39. Che la festa abbia inizio (parte 2)

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Dopo un tragitto piuttosto lungo arriviamo finalmente alla festa e stranita mi rendo conto che non si trova nel Bronx. «Ma dove siamo?» domando a Graylyn, ricordandomi solo ora che non le ho chiesto dove sarebbe stata la festa. «Questa è Manhattan, baby.» Sorride notando la mia espressione completamente rapita da tutte le luci degli edifici vistosi che costeggiando la grande carreggiata. «Non ero mai uscita dal Bronx. L'unica volta che ho visto qualcosa al di fuori del quartiere, è stato quando sono atterrata all'aeroporto dalla Colombia.» Spiego scendendo dalla macchina. Gray si avvicina a me con tranquillità dopo aver serrato la vettura alle nostre spalle. Poggia un braccio sulle mie spalle e con me si ferma a osservare l'esterno pullulante di vita dell'enorme villa che si presenta di fronte a noi. «Non essere impaurita perché non conosci nessuno o perché senti che questa non è la tua zona, sfrutta l'occasione per fare amicizia con persone nuove.» Guardo la castana con espressione imbarazzata. Se ci fosse stata Eris, sono certa che si sarebbe messa con me in un angolino a prendere in giro tre quarti delle persone presenti alla festa. Purtroppo lei non è qui. Mi trovo costretta a rassegnarmi e solo in quel momento mi rendo conto che Graylyn mi sta squadrando dalla testa ai piedi. «Che succede?» Le domando con espressione confusa. Sospira passandosi una mano sul viso. «Tu non entri a una festa conciata così!» La guardo male. Perché in ogni occasione ci deve essere sempre qualcuno pronto a criticare il mio abbigliamento?! «Cosa c'è che non va?!» Le domando seguendo il suo sguardo sul mio corpo. Afferra la cerniera della felpa e la tira giù di scatto, sfilandomela poi dalle braccia. Mi stringo nelle spalle per il freddo. Ancora non soddisfatta del suo operato, mi toglie lo zaino dalle mani e riaprendo la macchina getta tutto nei sedili posteriori. Mi porge il mio telefono e velocemente mi appresto a infilarlo nella tasca posteriore dei jeans. «Ora possiamo andare?» domando mentre per poco i denti non mi battono dal freddo. Mi lancia un'ultima occhiata e, comprendendo che non c'è altro che possa fare, sospira. «Questa sera non voglio vedere musi lunghi, tu sei qui per divertirti e se pensi di poterti isolare in un angolino e metterti a giocare a candy crush sul telefono, be'...ti sbagli di grosso!» Aggrotto la fronte. «Ma non ci gioco nemmeno a candy crush...» protesto prima che lei mi afferri una mano e mi trascini in direzione della mega villa. Qualcuno mi ricordi perché diavolo ho deciso di accettare questo invito.

La casa è veramente gigante ma, nonostante ciò, una volta entrati l'odore di alcol, sigarette ed erba è veramente forte e stagnante nell'aria, segno che tutte le sostanze continuano a circolare all'interno in modo costante. Spero che Graylyn abbia con sè un profumo, altrimenti domani mattina i miei capelli puzzeranno da far schifo e Sophia capirà di certo che questa notte non ho dormito nel mio letto. La musica pompata dalle enormi casse poste in ogni stanza mi fa vibrare il petto e questa, molto probabilmente, è l'unica sensazione che non mi dispiace e che mi infonde sicurezza.

Graylyn continua ad avere la sua mano salda nella mia e per questo la ringrazio, altrimenti sono certa che mi sarei già persa in mezzo a tutta questa folla di persone sudate ed eccitate di ballare. Mi aspettavo mettessero musica più dei nostri tempi, non Rain over me di Pitbull che probabilmente è uscita più di dieci anni fa. Penso mentre seguo la castana che si avvicina al banco degli alcolici. Afferra due bicchieri di plastica rossa e fa per porgermene uno, ma improvvisamente sembra ricordarsi di ciò che le avevo detto e così ne appoggia uno sul bancone. «Sicura che non ne vuoi assaggiare nemmeno un po'?» Mi guarda porgendomi il suo bicchiere. Mi allungo con il viso in direzione del contenitore ma mi ritraggo all'istante sentendo il pessimo odore della vodka. «Vodka liscia? Sul serio?!» La mia espressione è pressoché sconvolta. Ridacchia mentre si porta il bicchiere alle labbra e butta giù l'intero contenuto senza battere ciglio nemmeno una mezza volta. Ho come l'impressione di sapere già come andrà questa serata. Mi guarda e scuote il capo. «Rilassati, non devi essere in pensiero per me, so regge l'alcol molto bene.» Annuisco e decido di cambiare discorso. «Di chi è la festa?» Solleva le spalle. «Non ne ho la minima idea e, non mi importa nemmeno saperlo.» confessa facendomi spalancare gli occhi. «Ci siamo imbucati in casa di qualcuno che nemmeno conosci?!» esclamo sconvolta. «Tesoro, ti hanno buttata giù da un palazzo e non sei morta, vorresti dirmi che hai paura di un chissà quale snob incazzato?» La guardo, riflettendo che forse ha ragione. Stringo le labbra in una linea dura e lei capisce che ho afferrato il suo discorso.

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