62. Sebastian (parte 3)

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Il volto attonito del ragazzo mi fa dedurre che le mie parole l'abbiano lasciato a corto di qualcosa da dire. Poi, dal silenzio, la sua espressione muta fino a che non lo vedo emettere una profonda risata gutturale. La mia perplessità è visibile a miglia di distanza. «Perché stai ridendo?» domando, criticando allo stesso tempo con lo sguardo il suo comportamento insensato. Si ferma unicamente per asciugarsi delle finte lacrime dagli occhi. «Sto ridendo perché è la stronzata del secolo! Certo che ne hai di fantasia.» La presenza delle fossette sulle guance solitamente sarebbe stata in grado di affascinarmi, ma in questo momento non fa altro che irritarmi ancor di più. «Perché pensi che sia una stronzata?» chiedo con tono calmo, sforzandomi di apparire controllata e per niente prossima a lanciargli qualcosa in faccia. «Perché non è una storia credibile. Nessun ragazzo di sedici anni sarebbe mai in grado di uccidere una persona in un modo tanto freddo.» Lo osservo mentre parla, limitandomi a sollevare lentamente il sopracciglio destro. «Dovrei forse ricordarti quante persone sono morte a causa tua quando avevi solo quattordici anni?» La freddezza nella mia voce è l'aspetto peggiore della mia affermazione, consapevole di avergli rinfacciato una delle cose che ancora lo tormenta, unicamente per ripicca personale. Mi squadra dalla testa ai piedi con espressione gelida. Fa male, vero? Occhio per occhio, dente per dente. Di colpo Aiden scoppia a ridere, cogliendomi completamente alla sprovvista. Ero convinta di averlo ferito. Mi si avvicina lentamente, gli occhi carichi di una sensualità inspiegabile. Con soddisfazione mi accarezza con le nocche la guancia destra. Si morde il labbro inferiore, alternando lo sguardo fra i miei occhi e le mie labbra. Senza farlo apposta finisco per specchiare il suo gesto, mordendomi a mia volta il labbro inferiore che, con estrema delicatezza, si accinge ad accarezzare con il pollice. Le sue iridi luminose si incatenano alle mie più scure. «Te l'ho mai detto che sei irresistibile quando fai la stronza?» I suoi occhi ridono, ma la sua bocca resta ferma e invitante. Lascio che la lingua mi schiocchi contro il palato. «No, decisamente non me l'hai mai detto.» Arriccio il naso in maniera scherzosa prima di prendere nuovamente parola. «Oltre a non avermelo mai detto, non me l'hai mai nemmeno dimostrato.» Sbatto lentamente le ciglia, scrutandolo attentamente dalla testa ai piedi, soffermandomi volutamente sulle sue labbra prima di tornare a guardarlo negli occhi con estrema serietà. Aiden sospira dando un'occhiata consapevole alla bottiglia di tequila già a metà, e poi a me. «Credo proprio che la tequila sia un problema per te.» afferma, ottenendo tutto il mio disappunto in una singola espressione imbronciata. «Al massimo la tequila è la soluzione.» ribatto con estrema convinzione, annuendo con la testa a tempo con le mie parole. «Quale sarebbe allora il problema?» domanda avvicinando il suo volto sfrontato al mio ancor più sfacciato. «Tu.» Fatico a mantenere il contatto visivo con i suoi occhi, costretta a dover soffermare più volte il mio sguardo lento sulle sue labbra carnose. Da quando lo desidero in questo modo? Il suo volto si allarga in un sorriso malizioso. «Come mai sarei io il problema?» Alla sua ennesima domanda sento un'espressione furbetta nascermi in volto, portandomi a fargli cenno di no con il dito e a indietreggiare sul letto con le ginocchia. Afferro la bottiglia di tequila e faccio un altro lungo sorso prima di rimetterla a posto. Continuo a fargli segno di no con la testa. «Mi spiace per te, ma io non sarò una di quelle ragazzine che prima ti raccontano del loro passato, e che poi si lasciano scopare da te, ovviamente dopo che hai detto loro due patetiche paroline dolci.» L'espressione di Aiden sembra chiaramente sfidare ciò che ho appena affermato. «Perché ne sei così convinta?» Si protende verso di me sul letto, portandomi a fare lo stesso nei suoi confronti. Con un dito indico prima me e poi lui. «Perché deciderò io quando fotterti.» Mi lecco le labbra molto sodisfatta di me stessa, scrutando i suoi occhi che si ingrandiscono fino a spalancarsi per lo stupore. «Mi sorprende sapere che tu prenda anche solo in considerazione l'idea di scoparmi.» ride leggermente, sollevando lo sguardo su di me con aria sospettosa. «C'ho già pensato qualche volta in realtà.» Aiden mi fissa con curiosità, raggiungendomi con piccoli spostamenti al centro del letto. «Allora perché non ho ancora avuto il piacere di averti nuda nel mio letto?» Lo osservo con superiorità. «Perché non mi meriti.» Il ragazzo di fronte a me ammutolisce. Lascio che i miei occhi lo perquisiscano dalla testa ai piedi. «Fin da quando ci siamo conosciuti non hai fatto altro che rinfacciarmi di avermi lasciata in vita. Per non parlare del fatto che hai minacciato di uccidere mia sorella pur di costringermi ad entrare nel clan. Più e più volte non ti sei tirato indietro dall'affermare quanto io non fossi il tuo tipo e quanto tu preferissi le ragazze magre come Savannah. Sinceramente, vogliamo anche solo provare a parlare dell'ammontare di volte in cui mi hai fatta arrabbiare per il semplice motivo che sei un egoista e un narcisista? No, io direi che forse questo discorso è meglio riservarcelo per un giorno in cui abbiamo molto più tempo per discuterne. Non fai altro che mentirmi dalla mattina alla sera, eviti ogni mia singola domanda e, quando le mie risposte non ti piacciono, decidi che quello è il momento perfetto per prendere parola e tentare di ferirmi. Bene, se tutto questo è il tuo metodo per far cadere le ragazze ai tuoi piedi be', lasciati dire che fa veramente schifo.» Senza attendere che mi risponda, prendo velocemente fiato e, guardandomi in maniera vaga le mani, ricomincio a parlare. «Che poi, se proprio bisogna dire le cose come stanno, di sicuro avrebbe più possibilità Ross di te. Quel ragazzo a differenza tua mi ha sempre trattata bene, mi ha riempita di complimenti ogni volta, e ha trovato il modo di farmi ridere in più occasioni; tutto ciò senza ferirmi e coinvolgendomi nella sua vita, come qualsiasi persona sana farebbe.» Aiden mi osserva sempre più perplesso. «Quindi sceglieresti Ross e non me?» Lo stupore nella sua voce è palpabile. «Preferirei mille volte perdere la verginità con un ragazzo dolce e premuroso come Ross che perderla con un narcisista arrogante come te.» La mia risposta è fulminea e senza la minima esitazione a riguardo. Gli occhi di Aiden si spalancano. «Una ragazza come te, a diciannove anni, che è ancora vergine?» Alla sua affermazione non posso fare a meno che rivolgergli uno sguardo truce. « Uno: cosa vorresti dire con "una ragazza come me"? Due: non c'è assolutamente niente di strano ad essere vergini a diciannove anni, c'è chi aspetta il momento giusto e chi la persona giusta, a me semplicemente non è mai interessato avere fretta in queste cose.» spiego senza risparmiargli un'occhiata dalla testa ai piedi. «Una ragazza come te nel senso che sembri tutto fuorché santa.» Mi prende un po' in giro il ragazzo dai capelli mori. Lo scruto con un sopracciglio sollevato, l'espressione di chi sta giudicando profondamente qualcun altro. Non riesco a trattenere un piccolo sorriso, pienamente consapevole di ciò che sto per rivelargli. «Aiden, ho detto che sono vergine, non che sono una santa.» Mi lecco lentamente il labbro superiore, lasciandogli così intendere ciò a cui mi riferisco. La sua bocca forma da prima una "o" perfetta e successivamente si tramuta in un inconfondibile sorrisetto malizioso. «Quindi non sei mai stata a letto con un uomo?» La sua domanda mi fa sollevare un sopracciglio. «Mi pare di avertelo già detto.» Aiden inizia a scuotere il capo in quello che è un vero e proprio "no" non verbale, facendomi sentire in questo modo ancora più confusa di prima. «No, Kalea. Tu hai detto che non sei mai stata a letto con un ragazzo, io ti ho chiesto se sei mai stata a letto con un uomo.» La sua espressione maliziosa e di chi la sa lunga mi fa comprendere che ci sono dettagli nelle sue parole che non sono in grado di cogliere alla perfezione. Decido però di stare al gioco. «No, direi di no, anche se non comprendo la necessità di differenziare queste due definizioni.» Mi trattengo dal roteare gli occhi al cielo come mio solito. Perché ho l'impressione che mi rifilerà una di quelle classiche battutine da playboy? Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio sembra volermi congelare sul posto da tanto che è penetrante il suo sguardo serio. «Un ragazzo pensa a venire. Un uomo pensa prima a far godere la propria donna.» La sua risposta riesce a stupirmi a tal punto da farmi schiudere le labbra in maniera totalmente involontaria. Incrocio le mie iridi chiare nelle sue altrettanto cristalline per alcuni interminabili secondi. «Ti ho stupita Riccioli d'oro?» domanda portando la mia attenzione sulle sue labbra. Sollevo lentamente il mio sguardo, senza la minima vergogna a fargli notare la traiettoria che i miei occhi stavano percorrendo alcuni istanti prima. «Mi stupisce maggiormente credere che tu possa essere una persona di tale calibro.» Lo provoco certa delle sue immense manie di egocentrismo. «Addirittura. Perché credi che io non possa concentrarmi sul piacere di una donna?» Mi sposto una ciocca di capelli dal viso prima di rispondergli. «Far provare piacere ad una donna è un conto, farla venire è tutta un'altra storia.» Batto lentamente le palpebre, facendo così affilare il mio sguardo già di per sé piuttosto felino. «Non pensi che io ne sia in grado?» domanda come se stesse già pregustando il sapore di una sfida. Mi allungo sul letto verso la sua direzione. «Hai stampata in volto la stessa presunzione di chi in passato c'ha già provato ma ha miseramente fallito.» Aiden sporge il busto nella mia direzione a sua volta. «Dunque non conosci che sapore ha un orgasmo?» Mi trattengo appena dal ridergli in faccia per la sua convinzione nel credermi sempre tanto innocente. «Non mi sono mai negata di esplorarmi, diciamo che sono sempre stati gli altri a non sapere quali fossero i tasti giusti da toccare.» rispondo facendogli intendere parte della mia vita sessuale. Aiden si lecca lentamente le labbra, pregustando con attenzione le sue prossime parole. «Facciamo una scommessa.» La sua convinzione mi fa scoppiare a ridere. Scuoto più volte il capo. «Non ho la minima intenzione di accettare.» Continuo a fargli cenno di no con la testa. «Infatti la mia non era una domanda.» risponde a sua volta il giovane uomo di fronte a me. «Oltre che presuntuoso, anche arrogante e prepotente.» commento unicamente per infastidirlo. Senza rendermene conto, in pochi movimenti fulminei, il suo corpo è a pochi centimetri dal mio, con le nostre labbra che sono separate appena dallo spessore di un foglio di carta. Con il pollice inizia ad accarezzarmi lo zigomo, scendendo lentamente sulla guancia e continuando il suo percorso fino al mio labbro inferiore. «Ripeto: facciamo una scommessa.» Alla sua insistenza sono costretta a trattenermi per non roteare gli occhi al cielo e sbuffargli in faccia. «Di che si tratta?» domando nel tentativo di farlo desistere dal continuare con la sua idea esasperatamente provocativa. «Io ti faccio venire, tu perdi; non riesco a farti venire, tu vinci.» Ci rifletto sopra alcuni secondi prima di dargli una risposta di qualsiasi tipo. «Dimmi un po', cosa si vincerebbe e cosa si perderebbe in questa scommessa?» Il sorriso sul suo volto si amplia a dismisura. «Se tu perdessi, io vincerei il tuo primo orgasmo.» Lo fisso intensamente negli occhi. Potrei giurare che se ne vanterebbe fino alla morte se dovesse mai accadere. «Se dovessi vincere io invece?» Il ragazzo si lecca le labbra con un sorrisino sempre più convinto e sicuro di sé. «La Mustang sarebbe tua.» I miei occhi si spalancano dallo stupore. «O sei talmente presuntuoso da essere convinto di vincere, oppure non hai capito con chi stai scommettendo.» affermo sicura di me stessa. Aiden si limita a spostarmi una ciocca di capelli dal viso. «Non si tratta di presunzione, si tratta di una certezza» Per poco non scoppio a ridergli in faccia. Mi lecco leggermente le labbra alternando il mio sguardo lento fra i suoi occhi e la sua bocca. «Vuoi sapere una cosa?» Il ragazzo si morde a sua volta il labbro inferiore con aria interessata. «Cosa?» Afferro