XIII

419 17 1
                                    

Non era una novità che io fossi agitata. Lo ero sempre prima di un evento sociale, soprattutto a quelli in cui ero da sola. Avrei dovuto chiedere a Nick e Fede di venire con me. Mentre mi preparavo, non riuscivo nemmeno a capire perché avessi insistito per andarci. Era solo una stupida festa, piena di ragazzi ubriachi e persone ignoranti che non avevano idea di cosa fossero i limiti della decenza.

Infilai il telefono e il portafoglio nella mia borsa con aggressività, giurando a me stessa che non avrei più fatto lo stesso errore.

Nick si era offerto di accompagnarmi fino all'indirizzo che Lucia mi aveva dato e di venirmi a prendere quando mi fossi stancata. Molto probabilmente, lo avrei pregato di venire dopo appena una mezz'ora.

Avevo dato appuntamento a Lucia e Anna alle dieci davanti alla casa in cui si sarebbe tenuta la festa e per le nove e mezza ero già pronta. In auto ci avremmo messo una ventina di minuti. Nick mi aspettava fuori la porta di casa mia.

Corsi giù dalle scale e salutai i miei genitori che mi ricordarono di stare attenta e di non accettare drink da sconosciuti. Quando aprii la porta, mi accorsi che anche Fede era presente. I due ragazzi stavano parlando di qualcosa che non capii e si fermarono appena chiusi la porta.

«Vieni anche tu?» chiesi, avvicinandomi a loro.

Fede mi squadrò dalla testa ai piedi, soffermandosi qualche secondo in più sulla mia gonna. Mi ero vestita in modo semplice, una gonna nera stretta e lunga fino a metà coscia, le mie gambe nascoste in collant neri, e una maglietta scarlatta dalle maniche a palloncino decorate con temi floreali.

Quando fui a qualche passo da lui, mi prese per i fianchi e sorridendo, mi rubò un bacio. Mi allontanai, cercando di fermarlo. «Così mi togli il rossetto!»

Sembrò divertito. «Se ti annoi, puoi sempre venire da me.»

Mi sistemò alcune ciocche dietro le orecchie.

«Piuttosto me ne torno a casa e vado a dormire.»

«Dobbiamo andare» ci interruppe Nick.

Annuii e lo raggiunsi verso l'auto. Nick mi aprì la portiera e io entrai.

Fede si avvicinò, chiedendomi di abbassare il finestrino. «Sta' attenta e ogni tanto scrivimi per farmi sapere che sei viva.»

Mi misi la cintura. «Sì, mamma, farò la brava.»

Fede si abbassò per fissarmi negli occhi. «Dico sul serio.»

«Lo so» dissi, cercando di sfuggire al suo sguardo. «Starò attenta, lo prometto.»

Mi sorrise e restò a guardare verso di noi mentre ci allentavamo per le strade vuote.

Nick non parlò molto durante il viaggio e per riempire il silenzio, feci partire la radio, sperando che la musica riuscisse a cancellare il rumore dei miei pensieri.

Ci fermammo a qualche minuto dalla casa, visto che i parcheggi davanti a essa erano tutti occupati.

L'abitazione si trovava in una zona isolata di una cittadina poco abitata e per lo più composta da campi. Era una villa a due piani molto grande, circondata da un giardino ampio e poi da un boschetto. Ogni sua luce era accesa, rendendola luminosa come un faro nell'oceano buio.

Nick si fermò a qualche metro dall'entrata. Lucia era già arrivata e stava chiacchierando con il suo amico che mi aveva presentato.

«Io non posso proseguire» mi disse Nick e io non riflettei sulla scelta delle sue parole.

Mi voltai per guardarlo in volto. «Grazie per avermi accompagnato.»

Il suo sguardo si addolcì. «Ci vediamo dopo.»

The Devil's lie | MOMENTANEAMENTE SOSPESAWhere stories live. Discover now