VII

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Lo osservai incuriosita, la mente che già cercava di elaborare ciò che voleva mostrarmi. La morsa di Nick sui miei fianchi era molto salda, quasi dolorosa. Il suo sguardo era incollato nel mio, mentre la sua espressione si faceva seria. I suoi respiri erano profondi e si prese tutto il tempo necessario per prepararsi.

«Allora?» insistetti.

«Sii paziente.»

Restammo in silenzio. Tesi le orecchie quando improvvisamente sentii un rumore strano. Era un suono difficile da descrivere, soprattutto perché non ne capivo l'origine. Sembrava quasi della carne che si muove.

Nick chiuse gli occhi e un lamentò gli usci dalle labbra rosse, che morse per trattenere quello che pensai fosse un grido.

«Tutto bene?» gli chiesi, preoccupata.

Nick annuì, ma appoggiò la testa sulla mia spalla. Stava respirando affannosamente.

Non avendo idea di cosa stesse succedendo, gli accarezzai la schiena, sperando che potesse confortarlo.

Appena misi la mano sotto le sue scapole mi accorsi che stava sanguinando.

La paura mi strinse lo stomaco. Mi affrettai ad alzare la sua maglietta, cercando di capire cosa gli stesse succedendo. Nick mi lasciò fare.

Sulle scapole, in mezzo alla schiena, individuai due tagli profondi. La sua pelle si stava lacerando in due punti paralleli.

Prima che potessi dire qualcosa, due enormi ali sbucarono dai tagli e io mi allontanai di scatto, andando a sbattere la testa contro il muro su cui si poggiava il letto. Mi portai le mani sulla bocca, impedendo a qualunque grido di uscire.

Le ali di Nick erano grosse e nere, simili a quelle di un pipistrello. Il suo volto era ancora percorso dal dolore, che lui nascose dietro un sorriso affascinante.

Non ebbi il coraggio di dire niente.

«Belle vero?»

Le osservai a lungo. Nick le fece sbattere e una folata di aria mi scompigliò i capelli.

Erano reali.

Nick aveva un paio di ali.

Ancora incredula, mi avvicinai, allungando una mano per toccarle. Nick mi osservò trepidante.

Mi sembrò di star toccando le mani di Nick, lisce e muscolose. Nonostante fossero nere, riuscivo a vedere i vasi sanguinei e quelle che sembravano quasi delle falangi. Avanzai, iniziando ad analizzarle. Entrambe erano molto simili a delle mani, con le "dita" allungate, unite da una membrana sottile.

«Wow» mormorai. Erano bellissime.

Nick era bellissimo.

Alzò lo sguardo sul suo volto. Le sue goti erano arrossate per la fatica e aveva il respiro ancora affannato.

«È questo il tuo vero aspetto?»

Scosse la testa. «È complicato» mi sembrò che per lui fosse difficile scandire le parole.

Assetata com'ero di informazioni, insistetti. «Cosa intendi?»

Nick osservò le proprie ali, sorridendo come un bambino felice. «Quando ho stretto il patto, ho dovuto cambiare aspetto. Ho scelto un corpo che fosse più simile a quello della persona di cui Federico aveva bisogno.»

Era ragionevole. Quando Nick era stato adottato, avevo creduto che la madre di Fede avesse scelto lui proprio per la sua somiglianza ai figli.

Sia Nick che Fede erano alti, avevano i capelli scuri e leggermente mossi. Persino la forma del loro volto era identica: squadrata, zigomi bassi ma non troppo pronunciati e attaccatura dei cappelli bassa. Non erano troppo pelosi e anche le loro mani facevano pensare che condividessero lo stesso sangue.

The Devil's lie | MOMENTANEAMENTE SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora