CHAPTER THIRTEEN

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"Non sapevo dove altro andare."

15 giugno 1997

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15 giugno 1997

GISELLE VOLKOVA AVEVA COMPIUTO DICIASSETTE ANNI DA ORMAI DUE GIORNI, eppure, a malapena ci aveva fatto caso. In generale, la ragazza non aveva mai festeggiato il suo compleanno e da quando ne aveva memoria, il tredici di giugno era trascorso sempre come un qualsiasi altro giorno in casa Volkov. Ne lei ne Albrecht avevano mai provato a farlo diventare qualcosa di più e sinceramente, a Giselle andava bene così, anche se le cose avevano cominciato a cambiare un pochino quando la rossa aveva iniziato a frequentare Hogwarts. Adesso, le sue amiche le mandavano sempre qualche pensierino per rimediare al fatto che non potevano trascorrere quel giorno tutte insieme.

Ovviamente quell'anno non era stata un'eccezione e in particolare, i regali delle sue amiche erano stati un po' più speciali del solito, visto che nel mondo dei maghi, a diciassette anni, vieni considerato praticamente maggiorenne. Adesso, Giselle poteva usare la bacchetta a suo piacimento e la ragazza doveva ammettere che la cosa la faceva sentire bene, ma soprattutto al sicuro, visto tutto ciò che era successo negli ultimi mesi.

Il sesto anno di Giselle si era concluso in modo pessimo, se non catastrofico, quando Albus Silente in persona era stato ucciso da niente di meno che Severus Piton, lasciando così la scuola in mano agli scagnozzi corrotti di Voldemort. In sostanza, la nostra protagonista non aveva idea di che cosa ne sarebbe stato di Hogwarts quell'anno e la colpa era tutta di Piton e di Draco Malfoy, che aveva collaborato con le forze di Voldemort tutto l'anno, per permettergli di entrare nella scuola, distruggerla e distruggere con essa anche il suo adorato preside.

Hogwarts, senza Albus Silente, non era più un posto sicuro e questo Giselle lo aveva capito sin dal momento in cui aveva visto il corpo senza vita del mago ai piedi della torre di astronomia. In particolare per le persone come lei, persone nate in famiglie non magiche, tornare ad Hogwarts ed esporsi in quel modo sarebbe stato probabilmente un ottimo modo per suicidarsi. Giselle sapeva che non sarebbe dovuta tornare a scuola e che avrebbe dovuto lasciare tutto e scappare via. Quello era ciò che una persona chiunque avrebbe fatto, ma lei non poteva...non poteva e basta. Le sue amiche sarebbero tornate a scuola e per questo, lei doveva seguirle, perché quella che stavano affrontando era una guerra e lei aveva bisogno di stare con loro e tenerle al sicuro.

Se proteggerle significava diventare l'oggetto di tortura preferito di un mucchio di Mangiamorte, allora Giselle avrebbe adoperato tutta la sua freddezza per resistere ad ogni tortura e non spezzarsi davanti al nemico. Semplicemente, non poteva lasciare Kiki, Luna e Cho da sole.

Seduta sul suo letto perfettamente ordinato, Giselle stava cercando di godersi la sua pausa di mezz'ora, prima di cominciare con gli allenamenti serali. Con la bacchetta stretta in una presa soffocante e il suo tubetto di ansiolitici appoggiato sul comodino alla sua destra, la ragazza aveva gli occhi fissi sulla finestra, costantemente in allerta. Ormai faticava anche a dormire, visto che la maggior parte delle notti le passava sveglia a fare la guardia. Giselle temeva che prima o poi i Mangiamorte sarebbero arrivati lì e avrebbero ucciso lei e la sua famiglia ed è proprio per questo, che da un paio di giorni la strega aveva cominciato a meditare l'idea di andarsene, preparando addirittura uno zainetto con tutto il necessario per una fuga, che teneva nascosto sotto il letto.

ɢɪꜱᴇʟʟᴇ||ʜᴀʀʀʏ ᴘᴏᴛᴛᴇʀ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora