54. Pamela? No, Pamelo.

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Aiden's P.O.V

Parcheggio vicino la macchina di Kalea e scendo avvicinandomi alla sua figura. «Mi spieghi perché sei al molo alle undici di sera?» La mia domanda sorge spontanea e, dal suo viso, deduco che se l'aspettasse. Inizia a mordicchiarsi leggermente il labbro inferiore, indecisa se parlare o meno. Mi limito a innarcare un sopracciglio in attesa di una sua risposta. «Volevo fare un giro.» Il mio viso si fa di colpo più accigliato. «Allora come hai fatto a finire la benzina?» Solleva leggermente le spalle. «Non mi sono accorta della spia che segnava che fossi già in riserva.»

Mi avvicino a lei di un passo, studiando nel mentre il suo comportamento. «Per quanto mi scocci ammetterlo, non sei così stupida Kalea, dimmi la verità.» Gonfia leggermente le guance, colta in flagrante. «Te lo dirò dopo che mi avrai portata via da qui.» Le indico la macchina con un dito. «Per quella chiamo un carrozziere.» Inizia a scuotere la testa. «No, non ce n'è bisogno. Domani trovo il modo di venire fin qui con una tanica di benzina per poi andare a fare rifornimento.» Fisso i miei occhi nei suoi. «La mia non era una domanda.» La ragazza serra le labbra in una linea retta, probabilmente in procinto di rivolgermi uno dei suoi soliti insulti in spagnolo. «Accetto.» Sorrido soddisfatto. «Ma a una condizione.» Roteo velocemente gli occhi al cielo. Non sarebbe stata lei altrimenti. «Lasci che io mi possa sdebitare con te.» La mia espressione si fa più accigliata alla sua affermazione. «Perché dovresti sdebitarti?» Mi indica con una mano. «Sei venuto fin qui a causa mia, hai perso tempo e carburante, vorrei in qualche modo ringraziarti.» La osservo con circospezione. «Dove hai lasciato la Kalea che conoscevo?» Ridacchia leggermente prima di rifilarmi un pugno non troppo forte sulla spalla. «Posso farla ritornare da un momento all'altro, quindi io ti consigliere di sfruttare questi attimi preziosi in cui sono estremamente magnanima.» Mi lecco labbra, divertito da tutta la situazione.

«Forza, sali in macchina.» La invito a salire sul lato passeggero, una volta essermi seduto sul sedile del guidatore. Senza protestare eccessivamente fa quanto le dico, allacciandosi anche la cintura di sua spontanea volontà. Facciamo progressi. Penso con ironia dopo averle rivolto uno sguardo con la coda dell'occhio. Metto in moto la macchina e inizio a guidare in direzione di casa sua. Mi tocco la tasca della giacca in cerca del pacchetto di sigarette e, quando lo trovo, scopro che le ho finite tutte. «Ci toccherà fare una piccola fermata strada facendo.» Kalea si volta nella mia direzione con le fronte corrugata e, in risposta, le mostro il pacchetto vuoto; lei si limita ad annuire per poi tornare a osservare fuori dal finestrino. Ho come l'impressione che ci sia qualcosa che occupa insistentemente i suoi pensieri.

Dopo qualche minuto mi volto verso di lei e scopro con piacere che i suoi occhi erano già su di me. Colta sul fatto si affretta a girare la testa dall'altra parte. Nonostante il buio della sera, non posso fare a meno di notare un leggero rossore sulle sue guance. Penso sia la prima volta che la vedo arrossire in questo modo. Riporto lo sguardo sulla strada, sorridendo internamente per quanto successo.

Parcheggio la macchina sul ciglio della strada. «Faccio in fretta.» La ragazza annuisce e io mi affrettò a entrare nella tabaccheria per comprare ciò che mi occorre. Quando ho finito esco fuori e raggiungo la macchina. Osservando all'interno della vettura dal finestrino, mi accorgo dell'assenza di Kalea nel veicolo. Dov'è andata a finire?! Mi guardo intorno con sguardo minuzioso. Non può essere andata lontano, ci ho messo appena due minuti.

I miei occhi si posano sul lato opposto della strada a causa di un forte frastuono ed è proprio lì che la vedo: fuori da un locale che trasmette musica ad alto volume mentre guarda le persone al loro interno attraverso la porta di vetro dell'ingresso. A passo silenzioso mi avvicino a lei. «Visto qualcosa di bello?» Si volta di scatto verso di me, la mano alzata come a volermi dare uno schiaffo. Non appena mi riconosce, i suoi occhi da spaventati passano ad annoiati. «Ah, sei tu.» Aggrotto di colpo la fronte. «Speravi che fossi qualcun altro?» Le domando con un sopracciglio alzato. Ci riflette sopra per qualche secondo prima di rivolgermi una piccola smorfia divertita. «Per una volta, no.» La guardo in maniera impassibile, nascondendo dentro di me lo stupore del momento.

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