21. La quiete

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" 'Tu vuoi accompagnarmi a vedere i fuochi?' Gli hai detto davvero così?!"
Y/N si lasciò andare ad un singhiozzo, sprofondando la faccia fra le braccia conserte. Nobara tirò su rumorosamente il caffè freddo con la cannuccia, come a sottolineare il suo disappunto.
"Senti, non è colpa mia se di solito a vedere i fuochi ci vanno le coppie!"
"Ah, quindi stai dicendo che quando andavi con Yuji..."
"Ma con Yuji è diverso!" esclamò esasperata.
L'amica alzò un sopracciglio. "Allora penserà che sarà diverso anche per lui".
"Ma insomma" si lamentò Y/N, giocherellando con la crosta della brioche "qualsiasi cosa avessi detto avrei sbagliato".
"Beh, era impostata male proprio tutta la conversazione" le concesse l'infermiera. "Ma alla fine ti accompagna, quindi che problema c'è?"
"Beh, non é che ne sia proprio sicura. Dopo che gli ho detto così ha fatto una faccia strana e non ha più detto niente".
"Che doveva fare, poverino? Sei tu la prima che non sa come comportarsi!"
Y/N non poté che essere d'accordo con l'amica. Ogni volta che iniziava una nuova relazione, frequentazione, qualsiasi cosa le stesse succedendo in quel momento, ecco che non aveva la più pallida idea di cosa fare. Se in più contava che non aveva un ragazzo da secoli, la situazione era davvero grave.
"Senti, io devo tornare in sala" tagliò corto l'infermiera, lanciando un'occhiata all'orologio. "Che ne dici se stasera dopo il lavoro mangiamo qualcosa insieme, così ne parliamo? Devo anche raccontarti di come è andato il mio appuntamento".
"Oh cazzo. È vero" sussurrò Y/N, mortificata. "Scusami. Sono un'amica di merda".
"Quel tipo ti ha fottuto anche il cervello, eh? ...Scusa il gioco di parole" ridacchiò, scansandosi per evitare lo scontrino appallottolato che l'amica le stava lanciando. "Dài, ci vediamo stasera alla timbra. E cerca di nascondere quel succhiotto, cazzo".
La ragazza avvampò, alzando il colletto del camice. Ah, Kami. Pure il succhiotto.
"Quindi stasera usciamo" mugugnò, poco convinta. "E se Sukuna mi..."
"Ti aspettasse a casa? É questo che vuoi dire?"
Il tono esasperato dell'amica la bloccò. Alzò lo sguardo, colpevole.
"Ti prego, non iniziare a fare la sottona. Cioè, adesso tu devi rimanere in casa nel caso in cui lui decida di degnarti della sua presenza? No, tipo" agitò le braccia, concitata "io adesso me ne sto in casa ad aspettarlo per tutta la vita, manco vado più al lavoro perché sai, si sa mai gli venga voglia di un-"
"Ok okokok ho capito" la interruppe l'altra, premendole una mano sulla bocca "non c'è bisogno che finisci la frase. Ho capito, esco, esco".
"Sarà meglio per te" la salutò, lanciandole ogni tanto occhiate inquisitorie mentre si allontanava.


Y/N aspettò che l'amica  uscisse dalla sua visuale per sfilare il cellulare dalla tasca: niente, nemmeno un messaggio.
Lanciò un'occhiata verso la brioche. Ah, che si fottesse la dieta... Quel giorno proprio non aveva testa.
Fece per addentarla, ma qualcuno gliela sfilò di mano. Si voltò di scatto.

"Hoy" la salutò Inumaki, il dolce già in bocca.
Y/N lo fissò con gli occhi spalancati, per poi scoppiare a ridere.
"Ma ciao! È un po' che non ci vediamo".
Il ragazzo si strofinò il dorso della mano sugli angoli della bocca, pulendosi dalle briciole. Annuì e portò due dita alle labbra, come per mimare una sigaretta. Y/N si alzò e lo seguí verso la veranda.

"Allora, ci hai pensato? Ti va di venire a trovarci per le feste?"
Aprì il pacchetto, allungandolo verso di lui. Inumaki sfilò una sigaretta, ringraziandola con un cenno del capo.
"Non so" rispose, corrugando la fronte. "In questi giorni no". Aspettò con pazienza che lei gli offrisse da accendere.
"Non pensavo fumassi" commentò, guardandolo sbuffare una boccata di fumo. Non ottenne come risposta altro che una scrollata di spalle.
"Beh, se non sei libero prima puoi venire al party di mio fratello".
L'infermiere alzò gli occhi verso di lei. "Compleanno?"
"Oh, no, no. Fa un party per... Beh, un nuovo lavoro. È in una bella villa". Si strinse nelle spalle. "Ci siamo io e il mio coinquilino, la sua ragazza, Nobara... la conosci, quella dell'ortopedia" aspettó che il ragazzo annuisse "e forse anche Megumi, non so. Dai, vieni. Vedrai che ti diverti".
Non sapeva nemmeno lei perché ci tenesse tanto. Forse voleva rifarsi dalle ultime due settimane in cui l'aveva totalmente ignorato?
Una domanda interruppe il suo flusso di pensieri. "Viene anche il tuo amico?"
Y/N alzò le sopracciglia. Era la frase più lunga che gli aveva sentito dire finora.
"Intendi dire il fratello di Yuji? Cioè... quello della finanza". Sospirò. "Boh, sinceramente non lo so. Se viene, viene con un suo collega che conosce mio fratello".
Non era esattamente la verità, ma in fondo... Beh, non era così sicura che sarebbe venuto. Anzi, perché avrebbe dovuto? Odiava suo fratello, e poi non si era manco degnato di scriverle un messaggio in tutta la giornata. Alzò di nuovo lo schermo del telefono, sapendo già cosa avrebbe visto.
Cominciò ad odiare il suo sfondo. Doveva cambiarlo, senza dubbio.
Scosse la testa, sconsolata. "Ma se ci tieni a conoscerlo gli dico che..."
Un sibilo velenoso la interruppe. "No". Inumaki aspirò l'ultima tirata di fumo e gettò il mozzicone. "Non ci tengo".
Il silenzio che seguí la sua risposta non fece altro che mettere ancora più a disagio la ragazza. Forse si era ricreduto sul suo conto quando l'aveva visto arrivare in quelle condizioni in ospedale? 'E come dargli torto' pensò 'avrei dovuto ricredermi anch'io'.
"Beh" proruppe, il tono forzatamente allegro "allora vieni, vero? Dài, dico a Satoru che ci sei anche tu, gli farà piacere conoscere un mio collega! Non gli parlo mai di nessuno".
Ecco, altra bugia. Erano due settimane che l'unico argomento fra lei e il fratello era quel demone che si era installato sul suo divano fino a data da destinarsi. Ma perché stava mentendo così spudoratamente?
Beh, sicuramente non voleva che la faccenda diventasse pubblica prima che... beh, prima che effettivamente succedesse qualcosa. E poi, ogni volta che nominava Sukuna davanti a Inumaki... Sembrava spegnerlo.
Il ragazzo aspettò che lei finisse la sua sigaretta per risponderle. Si dondolò sui talloni, indeciso.
"E dai, non farmi penare" si lamentò Y/N. La sua esasperazione sembrò divertire l'altro, che non riuscì a frenare una risata.
Le fece il gesto di scrivere un messaggio. "Fammi sapere quand'è" mormorò, allontanandosi con un sorriso.


Just wanna smash his faceKde žijí příběhy. Začni objevovat