detto alla tua coinquilina, ho dei dipendenti che si occupano di vendite a terzi". Sukuna sorseggiò la sua birra, obbligando gli altri ad aspettare la fine della frase. "Lui é uno dei miei... Chiamiamoli soci". Passò una mano sotto il tavolo a stringere la coscia di Y/N,come ad intimidarle di tenere la bocca chiusa.
Gojo, dal canto suo, non scollava i suoi occhi di ghiaccio dall'ex. Seguiva ogni suo movimento da sotto le ciglia, fissandolo in tralice.
La sorella lo invidiava tantissimo. 'Quanto mai non ho ereditato anche io quegli occhi', si ripeteva sempre. Dopotutto era Satoru il bello della famiglia, soprattutto ora che aveva vinto quello stupido concorso. Nonostante tutto, però, ora era lui ad essere in una posizione di netto svantaggio.
Agitò le gambe sotto il tavolo. Cosa poteva fare?
"Comunque, chi l'avrebbe mai detto che Sukuna sarebbe andato a vivere con la sorellina di Satoru" disse allegramente Geto, facendo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere. "Quanto è piccolo il mondo".
"Già" rispose freddamente Gojo, tornando subito dopo nel suo ostinato silenzio.
A differenza del fidanzato, Yuko, decisamente più sveglia, sembrava aver capito la situazione. Cominciò ad affaccendarsi intorno al tavolo, raccogliendo i piatti vuoti e mettendo in tavola gli alcolici, con l'intento di sciogliere un po' la tensione. Lanciò un'occhiata a Y/N per reggerle il gioco.
"Allora, ragazzi. La casa offre vodka... un amaro alle erbe... E le due bottiglie di grappa giapponese portate da Geto. Grazie, non dovevi".
Lui scrollò le spalle, senza togliersi quell'irritante sorriso dalle labbra. Y/N si prese qualche secondo per guardarlo meglio.
Beh, non c'era da stupirsi che piacesse tanto a suo fratello; dopotutto era un bell'uomo. Erano più o meno alti uguali, ma per il resto era completamente diverso da Gojo: più scuro, più muscoloso, più mascolino, più maturo. L'unico dettaglio che sembrava stonare, ma che dopotutto tradiva il suo passato, erano i dilatatori alle orecchie.
Sukuna sembrò notare l'oggetto del suo interesse, e fece schioccare la lingua con disappunto. Cominciò a giocherellare nervosamente con il cinturino dell'orologio.
Gojo si rianimò improvvisamente. "Sorellina, da brava, versa la vodka. Facciamoci una bella bevuta, vi va?"
Il sorriso di Geto si pietrificó sulle sue labbra. 'Dannato', sembravano dire i suoi occhi. Sukuna ghignò.
"Allora è vera la storia che non la regge" sussurrò Sukuna alla ragazza, sporgendosi appena verso di lei. "Per quello ha portato quelle altre due bottiglie". Y/N sgranò gli occhi. "Scusa, ma tu da che parte stai?"
Lui sprofondò nella sedia, allungando le gambe sotto il tavolo. Y/N capì che non avrebbe ottenuto risposta, e si concentrò sul bicchiere davanti a sé.

Just wanna smash his faceOnde histórias criam vida. Descubra agora