37. Lasciarsi andare

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Finalmente è sabato. Penso con felicità camminando per i corridoi della scuola. La campanella suona segnando l'inizio dell'ultima ora di lezione. Spalanco gli occhi accelerando il passo all'inverosimile. Ero così persa nei miei pensieri che mi sono dimenticata che all'ultima ora c'è matematica e ora come minimo Miss. Harris mi interrogherà.

Improvvisamente qualcuno mi afferra per il braccio e mi trascina in un'aula vuota. Mi volto, pronta a colpire il mio aggressore, ma scopro che è Graylyn. «Calma Kalea, sono io, non ho nessuna intenzione di farti male.» Solleva le mani in aria in segno di resa ridacchiando. Sorrido leggermente imbarazzata.

Graylyn mi poggia le mani sulle spalle con molto entusiasmo. «Ho visto quello che hai fatto per me e mi sono stupita quando Zack mi ha raccontato che hai chiesto il suo aiuto. Quindi, sta sera, tu verrai a una festa con me!» Spalanco gli occhi e mi ritrovo a negare energicamente con il capo. «Mi dispiace Graylyn, ma non posso accettare. Non sono tipa da festa.» Il suo sguardo vaga sul mio corpo dalla testa ai piedi. «Perché non saresti tipa da festa?» Solleva un sopracciglio con aria indagatrice. «Non fraintendere, mi piace ballare, anche tanto, la discoteca non mi dispiace più di tanto, ma le feste, tipo quelle collegiali dei film non le amo da impazzire.» Mi guarda con occhi supplicanti. «Dai! Perché non ti piacciono?!» Sospiro. «Perché le persone sobrie si prendono gioco di quelle ubriache; i ragazzi pensano solo a una cosa e pur di ottenerla ne approfittano con le ragazze un po' in là con l'alcool; c'è pressoché puzza di vomito ovunque e l'alcol che mettono a disposizione è sempre di qualche strana sottomarca che fa bruciare lo stomaco.» Incrocio le braccia al petto con convinzione, osservando l'orologio alla parete. Cavolo, sono già in ritardo di cinque minuti. Inizio ad agitarmi sul posto.

Graylyn inizia a farmi gli occhi dolci. «Per favore! Prometto che non ti lascerò mai sola, ti seguirò anche al bagno se necessario.» La guardo negli occhi cercando la risposta al mio tentennare. «Eh va bene.» Mi arrendo mentre la vedo iniziare a saltellare felice. «Ma.» Le punto un dito contro. «Devi promettermi che non mi farai toccare nemmeno un goccio di alcool. Mi conosco quando bevo e non ho intenzione di dare spettacolo a una festa del college.» Annuisce vigorosamente; avvolge le sue braccia attorno al mio busto e mi stritola in un forte abbraccio. «Okay Graylyn, per favore lasciami andare che sto soffocando.» Fa come le dico e io la ringrazio sistemandomi i vestiti.

Guardo l'orologio e mi accorgo che sono passati altri cinque minuti, dunque il mio ritardo è ammontato a un totale di dieci minuti. Sbianco ed esco di corsa dall'aula. La castana mi corre dietro. «Hey! Aspetta! Dove stai andando?!» Accelero ancora di più il passo. «Sono in ritardo di dieci minuti alla lezione di Miss. Harris. Sto andando al patibolo, probabilmente avrà già affilato per bene la lama della ghigliottina.» Graylyn scoppia a ridere prima di tornare seria. «Come faccio a contattarti? Non ho il tuo numero di telefono.» Realizzo che ha ragione e così sfilo una penna dalle mani di un ragazzo che ci stava passando accanto; prova a dirmi qualcosa a riguardo ma lo guardo male. Afferro la mano di Graylyn e le scrivo sul dorso il mio numero. «Ora scusa ma devo scappare.» Mi sorride annuendo e io corro in classe.

Busso alla porta con il fiatone. La professoressa mi dice di entrare e, quando si accorge che sono io, fa comparire un sorriso malefico sul suo viso. Oh no, no, no, no. Ti prego no. «Signorina Diaz, le sembra questo l'orario di presentarsi alla mia lezione? Visto che si trova già in piedi, si accomodi pure alla lavagna.» Allunga la mano che tiene il gessetto nella mia direzione. Lo sapevo, cazzo! Ieri non ho nemmeno avuto modo di ripassare. Tutta colpa di Aiden, da quando ha capito che sono più brava di metà del suo clan a rubare, ha improvvisamente deciso di riempirmi d'incarichi.

A passo lento cammino in direzione della lavagna, strisciando leggermente la suola delle converse sul pavimento. Mi sembra veramente di star andando al patibolo.

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