CAPITOLO 58

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Avevo i nervi più tesi che mai.
Continuai a camminare avanti e indietro sotto la pioggia per qualche secondo, poi mi decisi ad entrare nell'accampamento.
Scavalcai un piccolo recinto di legno (completamente inutile a mio avviso) e mi addentrai nel campo.
La baita centrale era circondata da altre casette.
Mi diressi in quella in cui avevo incontrato Lizzie per la prima volta dando per scontato che si sarebbe trovata lì.
Salii gli scalini rapidamente, mi fermai soltanto quando alle mie orecchie arrivò un alto vociare.
Appoggiai l'orecchio alla porta: sembrava una discussione piuttosto accesa.
Presi coraggio ed entrai spalancando la porta di legno.
Strinsi le spalle quando sentii una ventina di sguardi bruciare sul mio corpo.
Tra le tante facce riconobbi prontamente Roy e Rey, mi guardavano con occhi di fuoco e denti serrati.
Alzai gli occhi al cielo, erano decisamente troppo buffi per potermi incutere timore.
Poi, spostai la mia attenzione sulla persona che occupava il trono: non era Lizzie.
Al suo posto vi era un ragazzo che si faceva imboccare con l'uva da due ragazze seminude.
Una lunga cicatrice irregolare gli percorreva l'intera lunghezza della parte sinistra del volto, ma lui sembrava incurante di ciò.
Quella caratteristica all'apparenza così contorta donava in realtà una perfetta armonia al suo viso da ragazzino.
Fu' quando incrociai lo sguardo con il suo che persi il respiro: i suoi occhi.
I suoi occhi così scuri, così familiari.
Il suo sorriso si trasformò in un ampio ghigno, mi squadrò da capo a piedi ma non gli permisi di mettermi in soggezione.
Alzai il mento e mi incamminai verso il trono.
Lui alzò le sopracciglia per lo stupore: non si aspettava sicuramente che avrei osato avvicinarmi così tanto a lui.
Probabilmente incuriosito dalla mia caparbia, si sporse in avanti con il corpo.
Le gambe accavallate, la schiena diritta e le mani intrecciate accomodate dolcemente sulle cosce.
Sarebbe stato tutto così stramaledettamene perfetto se non fosse stato per la corona di alloro che gli pendeva dal lato della cicatrice.

«Devo parlare con il tuo capo.» esordii incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo inclinò la testa di lato come se non avesse capito neppure una singola parola di quelle che mi erano uscite dalla bocca.

«Il mio capo?» domandò corrucciando lo sguardo.

«Lizzie...»

L'intera stanza si ammutolì per quello che sembrò essere il secondo più lungo di tutta la mia vita.
Il ragazzo seduto sul trono scoppiò in una risata, gli altri si unirono poi a lui.

«Che diavolo avete tutti da ridere?» scattai prontamente sulla difensiva.

Il ragazzo tornò subito serio ed incarcò le labbra in un sorrisetto sghembo.

«Il capo sono io, ragazzina.» replicò divertito e infastidito allo stesso tempo «Mi correggo: io sono il fottutissimo re di questo posto.»

Quella volta fui io a scoppiare a ridere, mi portai la mano sullo stomaco.
Si considerava il re di cosa?
Di uno stupido accampamento disperso nel bosco composto perlopiù da idioti?
Ridicolo, decisamente ridicolo.
Il sorriso sul suo volto sparì, il naso arricciato e lo sguardo assassino.
L'avevo fatto decisamente incazzare.
Mi asciugai le lacrime agli occhi e poi riportai il mio sguardo divertito su di lui.
Quell'espressione contrariata l'avevo già vista da un'altra parte.
Mi persi nei dettagli del suo volto per qualche istante finché la sua voce roca non risuonò nelle mie orecchie:

«Perché sei qui?»

«Ho bisogno di un posto dove stare.» risposi, istintivamente cominciai a dondolare sui talloni.

«Non sei la benvenuta.» esordì dopo avermi osservato a lungo.

Il ragazzo tornò ad ignorarmi e così fecero gli altri.
La ragazza dalla tunica azzurra gli infilò un acino d'uva in bocca, lui le morse il dito.
Un leggero rossore sembrò farsi largo sulle sue guance, si voltò leggermente per non fargli notare il suo imbarazzo ma lui sembrava esserne già accorto.
Bastava guardare la sua aria da arrogante per capire che era perfettamente al corrente dell'effetto che faceva alle persone.

The Cursed King - Il Re MaledettoWhere stories live. Discover now