Capitolo 21 "Paris"

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Con la musica nelle orecchie avevo superato un po' la paura di volare. Stavo sorvolando Parigi. Da lì avevo un quarto d'ora per fare il check-in e partire per Los Angeles.
Guardai fuori dal finestrino. Si riusciva a scorgere una delle costruzioni più famose del mondo, la Tour Eiffel.
Parigi, per molti la città dell'amore, per me la capitale della Francia. La mia città dell'amore era Los Angeles.
Non riuscivo a capire come la gente potesse definire Parigi città dell'amore, a me sembrava una città come le altre.
L'aereo atterrò. Appena ebbi la possibilità di uscire, mi alzai, presi i bagagli e mi precipitai a prendere il volo per l'America.
La borsa piena di libri mi cadde e alcuni di essi si sparsero sul pavimento. Mi chinai per raccoglierli e un deficiente, che non stava guardando dove andava, inciampò su di me.
"ci mancava solo questo! Sono già in ritardo, rischio di perdere l'aereo" disse in modo arrabbiato. Poi, con tono più dolce, si riferì a me "ti sei fatta male?"
Aveva una voce alquanto familiare.
"no" dissi alzandomi "però la prossima volta.."
Lo guardai. No, non ci potevo credere. "J-james?!"
"Enya?! Che ci fai qui?" disse abbracciandomi.
"tu cosa ci fai qui?"
"avevo un aereo per Milano, stavo andando da te" disse sorridendo.
Arrossii, sorrisi e lo abbracciai.
"allora, cosa ci fai qui?" chiese curioso.
"stavo ritornando in America per 3 o 4.."
"settimane?" chiese, un po' triste.
"no" sorrisi "anni. Gustavo ha vinto la battaglia legale e non vi ha detto niente così che io potessi farvi una sorpresa"
"il volo per Los Angeles sta per partire" annunciò l'altoparlante.
"andiamo" dissi prendendolo per mano.
"io non posso venire, non ho il biglietto"
"cavolo. E come facciamo?"
"devi perdere il volo" disse sorridendo.
Stava tramando qualcosa.
Chiamai Gustavo e gli dissi tutto. Quando chiusi la telefonata, James mi baciò sulla guancia. Mi aiutò a prendere i libri caduti e poi mi strinse.
"quanto mi sei mancata" disse prima di baciarmi. Dio solo sa quanto mi fosse mancato tutto quello.
"che facciamo?"
"troviamo un posto dove dormire e poi potremmo visitare la città, che ne dici?"
Era stata quella la sua intenzione, fin dall'inizio.
"va bene, ma chi paga?"
"GUSTAVO!" disse ridendo. Quanto mi era mancata la sua risata. Le guance che si arrossivano un po' tutte le volte che sorrideva. Risi anche io. Per mano uscimmo dall'aeroporto, ci dirigemmo verso l'hotel più vicino e andammo alla reception.
"una camera per due" disse James.
"quante notti?" chiese la receptionist.
Arrossii "mh.. Una"
Lei sorrise, comprensiva. Ci disse di lasciare le valigie lì, nella hall, e ci diede la chiave della nostra stanza. La 102.
"la cena è alle otto" ci informò lei.
"grazie, ma non penso che mangeremo qui. Devo portare la mia fidanzata a mangiare in un bel ristorante romantico. Sa consigliarmene uno?" disse sorridendo James.
La receptionist gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
"ah capito. Grazie"
Poi, tirandomi per mano, uscimmo dall'hotel. Andammo verso il centro di Parigi. Quando fummo sotto la Tour Eiffel, James prese la macchina fotografica.
"facciamo un po' di foto"
Fotografò la Tour Eiffel, l'Arc de Triomphe, le Champs Èlysées. Poi diede la macchina ad un passante.
"può farci una foto?"
James mi abbracciò da dietro e mi baciò la guancia. Sorrisi. Tra le sue braccia mi sentivo a casa, in qualunque posto del mondo.
Il passante scattò la foto.
"può farne altre?" chiese James gentilmente, senza smettere di abbracciarmi.
Il signore annui e sorrise.
James appoggiò la testa sulla mia spalla.
Il passate fotografò.
Nella foto successiva io e James ci baciavamo con la Tour Eiffel di sfondo. Ringraziammo il passante e, quando si fece sera, andammo nel ristorante consigliato dalla receptionist.
Dopo una buonissima cena uscimmo dal ristorante. In quel momento iniziò a piovere e il vento soffiava forte. Il ristorante, fortunatamente, non distava molto dall'hotel. Iniziammo a correre e arrivammo bagnati fradici.
Mentre cercavo di aprire la porta James mi accarezzò i capelli e li spostò su una spalla.
"siamo tutti bagnati" disse ridendo.
Poi iniziò a baciarmi il collo e io aprii la porta. Feci per entrare ma mi tirò verso lui.
"dove vai?" disse sorridendomi.
Gli baciai quello splendido sorriso bagnato. Per troppo tempo non avevo sentito quelle labbra sulle mie. Senza smettere di baciarci, entrammo in camera, James mi prese in braccio e mi buttò sul letto. E quella notte capii perché Parigi era la città dell'amore..

~Angolo autrice~
Hooola! ❤
La fine di questo capitolo la lascio un po' immaginare a voi..
Spero che vi sia piaciuto!
Un bacione,
Enya ❤

no one can love me like you doDove le storie prendono vita. Scoprilo ora