CAPITOLO 11

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Alle sei, lo chef che Angelos aveva assunto per il suo staff, buttò la testa dentro l'ufficio chiedendole se voleva cenare. Lei mosse le spalle, indolenzite dopo tutte quelle ore seduta di fronte al computer e scosse la testa.

"Grazie mille per avermelo chiesto, Tom. Ma prima vorrei andare in palestra. Non preoccuparti... Mi arrangerò da sola."

L'altro annuì e se ne andò.

Santana prese il cellulare e il tablet e con l'ascensore, raggiunse il sessantesimo piano, dove si trovavano sei appartamenti. Quattro erano indipendenti e due invece comunicanti. Angelos usava il più grande che si univa, attraverso due porte, al suo quando si fermava lì. La vista su Londra era spettacolare, soprattutto di sera.

Attraversò il salotto di Angelos, apprezzando come al solito la splendida architettura della casa. Una parete della sala era dominata da un enorme camino ora spento, la cui temperatura d'inverno era regolata da un monitor computerizzato.

Di fronte c'erano divani colore ardesia attorno a un tappeto che copriva il pavimento di marmo. Alle pareti erano appese un paio di katana che erano appartenute ad un famoso samurai, oltre ad opere d'arte di enorme pregio, tra cui un quadro di Degas.

Mentre si dirigeva verso i suoi alloggi, lo sguardo le cadde sulla infinity pool che si prolungava verso le finestre grandi. La prima volta che l'aveva vista aveva sussultato, ringraziando di non soffrire di vertigini.

Da quella altezza, il Tamigi sembrava un nastro scuro che si snodava tra un ponte e l'altro. Si riusciva a vedere anche la fermata della metropolitana dove prendeva la metro che la riportava a casa, nel suo piccolo, ma amato appartamento.

Il suo appartamento.

Il suo santuario...

Il posto che amava tantissimo e che non vedeva da giorni. E che avrebbe potuto perdere se Angelos avesse scoperto chi fosse lei realmente.

Raddrizzò le spalle e promise a sé stessa che, finché avesse avuto aria nei polmoni, avrebbe lottato per conservare ciò che aveva salvato della sua vita precedente. Non avrebbe permesso a Harold di vincere una seconda volta.

Entrò nella sua stanza, dove Angelos aveva insistito che tenesse un intero guardaroba nel caso fosse dovuta partire con lui all'improvviso. Si cambiò e indossò un paio di pantaloni che le arrivavano a metà polpaccio e una maglietta.

Corse una buona mezz'ora sul tapis roulant, eliminando insieme al sudore tutte le tossine accumulate. Poi si dedicò alla cyclette e poi fece alcuni esercizi di allungamento in previsione dell'utilizzo dei pesi.

In quel momento arrivò Angelos, che si bloccò alla sua vista. Aveva i capelli arruffati, probabilmente perché vi aveva passato spesso le mani. Aveva allentato la cravatta e slacciato i primi bottoni della camicia, offrendole una breve immagine della sua pelle olivastra e del suo petto possente...

I loro sguardi s'incrociarono negli specchi che occupavano due delle pareti della palestra. Poi lui lo lasciò correre lentamente sul suo corpo. Santana s'irrigidì, consapevole che il respiro le si era bloccato da qualche parte. La mano le tremò leggermente notando i suoi occhi scurirsi per il desiderio.

"Non lasciare che il mio arrivo t'interrompa... Non era mia intenzione..." le disse Angelos avvicinandosi al frigorifero per recuperare una bottiglia d'acqua.

Si appoggiò alle sbarre e bevve alcuni sorsi, osservandola. Lei cercò di non fissare il movimento sensuale della sua gola mentre deglutiva. Fece un profondo respiro e sollevò un piede dietro di sé per allungare la coscia. Non era mai stata così consapevole dei suoi vestiti aderenti, o del sudore che le ricopriva la pelle.

IL GUSTO DEL PROIBITO (1 LIBRO - I FRATELLI KRALIDIS)Место, где живут истории. Откройте их для себя