CAPITOLO 13

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In modo deliberato, le aveva chiesto di mettersi lì... Seduta in quel punto, era fuori dalla portata del suo sguardo. Ma anche così, con la coda dell'occhio, l'aveva vista mentre scriveva gli appunti di quella riunione sul suo immancabile tablet.

Adesso, dopo averla baciata, dopo averle permesso di entrare a fare parte dei suoi pensieri più piacevoli, ormai notava tutto di Santana. Dal modo in cui quella dannata gonna a tubino stava fasciando il suo fondoschiena così sodo e delizioso e le sue cosce morbide fino al collo del piede, quando era entrata nel suo ufficio, quella mattina.

Nei momenti più inadeguati, si chiedeva quanto fossero lunghi i suoi capelli, com'erano sciolti e se erano soffici e setosi. Durante la sua notte insonne, se l'era immaginata mentre la baciava di nuovo. Aveva immaginato i modi diversi e goduriosi in cui l'avrebbe presa ancora e ancora se solo lei gli avesse concesso l'opportunità di farlo.

Ma, oltre la parte fisica, Angelos aveva notato qualcos'altro su Santana. Aveva capito che sotto quella sua calcolata immagine che offriva a tutti intorno, nascondeva invece una certa vulnerabilità. Qualunque cosa le avesse fatto la madre, aveva ancora il potere di ferirla. Avrebbe voluto accarezzarle la guancia soffice, rassicurandola che si sarebbe preso cura di lei.

Sussultò di fronte a quell'assurdità, dicendosi che non ci sarebbe stata nessuna rassicurazione, così come nessuna ripetizione di quello che era successo la sera prima. Ciò che era accaduto in palestra non si sarebbe dovuto verificare mai più.

E allora perché si stava incamminando verso di lei divorando con lo sguardo il collo da cigno chino sul tablet? Perché immaginava prenderle le mani, farla alzare da quella sedia, sollevarle la gonna a tubino, stenderla sul tavolo delle riunioni e prenderla lì, senza alcun ritegno e senza alcuna vergogna? Perché si domandava se Santana preferisse usare reggicalze o calze autoreggenti? Perché si domandava quale fosse la sua posizione sessuale preferita?

'Basta, Kralidis! La devi smettere!' sgridò sé stesso.

Stava perdendo di nuovo il controllo e non erano nemmeno le nove del mattino. Congedò i consiglieri e attese che lasciassero la sala prima di mormorare il suo nome. Lei alzò la testa fissandolo con i suoi occhi viola. Angelos non era sicuro se l'interesse che vi lesse fosse di natura personale o professionale. Il fatto che non potesse più leggerla come un libro aperto, come abituava a farlo prima, lo disturbo ancora di più.

"Quindi... Adesso cosa succederà, signore? Non pensavo che avrebbe fatto sapere a Lascelles che stavamo facendo delle indagini su possibili connessioni con l'incidente della Seagull."

Angelos si fermò a pochi centimetri da lei e si strinse nelle spalle.

"Prima non ero sicuro del suo coinvolgimento... Finché non ho sentito la sua voce. Ho smascherato il suo bluff e ho capito che è dentro tutto questo fino all'osso del collo."

"Allora perché non gli dà la caccia?"

"Lascelles sa di essere braccato. Tra l'investigazione della FCA e la mia, questo verme o racconterà tutto oppure cercherà di fare il possibile per coprire le prove. Comunque sia, il suo tempo è finito. Gli ho concesso alcune ore per decidere quale strada scegliere."

"E se confessa di non essere il solo coinvolto in tutto questo?" indagò lei.

Lui sentì un tremolio nel tono di Santana e si domandò perché.

"Farò in modo che sia lui che tutti gli altri convolti, una volta dimostrati colpevoli senza ombra di dubbio, paghino fino all'ultimo centesimo per i danni che hanno causato. Anche quelli morali."

IL GUSTO DEL PROIBITO (1 LIBRO - I FRATELLI KRALIDIS)Where stories live. Discover now