51. Shibari

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"Sukuna".
L'uomo alzò gli occhi dal telefono.
"Che c'è, piccola?"
L'aveva chiamato Sukuna. Non Ryomen, non Sukuna-sama: Sukuna, e basta. Che diavolo voleva dire?
'Mh' rifletté poi, perdendosi un attimo nella scollatura del suo yukata 'e non ha nemmeno il collare'.
Ultimamente aveva preso l'abitudine di indossarlo senza dire niente, quando voleva fargli capire che aveva voglia; ma ora non ce l'aveva. Che le frullava per la testa?
La guardò fermarsi sulla soglia della stanza.
"Beh? Dimmi" la esortò, cominciando a ciondolare la gamba accavallata. Tentò di dissimulare la curiosità svaccandosi a gambe larghe sul divano.

Lei si prese un attimo per organizzare i pensieri.
"Ti ricordi quella volta che mi hai fatto delle foto... Beh, quelle foto?" Aspettò che annuisse, e continuò. "Quelle che hai fatto vedere a mio fratello".
"Sì, sì, ho capito" tagliò corto lui. Non gli andava che gli rinfacciassero i vecchi sbagli. "Pensavo fosse una questione chiusa".
"Beh, no. Hai detto che avrei potuto fartene qualcuna anche io, per sdebitarmi".
Sukuna rizzò le orecchie. La questione iniziava a farsi interessante.
"Ho detto così?" la provocò. "E che foto vuoi farmi?"
La vide esitare e sfregarsi la radice del naso, a disagio.
"Oh, piccola". Si alzò in tutta la sua statura, sovrastandola dall'alto. Aprì le braccia e la strinse a sé. "Dimmi, su".
Sapeva che quando affondava il viso nel suo petto prendeva un po' di coraggio. Nascondere la faccia paonazza la aiutava sempre.
"Vorrei... Non so, non prendermi per stupida..."
Si bloccò di nuovo, ma le mani di lui che vagavano lungo la sua schiena le diedero coraggio. 'Devo svegliarmi' si disse 'o finisce come sempre'.
"Vorrei legarti-"
Sukuna sgranò gli occhi.
Le mani si bloccarono a mezz'aria, e dovette ricordarsi di ricominciare a respirare.
Stava per risponderle, ma il suo sproloquio lo interruppe di nuovo.
"Scusami! Lo sapevo che era un'idea stupida, non sei obbligato a dire di sì, è una cosa che non c'entra niente e..."
Sukuna sbuffò. Le appoggiò le mani sulle spalle, e la costrinse a staccarsi da lui.
"Hey. Heeey". Si chinò quanto bastava per guardarla in faccia, rincorrendo il suo sguardo sfuggente. "Hai detto che vuoi farlo, no?"
"Sì, ma..."
"Ma un bel niente". Le accarezzò una guancia. "Se hai questo atteggiamento, però, non ci riuscirai di certo".

Y/N si sentì una stupida.
Già, aveva ragione. Doveva darsi un contegno, attingere alle sue scorte di coraggio e prendere in mano la situazione.
Quello che aveva proposto non era certo una cosa da niente: significava ribaltare i ruoli, anche solo per un'ora, e doveva mostrarsi decisa.
"Sì". Alzò lo sguardo, seria, puntando gli occhi nei suoi. "Ho preso... Una corda".
Lui sorrise. Fece un passo indietro, e si leccò le labbra.
"Beh. Allora, avanti" la provocò, incrociando le braccia. "Fammi vedere".
Y/N si fece una violenza assurda per non afferrargli quei bicipiti gonfi, miagolare un Sukuna-sama e lasciare che la prendesse lì, in quel momento. No, doveva resistere. Doveva farlo per se stessa.
Si era preparata a lungo, e finalmente il momento era arrivato. Aveva passato le ore a studiare con corsi online, videolezioni, manuali... Se era arrivata fin lì, significa che ci teneva.
Si voltò, dirigendosi verso la camera da letto. Finalmente si erano decisi ad andare ad abitare insieme, non prima che Yuko però avesse deciso di trasferirsi da Yuji.
Le era spiaciuto abbandonare il suo appartamento dopo tutti quegli anni, ma finalmente aveva una casa sua, una certa privacy e...
Beh, e una camera molto più grande.

Sukuna la seguí lungo il corridoio.
Vederla camminare davanti a sé, che cercava palesemente di darsi un contegno, non faceva altro che incuriosirlo ancora di più. Chissà da quanto tempo quell'idea le stava frullando in testa.
'Sicuramente da un bel po''rifletté. Certe decisioni non si prendevano così alla leggera.
Beh, non che potesse biasimarla: in quante finora avevano fantasticato sull'avere il famoso Ryomen Sukuna ai loro piedi? Magari in ginocchio, legato, adorante?
Che poi, in cosa consisteva di preciso? Aveva banalmente intenzione di legargli i polsi alla testiera del letto, o si era preparata qualcosa di più complicato? Uno shibari, forse?
Improvvisamente si ricordò di un episodio successo mesi prima. Erano andati insieme in un Ryokan, e lei si era soffermata a guardare con un po' troppo interesse i lacci e i nodi che si attorcigliavano intorno a dei vasi antichi. Sorrise soddisfatto: se doveva essere sincero, era qualcosa di cui non si intendeva assolutamente. Quindi anche lei poteva insegnargli qualcosa, eh?
Strinse i denti. No, non doveva fantasticarci troppo su. Meglio godersi il momento.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now