15. Proposte (parte 2)

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Rimango a guardare lo schermo del telefono in attesa della risposta di Aiden, ma questa volta non arriva. Sospiro schiacciando la faccia nel cuscino. Quel ragazzo mi fa ammattire. Se lo avessi offeso adesso? Magari si aspetta delle scuse da parte mia. Afferro nuovamente il telefono per poi aggrottare la fronte. Perché diamine dovrei chiedergli scusa? Ho solo detto quello che pensavo e se non gli sta bene, se ne farà una ragione, forse è anche meglio che se la sia presa, almeno così non mi scriverà più. Mi rotolo sul letto matrimoniale fino a ritrovarmi a pancia in su e fissare il soffitto.

Sento uno strano rumore provenire da dietro la porta e i miei occhi si aprono leggermente. Ma che sta succedendo? Che ore sono? Mi guardo intorno non capendo nulla. Improvvisamente la porta si apre rivelando una figura completamente vestita di nero, con tanto di anfibi e giacca di pelle nera; quando il mio sguardo arriva al viso della figura che è appena entrata in camera, non posso fare a meno di afferrare il cuscino e schiacciarmelo sulla faccia. «Questo è un incubo. Non può essere ovunque.» Aiden mi toglie il cuscino dalla faccia con un sorriso divertito in volto. «Suvvia, quale ragazza non vorrebbe svegliarsi vedendo per prima cosa questo bel faccino?» Si indica con un espressione di auto glorificazione. La mia faccia schifata sembra parlare da sola, tanto che il suo sorriso si allarga. Mi metto a sedere a gambe incrociate sul letto e mi guardo intorno, constatando che dalla finestra filtra la luce del sole. «Ma che ore sono?» borbotto con voce ancora impastata dal sonno. «Sono le sette e mezza.» mi risponde Aiden dopo aver guardato l'orario sul cellulare. Inizialmente tiro un sospiro di sollievo ma, quando mi ricordo che non abito più nel vecchio quartiere, mi torna in mente che l'autobus per andare a scuola passa tra un quarto d'ora. «¡Mierda!» Mi ritrovo a imprecare in spagnolo mentre mi alzo dal letto di tutta fretta. Aiden mi guarda confuso, non comprendendo ciò che ho detto. Il suo sguardo però muta una volta che mi sono alzata dal letto. Corro avanti e indietro per la stanza afferrando tutto ciò che mi serve per cambiarmi. Mi fermo quando mi rendo conto che mi devo cambiare, dato che sono in pigiama. Sollevo lo sguardo su Aiden, ma lui sembra troppo concentrato a osservare come sono vestita. Le mie guance si tingono di un colorito rosso porpora. «Ce l'ho da otto anni questa maglia di Hello Kitty, per favore, smettila di fissarla.» borbotto imbarazzata accarezzandomi i capelli in disordine nella speranza di sistemarli. «Oh non sto affatto fissando quella.» Se la sghignazza sotto i baffi mentre i miei occhi si spalancano. Guardo in basso e constato che ieri sera, quando mia sorella mi ha messo il pigiama mentre dormivo, non mi ha infilato anche i pantaloni. Afferro la spazzola posta sulla scrivania e gliela lancio dietro. «¡Hijo de puta!» inveisco nuovamente contro di lui. Fortunatamente la maglia copre fino a poco più su di metà coscia; con le mani la tiro verso il basso per non permettergli di guardare. Lui continua a ridersela di gusto, soprattutto dopo aver afferrato al volo l'oggetto che gli ho lanciato contro. «Hai proprio un temperamento caliente.» si beffeggia di me con un sorriso strafottente stampato in volto. «Mi spieghi come diamine sei entrato in casa mia? Hai forse scassinato la porta?» Gesticolo leggermente con la mano, innervosita da tutta questa situazione. «Ho suonato al campanello e tua sorella mi ha aperto la porta, mi ha riconosciuto da ieri e alla mia richiesta di vederti ha detto che eri ancora in camera tua a dormire.» Solleva le spalle con indifferenza facendomi