IX

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Il venerdì pomeriggio finii le lezioni verso le due. Uscii dalla sede e sentii le labbra allungarsi in un sorriso appena ebbi riconosciuto la figura di Nick. Mi stava aspettando a qualche metro dall'entrata, appoggiato ad un palo della luce. Un gruppetto di ragazze della mia età si era fermato a poca distanza da lui, i loro sguardi intrappolati dalla sua bellezza. Nick non sembrava fare caso alle attenzioni che riceveva, i suoi occhi erano puntati solo su di me.

Lo raggiunsi a braccia aperte, contenta di vederlo e che finalmente la settimana fosse finita. Nonostante fosse ancora solo la prima, i professori stavano correndo e ci riempivano di informazioni in poco tempo. Ero talmente stanca che avrei voluto passare l'intero weekend avvolta dalle coperte del mio letto.

Ci scambiammo un fugace bacio, anche se io avrei voluto renderlo più lungo, giusto per dimostrare alle persone che lo stavano fissando che lui era impegnato.

«Dove vuoi andare?» mi chiese quando le nostre labbra si furono staccate.

«Hanno aperto da poco una mostra che vorrei vedere» gli dissi.

Mi osservò, in attesa che gli dessi tutti i dettagli.

Ad una ventina di minuti a piedi dalla mia università, in un vecchio palazzo poco usato era stata allestita una mostra di Van Gogh, che era da sempre il mio pittore preferito. Si trattava solamente di copie, eppure volevo andarci e fingere che dovunque la sua anima fosse finita lui potesse sapere che il suo lavoro era amato.

Nick accettò la mia proposta.

Quel pomeriggio eravamo solo noi due, dal momento che Fede finiva lezione verso le quattro. Avevamo deciso infatti di aspettarlo fuori dalla sua sede, come Nick aveva fatto con me, e di tornare insieme a casa.

Camminammo mano nella mano e io mi persi a raccontargli della mia giornata, dei miei professori e dei nuovi compagni. Gi spiegai dei gossip che avevo scoperto grazie a Lucia e al ragazzo più grande che conosceva. Nick mi ascoltò con attenzione, senza parlare molto e lasciandomi sfogare liberamente.

La mostra costava poco meno di dieci euro a persona. Avevo controllato i prezzi online prima di andarci, eppure non riuscii a tenere a freno quella vocina che li definiva ladri e dovetti commentare a bassa voce la mia opinione. Nick mi trovò divertente e, quando fummo alla cassa, allungò la mano per primo, offrendosi di pagare al posto mio.

Provai a ribellarmi, ricordandogli che erano sempre lui e Fede a pagare per me, ma lui mi ignorò e proseguì.

La mostra per fortuna non era molto affollata. O forse le persone non erano interessate a vedere delle copie di quadri. Ma New York era lontana e quella era una rara opportunità di vedere quei dipinti fuori dalle pagine di un libro.

Erano state allestite nove stanze, ognuno divisa per tema. I dipinti ne occupavano le pareti spoglie e la luce era puntata su di loro, creando degli aloni simili ad areole intorno ad essi. Davanti a quelli più celebri erano state posizionati dei quadrati neri imbottiti, così che le persone potessero accomodarsi e rivolgere le loro energie all'arte.

Le stanze erano ampie e anche da vuote, i lavoro di Van Gogh riuscivano a farle sembrare colme.

Trovammo posto davanti alla 'Notte stellata'.

Restai a fissarla a corto di parole.

Non ero mai riuscita a descrivere cosa mi affascinasse di quel dipinto e ogni volta che lo vedevo, che fosse in foto o dal vivo, mi ricordava che la dialettica non era il mio forte. Mi sembrava impossibile che qualcuno riuscisse ad esprimere tantissimo senza elaborare a parole.

Fin dalla prima volta in cui avevo scoperto quell'opera e i miei occhi erano caduti su di essa, avevo sentito il cuore e la mente improvvisamente uniti e calmi. Era una notte capace di conoscermi più di quanto qualunque persona fosse mai riuscita a fare. Nemmeno Nick e Fede mi capivano quanto quel dipinto. In esso, ero risolta, trovata e conclusa.

The Devil's lie | MOMENTANEAMENTE SOSPESAWhere stories live. Discover now