CAPITOLO 20

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Non potevo permettermi di chiudere occhio con il mio incubo più grande affianco così non dormii.
Tenevo gli occhi ben sbarrati fissati sulla sua schiena larga con il timore che si potesse voltare da un momento all'altro e pugnalarmi.
Sapevo però che non l'avrebbe mai fatto perché io ero l'unica in grado di salvarlo però conservavo una piccola punta di terrore dentro di me che mi aiutava a salvaguardarmi da Rysal.
Se non si fosse fermato lui non so cosa sarebbe potuto succedere.
Probabilmente avrei fatto qualcosa di cui mi sarei amaramente pentita, fortunatamente Rysal era stato in grado di riprendere il controllo per entrambi.
Non ero neppure sicura del fatto che stava ancora dormendo, il sole si era già alzato e splendeva radioso nel cielo.
Sentivo un leggero calore scaldarmi la nuca, il mio corpo era riparato da una mole di coperte, perciò, non avevo patito freddo nonostante la finestra fosse rimasta aperta.
Certo era però che avevo passato la notte più terrificante di sempre.
Nell'ala ovest come avevo già appurato i rumori erano più forti, più decisi.
Inoltre, il buio che vi era intorno a noi rendeva il tutto più inquietante, eravamo avvolti dall'ombra.
Avevo passato ore di pura agonia ad aspettare l'arrivo del sole perché non ne potevo più.
Pregavo che nessuna creatura oscura sarebbe riuscita a passare da quella dannata porta.
Tremavo al solo pensiero di ritrovarmi nuovamente faccia a faccia con quell'essere infernale.
Tentai di non ripensare a quella nottataccia.
Decisi di alzarmi dal letto senza aspettare che Rysal si risvegliasse.
Appoggiai i piedi a terra e sbadigliai.
Quel pomeriggio si sarebbe tenuta la festa in maschera e sentivo già le ore di sonno perse pesare su di me.
Pensavo che non sarei riuscita ad arrivare a fine giornata eppure avrei dovuto provarci.
Scrocchiai il collo che si era intorpidito per aver tenuto la stessa postura per tutta la notte.
Dovevo controllare come stesse Holly, il mattino era solita a canticchiare un motivetto acuto.
Era ferma nell'angolino della gabbietta nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata.
Gli occhi erano sgranati, le ali azzurre serrate.
Aprii lo sportellino e la presi tra le mani, era un pezzo di ghiaccio.
Era morta.
L'unico ricordo che avevo di casa se n'era andato per sempre.
Crollai sulle gambe e scoppiai a piangere tenendo appoggiata sul petto la mia piccola cocorita.
Era rimasta con me sin dalla morte dei miei genitori e non mi aveva mai lasciata.
Ero sicura che non se ne sarebbe mai andata, non così, in modo totalmente improvviso.
Ripensai alla sua espressione terrorizzata.
Che fosse morta per la paura?
Avrei dovuto dare ascolto a Rysal e lasciarla nella mia stanza, sarebbe stata più al sicuro.
Invece, testarda com'ero l'avevo contradetto.
Sentii due braccia fredde stringermi da dietro, mi accoccolai contro di lui.

«Mi dispiace» sussurrò scoccandomi un bacio sulla testa «Mi dispiace così tanto.»

Mi asciugò le lacrime con le dita ed io quasi mi scostai quando notai che la macchia nera si era diramata per tutta la lunghezza della falange.
Rysal notò il mio forte disagio e lasciò la presa su di me.

«È colpa della maledizione» mi spiegò sebbene non ce ne fosse il bisogno.

Io gli feci un cenno con il volto per incitarlo a continuare.
Avevo intuito che fosse colpa della maledizione ma volevo sapere di più.

«Aveva iniziato a manifestarsi a partire dalla punta dei piedi, ho pensato che avrebbe colpito prima le estremità del mio corpo e che quindi sarebbe stata solo una questione di tempo prima che arrivasse alle mani» continuò «Per questo quando siete arrivata indossavo quei guanti fastidiosi.»

Tutto mi tornava finalmente.
Aver scoperto il motivo per il quale indossava i guanti mi aveva avvicinata notevolmente alla scoperta della verità.

«Ora che siete al corrente della maledizione non vi è più il bisogno di indossarli.»

Annuii poiché non sapevo cosa rispondere.
Lui abbozzò un sorriso forzato e mi prese Holly dalle mani.
Non riuscivo neppure ad osservarla, così piccola ed indifesa.
Rysal mi fece alzare e mi ordinò di indossare uno dei suoi cappotti.
Ubbidii e non fui sorpresa nel notare quanto mi stesse lungo.
Strisciava a terra.
Lo seguii fuori dalla sua stanza curiosa sul dove mi stesse portando.
Quando arrivammo al piano inferiore aprì la portafinestra che dava sul giardino e mi fece cenno di seguirlo.
Si inginocchiò davanti ad un albero dalla chioma argentata ed io lo imitai.
Mi fece scavare una piccola buca nella neve e ci poggiò il corpicino senza vita di Holly.
Fui io a ricoprirla.
La mia cocorita era sparita lasciando spazio soltanto ad una distesa bianca.
Mi voltai verso il ragazzo al mio fianco, teneva le mani intrecciate sul grembo e gli occhi chiusi.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e lo imitai.
Quello che stava facendo per me in quel momento valeva più di ogni altra cosa e forse lui non ne era neppure consapevole.
Probabilmente non avrebbe mai saputo quanto aveva significato quel gesto per me.

«Solo nel ghiaccio troverai la pace» disse.

Fu solo in quell'istante che riuscii a comprendere il significato di quella frase.
Il ghiaccio avrebbe conservato il corpo di Holly in perfette condizioni per sempre.
Mi dispiaceva per la sua perdita ma quello non era un vero e proprio addio: era un semplice arrivederci.

The Cursed King - Il Re MaledettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora