«Sì, Vostra Maestà?»

«Cancella tutti i programmi di oggi.»

Così, dopo un cenno di assenso da parte della mia guardia personale, guidai Morte verso il corridoio più bello di tutto il castello, nonché quello che conduceva al mio studio: il corridoio dei ritratti.

«Grazie di essere qui.»

«Te l'avevo detto che ti sarei venuto a trovare» affermò, intanto che ammirava i dipinti appesi lungo le due pareti.

Non erano tantissimi, visto e considerato che il regno oltre a me aveva avuto solo i miei genitori come regnanti. Lungo quelle pareti erano affissi i dipinti che raffiguravano me, i miei genitori, Nathan, suo padre, mentre due erano vuoti. Uno spazio era per il ritratto di Iria, in quanto dama da compagnia, e l'altro per colui che sarebbe diventato mio marito: Nicholas. L'unico in lavorazione, però, era il primo.

«Lei era mia madre, la regina Sophia» lo informai, indicando il quadro che raffigurava la donna.

Aveva i lunghi capelli biondi acconciati in dei perfetti boccoli e sul capo portava la corona che io stessa indossavo in quel momento. Gli occhi azzurri, invece, esprimevano autorità, come i suoi lineamenti spigolosi. Mi ricordo ancora di come riusciva a far brillare la stanza in cui si trovava, con la sua aura regale. Non era mai stata così tanto dolce nei miei confronti, ma mi amava. Compiva piccoli gesti da cui trapelavano i sentimenti che provava per me. Io, essendo una bambina, non capivo e mi chiedevo il motivo per il quale fosse così fredda. Solo crescendo capii i delicati sorrisi che cercava di mascherare quando mi vedeva e lo sguardo fiero e speranzoso che mi riservava. Anche lei mi mancava terribilmente.

«Lui, invece, lo conosci già» continuai passando a mio padre, Antoine.

I suoi occhi erano di un verde chiaro, luminosi, e il dolce sorriso che lo contraddistingueva era unico. Lui, a differenza della mamma, aveva i capelli corvini identici ai miei e si abbinavano al colore della sua barba corta. La corona che portava era decisamente più grande e pesante della mia. Era tempestata di diamanti, varie pietre preziosissime e fleurs de lys, e la base era caratterizzata da uno strato di velluto color porpora. Quella era la corona che avevo indossato il giorno della mia incoronazione, e che avrei indossato il giorno del mio matrimonio per affermare il mio ruolo di regnante e non di regina consorte.

«Colui che-»

«Non dire niente! Anche se non vedi nessuno qui vicino, non significa che non ci sia nessuno ad ascoltare» esclamai con voce decisa, ma bassa. Quel castello era tutto fuorché un luogo privato.

«Lui è Nathan, l'hai già incontrato. È una guardia reale, la mia guardia del corpo personale e il colonnello dell'esercito» lo informai, indicando il relativo dipinto. «Lui, invece, è suo padre, Alain Bernard.»

Alain era un uomo affascinante, l'esatta copia del figlio, in tutto e per tutto. Aveva allenato Nathan personalmente in una maniera impeccabile. Stessi capelli biondi, medesimi occhi azzurri e identico portamento.

Purtroppo anche Alain, come i miei genitori, era morto. Era stato assassinato in guerra. Era un martire.

«Questi due spazi vuoti sono per la mia dama da compagnia e il mio futuro marito» continuai, per poi proseguire fino al mio studio.

«Credevo che la ragazza di prima fosse la tua dama da compagnia.»

«Lo è, ma l'ho appena nominata tale. Il suo ritratto è ancora in corso.»

«Qui dentro c'è odore di magia» affermò guardandosi intorno.

«Siamo streghe, è ovvio che ci sia odore di magia.»

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