innervosire ancora di più. Afferro rapidamente i vestiti che ho scelto e cammino lungo il corridoio fino a raggiungere la porta del bagno. Dopo aver chiuso la porta a chiave per sicurezza inizio a lavarmi e prepararmi per la scuola. Cerco di fare il più in fretta possibile per non perdere l'autobus. Saltellando infilo i jeans chiari e poi nella parte superiore metto un maglioncino color crema che arriva a coprire il ventre. Corro nuovamente in camera a infilare le scarpe da ginnastica e, piegandomi verso il basso, infilo le mani nei capelli con un po' di spuma per sistemare e ravvivare i ricci. Quando torno su con uno scatto mi accorgo dello sguardo di Aiden che si sposta da me alla velocità della luce. Forse dovrei mettere qualcosa di più lungo. Penso infilando la giacca di jeans imbottita con un leggero strato di pellicciotto. Qua fa molto più freddo che in Colombia. Mentre sono davanti allo specchio per truccarmi mi accorgo con la coda dell'occhio dello sguardo di Aiden puntato su di me. «Trovo che ti stiano bene questi jeans.» Mi squadra dalla testa ai piedi in modo piuttosto sfacciato. Per poco non rischio di sbagliare la riga dell'eyeliner a causa sua. Decido di non rispondergli per non sprecare altro tempo. «Puoi anche non andare di corsa, ti do io un passaggio a scuola.» Mi giro verso di lui con sguardo assassino. «Non salirò in macchina con te un'altra volta. Sono stata ingenua una volta, non lo sarò anche una seconda volta.» confesso con tono stizzito mentre afferro lo zaino, le chiavi di casa e mi affretto a uscire di casa dopo aver salutato Sophia con un veloce "io vado a scuola" urlato a gran voce. A passo svelto cammino verso la fermata dell'autobus. «Kalea ti ho detto che ti accompagno io a scuola.» insiste Aiden seguendomi. «E io ti ho detto di no.» Non mi volto nemmeno per rispondergli. Quando arrivo alla fermata una ragazza mi osserva curiosa per poi sbiancare una volta che i suoi occhi si posizionano sulla figura alle mie spalle. Che lo conosca? Mi domando con curiosità, ma decido di lasciar perdere e di avvicinarmi a lei. «Scusami, tra quanto passa l'autobus?» le domando con gentilezza e un sorriso educato in volto. Mi rivolge un piccolo sorriso imbarazzato. «Una mia amica mi ha appena chiamato, lei abita qualche isolato più indietro, mi ha appena detto che il bus è fermo perché ha bucato una ruota, non sanno quando ripartirà. Se devi andare a scuola, ti conviene farti accompagnare da uno dei tuoi genitori.» mi risponde con altrettanta gentilezza. Questa volta è il mio turno di sbiancare. Sento la presenza sghignazzante di Aiden alle mie spalle. «Ora accetti il mio passaggio in macchina?» domanda con aria divertita. Lo guardo dritto negli occhi mentre una macchina si ferma davanti a noi, la ragazza della fermata si affretta a salire e ad andare via. Improvvisamente una consapevolezza si fa spazio in me. «Sei stato tu. Hai bucato la ruota dell'autobus in modo tale che fossi costretta ad accettare il tuo passaggio in macchina.» Si lecca le labbra con divertimento. «Potrebbe essere.» Rimane vago mentre io sono completamente incredula. «Tu sei pazzo!» esclamo sconvolta prima di voltarmi e iniziare a camminare lungo la strada. «Dove stai andando?» domanda seguendomi. «A scuola no?» rispondo con ovvietà. «Vuoi seriamente fartela a piedi, sapendo di fare tardi, piuttosto che venire in macchina con me sapendo di fare in tempo?» Sembra quasi incredulo mentre parla. «Chi mi dice che arriverò viva a scuola con te?» domando non dando più niente per scontato. «Fa come vuoi.» pronuncia roteando gli occhi al cielo e tornando indietro. In lontananza un tuono si fa spazio nell'aria. Sarà una lunga giornata.

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