il suo mento con una mano mentre un sorriso estremamente malizioso inizia a dipingermi il volto. «Non vedo l'ora di fare un giro sulla mia nuova macchina.» I suoi occhi si accendono prontamente di uno sguardo felino e predatore, in questo modo, dentro di me, non posso fare a meno di percepire l'eccitazione che cresce a dismisura. Da una parte inizio a pensare che la cosa può unicamente finire male, ma d'altro canto inizio a comprendere quanto io in realtà desideri il suo corpo, nonostante io avessi nascosto talmente bene la cosa da non rendermene conto nemmeno io stessa. I suoi occhi scivolano nei miei con una delicatezza che non sapevo di potervi leggere dentro. Con una mano mi accarezza il viso, sospingendomi con estenuante lentezza in direzione del materasso. I nostri nasi si sfiorano ed i nostri respiri si fondono insieme, aumentando a dismisura l'aria carica di tensione ed elettricità fra i nostri corpi. Nel momento in cui le labbra si congiungono, tutta la sensibilità provata prima sparisce, lasciando il posto ad una passione irrefrenabilmente intensa e travolgente. Il respiro mi si spezza ogni volta che le nostre labbra si staccano e poi si ricongiungono. Il movimento dei nostri corpi è una danza sensuale e avvolgente, così delicata da far venire i brividi sulla pelle. Le mie dita si muovono attraverso un percorso astratto e allo stesso tempo ben definito, portandomi a stringere le ciocche di capelli sul retro della sua nuca, gesto che strappa un mugolio di piacere ad entrambi. Anche nel momento in cui riprendiamo fiato, le labbra non si staccano ma continuano a sfiorarsi in una piacevole tortura. Mi sento completamente assuefatta dall'intensità dei suoi baci. Aiden si solleva da me per guardarmi con serietà negli occhi. Le mani mi tremano dall'agitazione. Ho come il presentimento che si stia pentendo della sua scelta, d'altronde molte volte ha affermato quanto io non fossi il suo tipo. Non posso fare a meno di pensare a ciò che più mi ferirebbe sentire in questo momento. Si lecca le labbra per poi mordersi con lentezza quello inferiore. «Quanto cazzo sei bella.» I suoi gomiti sono poggiati ai lati della mia testa; alcune ciocche dei suoi capelli mi ricadono appena sul viso e io, non posso fare a meno di sentirmi in soggezione di fronte ad uno sguardo così fottutamente disarmante. Gli sposto una ciocca di capelli dal viso, con le labbra ancora formicolanti per i suoi baci. «Quanto cazzo sei bugiardo.» sospiro, roteando appena gli occhi al cielo. «Guardami negli occhi quando mi parli.» mi provoca. Riporto l'attenzione su di lui con determinazione. «Altrimenti?» Sto al gioco. Lascia schioccare la lingua sul palato con malizia. «Altrimenti mi toccherà farti roteare gli occhi al cielo per un altro motivo.» Fa una piccola pausa. «Sono certo che però preferirei avere i tuoi occhi puntati su di me nell'istante in cui la mia lingua sarebbe fra le tue gambe.» Piccole scariche piacevoli mi percorrono il corpo partendo dalla nuca e arrivando fino al centro del mio desiderio. Mi sollevo a mia volta sui gomiti, tornando ad essere ad un soffio dal suo volto. «A me invece piacerebbe avere qualcuno che mantiene le sue promesse.» lo istigo, seppur sotto sotto io mi senta quasi sopraffatta dal fiume di emozioni contrastanti che mi provoca. Un angolo della sua bocca si solleva in una smorfia divertita. «Ma quanto siamo impazienti. Anche io non vedo l'ora di farti urlare, però bisogna darsi un contegno Riccioli d'oro.» Deglutisco lentamente dopo aver sentito le sue parole. Madre de dios, perdoname, este chico serά mi . «Sempre che tu ci riesca.» continuo a istigarlo, indispettita dal suo continuo rimbeccarmi. «Smettila di provocarmi, Kalea.» La sua serietà non fa che stuzzicare la mia voglia di continuare a dargli fastidio. Lascio scorrere un dito sulla carne morbida delle sue labbra, scendendo lentamente sul collo, accompagnando poi il gesto con tutte le dita come una vera carezza, arrivando fino all'addome. «Adesso mi chiami anche per nome? Aiden.» sussurro il suo nome con fin troppa enfasi. Le sue mani si fanno di colpo frenetiche, afferrandomi bruscamente per i fianchi, come a cercare in quella presa una forma di autocontrollo. «Se continui, non sarà solo la mia lingua a entrare dentro di te.» il respiro corto e quasi ansimante. La mia bocca si schiude per lo stupore. Per quale assurdo motivo mi desidera con una tale passione? Non trovo le parole adatte per rispondergli. Incitato dal mio silenzio, le sue dita iniziano a percorrere movimenti lenti e circolari sui miei fianchi decisamente più pronunciati rispetto a quelli di altre ragazze. Mi bacia un angolo della bocca per poi scendere sul mio collo in una scia bollente di calma e seduzione. Scende sempre più, sollevando la maglietta all'altezza del ventre per continuare la sua scia di baci bollenti a contatto con la mia pelle fin troppo sensibile. Per una frazione di secondo percepisco il disagio venire a galla, la consapevolezza che Aiden può vedere le mie smagliature mi fa sentire inadeguata. Di colpo un brivido mi percorre il fianco e, nel momento esatto in cui i miei occhi si posano sul ragazzo, il suo indice traccia il percorso di una smagliatura, per poi sollevare il suo sguardo su di me e sorridere con innata malizia. «La mia tigre.» Mi da un piccolo morso sul fianco strappandomi un urletto improvviso. Per evitare che dimeni i fianchi, poggia una mano aperta sul mio ventre per tenermi giù. Non sai cosa mi stai facendo Aiden. Penso con desiderio e frustrazione. Con delicatezza inizia a sfilare i pantaloni, lasciandomi unicamente con le mutandine. Avverto il suo respiro caldo sopra la mia intimità ma finché c'è uno strato di tessuto a dividerci, mi sento ancora al sicuro. Il respiro mi si blocca di colpo, i fianchi scattano verso l'alto e Aiden ridacchia dopo aver spostato le mutandine di lato e aver sfiorato con la lingua esattamente il mio punto più sensibile, come se avesse saputo fin da subito dove cercare. «Poi non dire che ho torto quando ti do dello stronzo.» mormoro fra i denti a causa dello scatto che mi ha fatto fare. «Per queste cose puoi darmi dello stronzo quanto vuoi, mi fai solo un complimento.» Roteo gli occhi al cielo di fronte alla sua continua presunzione. «Stronzo.» sussurro a denti stretti. «Grazie.» risponde con un occhiolino. «Però preferisco mangiare senza bavaglino.» commenta prima di strappare le mutandine in un colpo solo. Mi sollevo sui gomiti per guardarlo in faccia con perplessità. «Secondo te dove lo prendo un altro paio di mutande a quest'ora della notte?» Il ragazzo inizia a ridere. «Questo non è un mio problema.» Spalanco la bocca, l'istinto di prenderlo a schiaffi che inizia a prendere il possesso del mio corpo. Peccato che non ho esattamente modo di protestare siccome un piccolo mugolio fuoriesce dalla mia bocca invece che una frase di senso compiuto. Non sono in grado di descrivere il piacere che mi sta facendo provare, ma indubbiamente è tutto il contrario di ciò che mi aspettavo. Nel giro di qualche secondo è riuscito a trovare il mio punto più sensibile, e ora lo sta sfruttando come se fosse la sua unica ragione di vita. Mi ritrovo costretta a stringere le lenzuola con entrambe le mani, oltremodo sopraffatta dalla lussuria. Aiden si ferma leggermente, leccandosi le labbra in realtà già umide. «Tutto qui quello che sai fare?» domando consapevole di star scherzando con il fuoco ardente. Mi scruta con malizia e senza dire una parola, abbassa nuovamente il capo e questa volta, oltre alla lingua, sono presenti nel movimento anche due dita che non fanno altro che stuzzicarmi dall'esterno. Mugolo di frustrazione. Non avrà intenzione di torturarmi così. Penso fra me e me nella speranza che decida di spostare quelle dita dove lui sa bene. «Non essere impaziente.» pronuncia prima di colmare improvvisamente quel vuoto che sentivo di avere dentro. Reclino la testa all'indietro, inarcando allo stesso tempo la schiena. Avverto il respiro della sua risata accarezzarmi la pelle accaldata. «Così Riccioli d'oro. Proprio così.» sussurra prima di aumentare notevolmente il ritmo delle dita e seguirlo lentamente con la lingua. Il connubio fra lento e veloce mi fa impazzire e respirare affannosamente. Una sensazione viscerale e inconfondibile inizia a farsi largo nel mio basso ventre. «Non ti fermare.» affermo tra un mugolio e un gemito affannato. Lo sento sorridere, senza però fermarsi in alcun modo. Arrivo in maniera esplosiva al culmine; un piccolo urlo lascia le mie labbra e allo stesso tempo avverto le gambe iniziare a tremare per l'intensità dell'orgasmo. Aiden rallenta lentamente il ritmo e, quando riapro gli occhi che non mi ero accorta di aver chiuso, lo trovo a gustarsi lentamente le dita che prima erano dentro di me. La visione che mi ritrovo di fronte, non fa altro che ricordarmi il motivo per cui le mie gambe stanno ancora tremando. «Ma cosa stai facendo?» domando con stupore misto alla lussuria. «Mi godo il sapore della vittoria.» afferma facendomi un occhiolino molto eloquente. Mi soffermo ad osservarlo con le labbra dischiuse. Fino a quel momento non mi ero resa conto che ad un certo punto avevo staccato una mano dal lenzuolo per ancorarla alle ciocche scure dei suoi capelli, ciocche che ora gli ricadono disordinate di fronte al viso a causa mia. Mi scruta dalla testa ai piedi, l'intensità del suo sguardo è paralizzante. «Posso dire di aver scoperto l'ottava meraviglia del mondo.» confessa in maniera sfrontata osservando il mio corpo parzialmente nudo. Per una volta non rispondo con sgarbo, al contrario, mi ritrovo ad arrossire. Mi sollevo dal letto tentando di coprirmi con l'ultimo indumento che mi resta addosso, ovvero la maglietta. Sul materasso cerco i pantaloni di prima e li indosso appena li trovo. Osservo la sveglia posta sul comodino. Le 3:21. Il mio sguardo corre poi ad Aiden e una strana sensazione inizia a farsi largo nel mio corpo. Mi alzo di corsa dal letto e inizio a raccattare di fretta tutte le mie cose. Il ragazzo si ferma dal fare il secondo tiro dalla sigaretta che si è appena acceso. «Dove stai andando così di fretta?» Si muove nella mia direzione con l'intento di rallentarmi, ma ormai ho già afferrato tutto ciò che mi apparteneva in quella stanza, compresa la bottiglia di tequila pregiata. Lo sorpasso dirigendomi alla porta. Poggio la mano sulla maniglia prima di abbassarla e poi voltarmi verso di lui. «Fai finta che tutto questo non sia mai successo. Tanto hai vinto, la Mustang è e resta tua. Nessuno dovrà mai sapere cos'è successo sta notte.» Non aspetto la sua risposta e mi precipito correndo giù per le scale, attenta a non fare alcun rumore. Esco per strada e inizio a camminare diretta verso casa, sorseggiando di tanto in tanto un po'di tequila. Che sbaglio enorme.

Arrivo di fronte a casa, i capelli e i vestiti zuppi per la pioggia torrenziale che ha iniziato a venire giù circa a metà strada. Cerco le chiavi sotto lo zerbino e apro lentamente la porta, stando particolarmente attenta a non fare rumore. Entro e immediatamente mi rendo conto di qualcosa d'insolito: la luce della cucina è accesa e delle voci provengono dal suo interno. Mi avvicino cauta tentando di origliare senza essere scoperta. Affacciandomi oltre lo stipite della porta mi accorgo di due figure che mi danno le spalle, ma che sarei in grado di riconoscere perfettamente anche nel bel mezzo della folla newyorkese. Cosa ci fa lei qui? Mi sporgo ancora un po' per essere in grado di sentire meglio ciò che dicono. «Quando avrai intenzione di dirle la verità?» Percepisco un sospiro provenire dall'altra figura. «Non è ancora pronta.» La mia curiosità è ora alle stelle. Mi allontano dallo stipite della porta e ricomponendomi leggermente faccio il mio ingresso all'interno della cucina. «Per cosa non sono ancora pronta?» domando attirando così l'attenzione delle due donne. Sophia mi scruta dalla testa ai piedi, senza però spiccicare parola; l'altra donna invece sembra molto più sorpresa di vedermi. «Hija!» Un piccolo sorriso mi nasce in volto. «Mamà» rispondo a mia volta correndo ad abbracciarla. Mi stacco leggermente per poi fare un passo indietro e osservare entrambe con espressione dura in volto, le braccia incrociate sotto il seno. «Quindi? Per cosa non sarei ancora pronta? Per sapere che in realtà Sebastian è ancora vivo?» Le due donne sbiancano di colpo.


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