Capitolo III: nana bruna

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Che cosa curiosa, il destino. Alcuni preferiscono chiamarlo caso, comunque sia è misterioso il suo susseguirsi di avvenimenti che ci portano ad essere qui ed ora.

"Signor Armstrong, quando ha finito di conversare con la nuova tirocinante io la starei aspettando" lo rimprovera il professore.

"Veramente io non sono una-"

"E lei signorina, non se ne stia con le mani in mano, venga che le spiego cosa deve fare"

Non ho il coraggio di ribattere, sono appena arrivata e quest'uomo non mi sembra molto diplomatico. Non voglio farmi odiare anche qui.

Leo si mette subito al lavoro su degli strumenti e trascrive i dati delle misurazioni al computer, sembra così disinvolto mentre lo fa, come se lo avesse fatto altre cento volte. Io non so nemmeno a cosa servano quegli aggeggi che ha in mano, ho molto da imparare qui.

Il professore si schiarisce la voce e interrompe i miei pensieri, quando mi volto verso di lui mi spiega "Dovrai lavorare sui nostri telescopi, hanno bisogno di manutenzione, va sviluppato un nuovo algoritmo più efficiente e quando saranno pronti, andranno provati sul campo".

Annuisco e inizio subito con il primo telescopio, il professore ci lancia un'occhiata ed esce dal laboratorio, lasciando me e Leo soli. Cerco di concentrarmi su quello che ho davanti, ma il mio occhio viene sempre catturato dalla figura imponente che sta dall'altra parte della stanza. Non riesco a inquadrarlo, non lascia trapelare alcuna emozione.

Magari è soltanto timido, o riservato, o è concentrato su quello che sta facendo.

Improvvisamente si alza di scatto e viene nella mia direzione a passo deciso, sfilandosi il camice bianco che indossa e gettandolo sul tavolo. Poi inizia a sfilarsi anche il maglione spesso che indossa, arrestandosi di schiena davanti a me. Mentre si toglie il maglione, di conseguenza si alza anche la T-shirt che indossa sotto, mostrando una schiena muscolosa e ampia. Il suo incarnato chiaro non fa altro che evidenziare tutti i fasci di muscoli sulla sua schiena, rendendola, se possibile, ancora più incantevole. Mentre cerco di ricordarmi come si fa a respirare, noto un piccolo tatuaggio sulla sua scapola. Sono dei puntini uniti da delle linee, sembra proprio una rappresentazione stilizzata di una costellazione, ma non riesco a capire quale.

Prende in mano il maglione e lo appende sull'appendiabiti attaccato al muro, proprio di fronte a me. Si volta a guardarmi e dice con un sorriso beffardo "Non farti strane idee nana bruna. Dovevo solo appendere il maglione, che credevi?".

Sono talmente incredula e spiazzata da non riuscire a dire niente. In più mi ha chiamata nana bruna, l'oggetto celeste più inutile e insignificante di tutti, anche chiamato 'stella mancata'. Ha una massa maggiore di un pianeta, ma non sufficiente a permetterle di brillare come una stella. Insomma una specie di stella che ci ha provato fino in fondo, ma comunque non è riuscita a brillare.

 Magari è soltanto stronzo.

Dentro di me si fa strada un sentimento di rabbia e fastidio nei suoi confronti, e io che ho anche provato a scusare i suoi comportamenti. Per una volta ho provato a non partire prevenuta con le persone, a provare a capirlo invece che condannarlo subito, ma ho fatto male. È esattamente uguale a tutti gli altri. Se qualcuno è bello fuori non vuol dire necessariamente che sia anche bello dentro.

Lui di certo non lo è, me ne ha dato la prova più volte, soprattutto adesso con la sua maleducata sfacciataggine.

Nana bruna mi risuona ancora in testa, e più lo sento più penso che abbia ragione, sono talmente insignificante che se sparissi nessuno se ne accorgerebbe.

Continuo il mio lavoro con il cuore pesante e una sensazione di inadeguatezza che mi attanaglia.

E' quasi giunta l'ora di andare via, fuori è buio e il mio stomaco brontola e non vedo l'ora che quell'arrogante sparisca dalla mia vista. Almeno fino a domani mattina, visto che dovrò portare a spasso il suo cane. Il professore finalmente ritorna per supervisionare il lavoro svolto a fine giornata.

"Calcoli perfetti, molto bene" si complimenta con Leo guardando sul monitor del computer.

"Com' è andata signorina West?" chiede senza neanche avvicinarsi al telescopio sul quale ho lavorato.

"Oh, con il telescopio nessun problema" dico guardando torva Leo.

Lui mi rivolge uno sguardo di sfida ma divertito. Che arrogante.

Senza sprecare un secondo di più in quella stanza, esco e giunta nell'atrio vedo Howard, il custode, che mi saluta con la mano da dietro il bancone della reception, ricambio con un cenno del capo ed esco. Vengo subito investita da un'aria gelida che mi ricorda che l'inverno è alle porte e io non ho ancora comprato dei vestiti caldi. Cosa che farò sicuramente domani.

Una brutta sensazione si sta facendo strada in me, inizia dal petto, che sento bruciare, e si estende alle spalle, che diventano curve e pesanti. Altro che aver trovato il mio posto, questo osservatorio, anche qui, anche nell'ennesima città mi sento sbagliata e fuori luogo. Non esiste un posto per me, l'ho perso anni fa il mio e non potrò mai ricostruirlo uguale.

Istintivamente alzo la testa e guardo il cielo e le trovo lì.

Le stelle.

Brillano con quel bagliore intermittente, lontano, costante e calmo. Mi tranquillizzano. Lo hanno sempre fatto, fin da quando ero piccola. Le guardo e mi sento subito meglio, avvolta dal loro silenzio, sotto il loro sguardo luminoso che non giudica mai.

Con il corpo un po' più leggero, mi faccio coraggio e inizio a camminare verso casa con il buio e il freddo che avanzano sempre più.

Sento un rombo di un motore che si avvicina, mi volto e mi sposto dalla strada, andando sul ciglio. Una grossa auto scura sfreccia di fianco a me, il guidatore sembra mi stia guardando. Ad una seconda occhiata mi accorgo di chi sia: il più stronzo di tutto l'osservatorio e forse di tutta la città. Ma è anche così dannatamente bello.

Ricaccio via il pensiero e mi sgrido da sola per averlo anche solo pensato. È una persona dalla quale stare lontano, che vuole essere lasciata sola, da come si comporta.

Come me, in fondo.

Giunta a casa penso che sia meglio andare a letto subito, è stata una giornata impegnativa e domani lo sarà sicuramente di più. Il solo pensiero di vedere Leo due volte al giorno mi agita. So già che sarà una nottata poco tranquilla, spero solo di non fare incubi, ho bisogno di riposare.

Tra la Neve e le StelleWhere stories live. Discover now