CAPITOLO 23

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Una volta che tutti gli ospiti se ne furono andati, il silenzio piombò nuovamente all'interno del castello.
Durante la cena non riuscii a toccare cibo.
Ripensavo costantemente alle mani di Rysal sul mio corpo, al modo in cui era riuscito a farmi sentire a mio agio con una semplice frase.
Era riuscito a farmi calmare quando pensavo che nulla avrebbe potuto placare la rabbia che stavo provando in quel momento.
Riuscivo a comprendere il perché i miei genitori avevano creato quel braccialetto: se non avessi imparato a controllare i miei poteri sarei diventata un disastro naturale.
Decisi che una volta spezzata la maledizione avrei indossato nuovamente l'unica cosa che avrebbe protetto gli altri da me stessa.
Non potevo permettermi di ferire qualcuno proprio come avevo fatto con Cayden.
Salutai quest'ultimo con un bacio sulla guancia e poi seguii Rysal in camera.
Tolsi subito le scarpette poiché mi stavano torturando i piedi e poi sfilai l'abito.
Indossai una camicia da notte senza curarmi dello sguardo insistente del ragazzo davanti a me.
Abbozzai un rapido sorriso e poi mi buttai nel letto sotto le coperte gelide.
Mi sfregai le braccia per riscaldarmi un po', non mi ero resa conto di stare gelando.
Quando sentii il materasso abbassarsi capii che Rysal si era steso accanto a me.
Sebbene non emanasse alcun calore riuscivo comunque a percepire la sua presenza, il suo corpo così vicino ma così lontano dal mio.
La tentazione di voltarmi era troppa per non farlo, così mi girai sul fianco destro ritrovandomi a faccia a faccia con lui.
Sgranai leggermente gli occhi, non mi aspettavo di ritrovarmi il suo volto di fronte.
Lui sembrò stupito quando me, sapevo che le guance mi stavano andando a fuoco in quel momento.
Tutto ciò che riuscii a mormorare fu una buonanotte soffocata, poi chiusi gli occhi.
Se mi fossi voltata nuovamente avrei fatto una figuraccia e non volevo rischiare di sentirmi in imbarazzo più del dovuto.
Lo sentii ridere a bassa voce, si stava burlando di me.
Che ragazzo odioso ed esasperante che riusciva ad essere.
Aggrottai le sopracciglia infastidita.
Sapevo che sul suo volto era apparso il suo solito sorrisetto fastidioso.
Lo sentii spostarsi verso di me.

«Buonanotte, mia cara» sussurrò sulle mie labbra, poi si voltò dall'altra parte.

Mi passai una mano sul volto assonnato.
Ripetei a me stessa che non potevo fargli del male, sebbene un pugno se lo sarebbe meritato.
No, non dargli corda.
Mi voltai anche io dandogli la schiena.
Quando non lo sentii più muoversi mi tranquillizzai, finalmente stava dormendo.
Certe volte temevo che riuscisse effettivamente a leggermi nel pensiero per cui avevo paura perfino di pensare.
Eppure, sapevo perfettamente che lui non fosse dotato di alcun potere magico altrimenti non si sarebbe preso neanche il disturbo di venirmi a cercare.
Spalancai gli occhi di scatto.
Il mio corpo si mosse da solo, mi ritrovai giù dal letto in piedi su delle gambe che non sembravano neppure appartenermi.
Sentivo soltanto il pavimento gelido sotto i piedi.
Mi imposi di rimettermi nel letto a dormire ma sembrava che il mio corpo si rifiutasse di ascoltarmi, come se non mi appartenesse più.
Quando capii di non averne più il controllo era troppo tardi.
Le mie gambe mi trascinarono fino alla specchiera.
Una lama per la barba era appoggiata sul tavolino di legno.
La presi in mano, riuscivo a sentire il metallo freddo a contatto con la mia pelle.
Avrei voluto fermarmi, invece mi tagliai entrambi i polsi.
L'oggetto tagliente mi scivolò dalla mano schiantandosi a terra, una pozza di sangue si creò intorno ai miei piedi.
Riuscii a scorgere il mio riflesso nello specchio prima di avvicinarmi alla finestra: i miei occhi erano completamente bianchi.
Una forte ventata d'aria mi fece venire la pelle d'oca.

«Elle, che stai facendo? Ti sei ferita? Stai perdendo sangue!» mi domandò Rysal in preda al panico scattando in piedi.

Avrei voluto girarmi, chiedergli aiuto ma non ci riuscivo.
No, no, no.
Sentivo le lacrime inondarmi il volto.
Mi tirai su aiutandomi con la parete e mi ritrovai sul cornicione.

«Vieni da noi Brie, ti stiamo aspettando da troppo tempo ormai.»

La voce di mia madre mi perforò le orecchie.
Non poteva essere lei.
Una donna dai lunghi capelli scuri apparve nel giardino.
Le assomigliava così tanto, forse era lei.
Forse i miei genitori mi stavano cercando per davvero, mi rivolevano con loro.
Feci un passo in avanti e sotto di me sentii solamente il vuoto più oscuro e profondo che potesse esistere.
Una mano fredda mi circondò il polso prontamente.
Se in quel momento fossi stata cosciente avrei pianto per il dolore che mi stavano provocando quei tagli.
La presa di Rysal era salda su di me, non mi avrebbe mai lasciato cadere.
Mi trascinò giù dal cornicione, lasciando cadere il mio copro sul suo.
Senza badare al fatto che i suoi vestiti si stessero tingendo di un colorito scuro, mi strinse a sé.
Mi tastò il collo per sentire il battito, dal sollievo sul suo volto doveva essere nella norma sebbene mi sentissi tremendamente debole.
Fortunatamente i tagli sul mio polso non erano così profondi da provocare la mia morte immediata.

«Restate con me» mormorò con la voce spezzata «Non potete lasciarmi, avete capito? Ho bisogno di voi.»

Si strappò un pezzo di camicia e mi fasciò le ferite per fermare il sangue.
Mi accarezzò il volto con premura e poi urlò a squarciagola il nome del fratello.
Sentivo la testa appesantirsi e la vista farsi sempre più sfocata.
Rysal mi guardava in preda al panico, non sapeva cosa fare.
Tentavo di capire le parole che mi stava mormorando, ma non riuscivo a sentire.
Vedevo soltanto le sue labbra muoversi.
Puntai lo sguardo verso il soffitto, mi sembrò di vedere le stelle più luminose che avessi mai visto.
Poi tutto si fece buio.

The Cursed King - Il Re MaledettoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang