"Una MINI Cooper" lo schernisco, atono. "Sei davvero il principe degli hipster"

Abbassa le mani, deluso. Mi scocca un'occhiataccia.

"Fanculo, sali e basta"

"La chiami la tua bimba, vero?" insisto, trattenendo un sorriso. Far arrabbiare il proprio fratellino è una cosa che mette sempre di buonumore. "Sto uscendo, papà. Porto la bimba a fare un giro"

"Non la chiamo la mia bimba. Sarebbe fottutamente strano" ribatte Mike, sbattendomi dietro la portiera. "Le ho dato un nome tutto suo"

Mi lascio sfuggire una breve risata, che lui accoglie con un largo sorriso.

"Non dirmelo, fammi indovinare" lo supplico, mentre inserisce le chiavi nel quadro.

"Puoi farcela" mi concede.

"Jessica"

"Cazzo" ride, tirando un pugno giocoso sul volante. "Come hai fatto?"

"Una MINI Cooper rossa, Mikey. Ovviamente la hai chiamata come Jessica Rabbit" gli faccio notare, divertito. "Dio Santo, da piccolo mi costringevi a vedere quel film in continuazione. Scommetto che la tua prima sega è stata su di lei"

"Non smentirò né confermerò questa supposizione" si difende Mike, serenamente.

"Parli come un avvocato" commento, con più freddezza.

Papà deve essere molto fiero di lui.

Il suo bambino obbediente, sempre perfetto, pronto a seguire le sue orme e a sopperire alle mancanze del fratello maggiore.

Il figlio di cui parlare agli amici e ai colleghi, che nel caso di mio padre sono la stessa cosa, per inorgoglirsi e godere delle lodi che gli vengono rivolte.

Deve essere un sollievo, per lui, avere Mike. Qualcuno che distragga l'attenzione da me. Qualcuno che non sia io.

"Non dirlo con quel tono disgustato" scherza mio fratello, con leggerezza. Tiene gli occhi fissi sulla strada, non nota la mia espressione. Ma mi conosce meglio di chiunque altro. "Mi piace quello che faccio"

"Leccare il culo a papà?" ribatto, sarcastico. "Lo so, Mike. Lo fai con una tale devozione che deve piacerti per forza"

"Dovrei leccare il culo a te, invece?" chiede, i suoi occhi che mi fulminano attraverso lo specchietto. "Dovrei dirti che detesto la mia vita solo perché così avresti ragione? Non è così, Paul. Mi piace studiare legge. Mi piace e papà non ha niente a che fare con questo"

"Mantieni la sinistra al bivio"

Mike esegue, borbottando.

"Senti" mormora, dopo un po'. "Non voglio litigare. Ma davvero non ti capisco. Questa tua testardaggine nel volermi dipingere come una stupida marionetta. So prendere le mie decisioni"

"Ti piaceva così tanto la fotografia" ribatto, con gli occhi fuori dal finestrino. "Dicevi sempre che saresti apparso sul National Geographic"

"Mi piace ancora" mi rassicura Mike. "Ma anche questo mi piace. L'idea di poter aiutare qualcuno, capisci? Mi fa sentire come se potessi davvero cambiare il mondo"

"Cambiare il mondo" ripeto, con più scetticismo di quanto vorrei. "Sicuramente ti farai pagare bene per farlo"

Si prende un attimo, prima di rispondere. Lo immagino contare mentalmente fino a dieci, come quando era bambino.

"Solo perché i miei sogni sono diversi dai tuoi" mormora, e so che si sta sforzando per non cedere alla rabbia, "Non significa che abbiano meno valore"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now