CAPITOLO 54

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Quella dannata mappa era incomprensibile.
I corridoi del sotterraneo sembravano tutti identici, mi ero già persa tre volte e non sapevo neppure se sarei riuscita a trovare l'uscita.
Non avevo idea fossero così diramati, sembrava un fottuto labirinto.
In più avevo la pelle d'oca, ero immersa nel buio e non mi piaceva.
Ero terrorizzata, presi una fiaccola dal muro per osservare meglio la cartina.
Si, mi ero decisamente persa.
La misi sottosopra e strinsi gli occhi per guardare meglio, ma non avevo proprio idea da dove ripartire.
Non sapevo neppure dove mi trovassi.
Fu' quando udii un gemito che alzai la testa di scatto dal foglio che tenevo saldamente tra le mani.
Con la fiaccola mi feci luce davanti, non si vedeva neppure la fine di quella strettoia.
Un altro gemito.
Mi strinsi nelle spalle e presi un bel respiro: avrei seguito quel rumore.
Avanzai con sicurezza finché non arrivai ad un bivio.
Ricontrollai la mappa e finalmente riuscii a capire dove mi trovassi.
Svoltai a sinistra e mi fermai per un secondo: avevo raggiunto le celle.
Colui che si soprannominava il corvo forse voleva farmi incontrare qualcuno dei detenuti, ma le prigioni mi sembravano completamente vuote.
Un altro rumore mi fece scattare sull'attenti, il cuore batteva all'impazzata.
Forse non ero poi così sola là sotto.
Strinsi la fiaccola con forza.
A detta della mappa sarei dovuta arrivare alla fine del corridoio e svoltare a destra: lì ci sarebbe stato ciò che avrei dovuto trovare.
Deglutii rumorosamente e le mie gambe ripresero a camminare.
E se fosse stata una trappola?
Non riuscivo a spiegarmi il perché fossi diventata così paranoica da quando avevo lasciato il Regno D'Inverno.
Scossi la testa, ormai ero scesa là sotto ed era troppo tardi per tornare indietro.
Solo qualche passo mi separava dalla verità, ma quale verità?
Mi fermai nuovamente quando raggiunsi lo svincolo.
Mi ero fidata così ciecamente di una persona che non aveva nemmeno avuto il coraggio di firmarsi con il suo vero nome.
Infilai la mappa nel corsetto e presi coraggio.
Svoltai a destra e mi paralizzai sul posto.
Il fiato mi si mozzò in gola ed una scia di lacrime salate inumidì le mie guance.
Scossi la testa, la fiaccola mi cadde dalle mani ed io fui costretta ad aggrapparmi al muro.
Non riuscivo a credere a ciò che vi era davanti ai miei occhi.
Provai ad avvicinarmi ancora, ma vacillai all'indietro per lo shock.
Mia madre...mia madre era ancora viva.
Il viso che ricordavo sorridente e curato era ora livido e sporco, deturpato da una cicatrice sul mento.
Avrei dubita dei miei stessi occhi se non avessi notato la fede dorata che portava al dito.
Era lei, senza alcun dubbio...ma io l'avevo vista morire.
Mi portai una mano al petto, era morta davanti ai miei occhi; eppure, ora si trovava lì a guardarmi come se fossi un'allucinazione.
Un conato mi salì in gola, ma lo ricacciai indietro prontamente.

«S-sei tu, Elle?» domandò, la voce flebile «Sei davvero tu?»

Riuscii a mormorare un debole "sì" prima di scoppiare in lacrime nuovamente.
I miei singhiozzi riecheggiavano per tutta la prigione.
Le mie gambe sembrarono muoversi da sole, mi fiondai contro la cella e mi aggrappai alle sbarre con forza finché le nocche delle mani non si dipinsero di bianco.
La mano ruvida di mia madre mi accarezzò il volto con la dolcezza che era solita ad appartenerle.
Chiusi gli occhi per assaporare a pieno quel momento.

«Mamma...» singhiozzai quando la osservai con più attenzione.

Era così magra che si vedevano le ossa tra quei vestiti logori.

«Come puoi essere ancora viva?» le chiesi «Ti ho vista morire.»

«Bambina mia...» mormorò «Quel giorno pensai anche io di essere morta, ma il re mi aveva trovato e mi aveva portata a palazzo. Ci ho messo settimane per riprendermi del tutto e quando ero pronta per tornare da te mi hanno rinchiusa nelle segrete.»

Non riuscivo a capire il perché l'avessero separata in quel modo terribile da me.

«Ma perché l'hanno fatto? Perché non ti hanno lasciato tornare da me?»

The Cursed King - Il Re MaledettoWhere stories live. Discover now