XIX

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«Emma» la voce di Fede era una carezza contro il mio volto addormentato. Mancava ancora un'ora prima che io dovessi svegliarmi e tornare alla congrega di mia nonna.

Ero stretta tra le braccia, il corpo ancora indolenzito per la notte di passione che avevamo appena passato. Fede, invece, non sembrava avere i miei stessi segni di stanchezza e dalla protuberanza che premeva contro il mio stomaco, ero sicura che fosse pronto a fare un altro giro. Strinsi la presa sulla sua spalla, affondando ulteriormente la guancia nel suo petto.

«Non andare, Emma. Non tornare dalla congrega. Possiamo restare tutto il giorno a letto.»

Scossi la testa, non volendo accettare la sua supplica. «Voglio andarci.»

«Lo so.» Sospirò. «Lo so che ci vuoi andare. Ma... puoi farlo per me? Puoi restare qui con me? Solo oggi, te lo prometto.»

Aprii gli occhi per incontrare i suoi. «È successo qualcosa? Stai bene?» chiesi, iniziando a preoccuparmi.

Mi sorrise, accarezzandomi la guancia con il pollice. «Non sto mai bene quando tu sei lontana da me. Puoi restare?»

Il suo sguardo era dolce, colmo delle emozioni che mostrava solo a me. Ogni volta che mi permetteva di vedere la sua debolezza, sentivo di innamorarmi ancora di più di lui.

«Ti amo» dissi, baciandolo delicatamente. «Ma devo andare. Mia sorella è lì e tu sai quanto mi sia mancata in questi anni.»

Fede alzò lo sguardo al soffitto, non allentando la presa su di me. Mi diede fastidio, quindi mi misi a sedere.

«Perché non vuoi che vada?» gli chiesi, agitandomi. «Dimmi la verità, me la merito.»

Gli diedi la schiena nuda, facendogli capire che ero seria e non avrei accettato bugie da parte sua. Né manipolazione.

Fede sbuffò, colpendo con un tonfo il cuscino accanto a lui. «Non voglio che tu te ne vada via da me.»

«Non me ne sto andando. Non per sempre, almeno» risposi, allungandomi per raccogliere le mutande che avevo lanciato a terra la sera prima.

Fede mi accarezzò la schiena, facendo scorrere le sue dita sulla mia colonna vertebrale. «Come posso esserne sicuro?»

Mi voltai per guardarlo. «Non ti fidi di me?»

Tenne lo sguardo fisso sulla pelle maculata della mia schiena, soffermandosi sulle cicatrici lasciate dai brufoli. Una volta le aveva definite una costellazione. Un paragone tanto semplice quanto efficace, che era bastato ad allontanare la mia insicurezza a riguardo.

«Morirei per te, Emma. Certo che mi fido» ammise, finalmente puntando lo sguardo nel mio. Un brivido mi percorse la schiena, lui sorrise notandolo. «È il resto del mondo che è crudele. Puoi davvero biasimarmi se non mi fido a lasciarti con persone che potrebbero farti del male?»

«La mia famiglia non mi farà del male.»

«Non lo sai questo. Gli esseri umani sono inaffidabili, Emma, persino i membri della tua famiglia.»

«Anche tu ne fai parte» gli ricordai.

Il suo sorriso si allargo. «Non ufficialmente» disse, ammiccando. «Non ancora, almeno.»

«Dovrei considerarla una proposta?»

Fede si tirò su, raggiungendo il mio volto per rubarmi un bacio. «Arrivati a questo punto, pensavo fosse ovvio che tu sei mia.»

Ridacchiai contro le sue labbra. «Sei bravo a cambiare argomento.»

«Sei tu ad avermelo permesso.»

The Devil's lie | MOMENTANEAMENTE SOSPESAWhere stories live. Discover now