Capitolo 19

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"Ros, devi stare ferma!" mi rimprovera Kat, sbuffando.
Sono passati quasi quaranta minuti da quando è iniziata questa specie di tortura cinese.
Sembro una Barbie nelle mani di una bambina con le trecce bionde e lo sguardo assassino, mentre la mia migliore amica si impegna a passare questo dannato mascara, tra le mie ciglia.
Ha lo sguardo concentrato e la lingua scorre da una parte all'altra del suo labbro superiore, e l'aiuta a mantenere alta l'attenzione su di me. Dovrei restare immobile, ma ogni volta che lei avvicina quell'oggetto malefico vicino al mio occhio, io, istintivamente, lo chiudo. È più forte di me.
Ma come fanno le modelle o le attrici a farsi truccare? Io, gli infilerei quel pennellino dove non batte il sole dopo cinque minuti.
" Dannazione Roslyn, se non stai ferma, giuro che ti lego su questa benedetta sedia!"inveisce mentre sventola l'oggetto degli inferi davanti ai miei occhi. Nemmeno fosse Micheal Mayers con il suo adorato coltello e la maschera bianca sulla faccia.
" Santo Dio, Kat, sembra che tu voglia cecarmi un occhio con questo dannato aggeggio infernale!" Ribatto, tirando la testa indietro per l'ennesima volta.
Puntella la mano sul suo fianco ed inizia a picchiettare veloce il piedi scalzo, sul pavimento. " Abbiamo truccato un occhio, Roslyn, e se ora non ti fai truccare anche l' altro sembrerai un panda. Quindi cuci quella bocca e spalanca gli occhi!" lo sguardo minaccioso sul suo viso candido, mi fa sorridere, ma tengo il punto, mordendo il labbro.
Le lancio uno sguardo contrariato ma faccio quello che mi dice.
" Facciamo così: fissa un punto davanti a te e immagina qualcosa che ti distragga" mi suggerisce, avvicinandosi di nuovo verso la mia faccia.
Sbuffo scettica, buttando gli occhi in alto, ma poi ancoro il mio sguardo verso il mare, che gioca silenzioso a nascondimo, tra le tende della finestra, nella mia stanza.
Ok, posso farcela.
Apro bene gli occhi, e cerco il modo di poter viaggiare con la mente.
In realtà, non impiego molto a focalizzare un'immagine davanti a me.
Compare una figura, tra le onde.
Ha il petto ampio che protende, teso, verso di me.
Capelli scuri lasciano scorrere goccioline di pura salsedine tra le ciocche, che scendono lente sul viso, e corrono giù, a perdersi tra l'incavo del collo e le spalle larghe.
È lontano, ma so perfettamente chi è, perché con lui è così che funziona, da quando ho varcato la soglia di questa casa.
Occhi verdi e sguardo magnetico attirano il mio viso, come il satellite per la terra, e tutto il resto scompare, dalla mia visuale.
Mi sorride beffardo, e con il suo indice lungo, mi fa cenno di avvicinarmi.
Gli sorrido mentalmente e sto per raggiungerlo, attirata da questa forza magnetica incontrollabile.
Le sue bocca si muove sensuale, ma il suono che esce da quelle labbra carnose è completamente diverso da come la immaginavo.
" Fatto!" Kat mi riporta bruscamente nella mia stanza.
Scuoto la testa e impiego un po' a capire le sue parole.
La guardo negli gli occhi, ancora totalmente persa nei meandri della mia fantasia.
Lei mi sorride furba. " A saperlo, ti avrei suggerito di pensare a Caleb venti minuti fa. Avremmo risparmiato tempo e fatica, ragazza".
" Cosa ti fa credere che stavo pensando a lui?" tento di giustificarmi, inutilmente.
Si avvicina al mio viso e con un gesto della mano mi chiude la bocca, tirando su il mento. " Perché stai sbavando come una quindicenne davanti ad un poster di Jason Mamoa".
Beccata.
Cazzo.
" Beh magari stavo pensando proprio a Jason Mamoa" la sfido, mentendo.
Lei assottiglia gli occhi, scrutandomi per un istante, ma poi torna a concentrarsi su di sé e infila le scarpe con il tacco rosso.
" Certo, come no e io sono Julia Roberts! Andiamo o il tuo Jason se lo accaparra qualcun' altra!" mi incita.
Le guardo storto, ma mi ritrovo ad infilare le scarpe che mi ha prestato e seguirla giù per le scale.

Dalla cucina arriva un profumo delizioso di tacchino.
Vorrei evitare di farmi vedere da qualcuno, tipo mio padre, per questo agguanto Kat per un polso prima che si intrufili nel luogo del nemico per assaggiare quello che rimane di un pezzo di volatile, e la trascino di soppiatto verso l'uscita.
La fortuna, però, non è dalla mia parte.
Soprattutto quando si indossano dei tacchi, e camminarci sopra significa per una come me, sembrare un T-rex intento a non schiacciare una distesa di uova, per terra.
Impossibile.
Mio padre, infatti, fa capolino dalla porta, con un mestolo in mano, e il canavaccio nell'altra.
Mi osserva con uno sguardo diverso che non so decifrare.
Sembra quasi stupito di questa versione di me un po' insolita.
Da quando sono qui ho sempre indossato jeans e maglietta, e stavo per fare la stessa cosa anche stasera, prima che Kat mi minacciasse di propinarmi tutta la serie di Twilight se non avessi indossato il suo vestito. Non ho potuto rifiutare, o l'alternativa sarebbe stata peggio.
Papà rimane sulla soglia, con la bocca dischiusa ed è Kat a prendere la parola per prima, rompendo l'imbarazzo che si è creato.
" Salve signor Shade. Cosa prepara di buono?"chiede, facendo segno verso la posata che sta asciugando.
Lui sposta gli occhi verso la mia migliore amica e sorride. " Oh, in realtà io..sto solo dando una mano a Lidya. Sono addetto alle stoviglie, per la precisione. Voi che fate? Uscite?" Chiede mentre torna a guardarmi.
" Siamo state invitate ad una festa. Non rimaniamo a cena" rispondo io, evitando il suo sguardo.
" Ah...ok. Magari vi lascio un po' di tacchino in forno, se ne avrete voglia quando tornate."
Strano, ma ho come l'impressione che abbia appena mostrato il suo lato gentile.
Una grande novità, per me, che ho visto il suo profilo austero per anni.
Non so come interpretarlo, quindo annuisco solamente, e alzo la mano per salutarlo.
Da quando abbiamo avuto quella conversazione, in macchina, i suoi sguardi e i suoi modi di comportarsi nei miei confronti, sono cambiati.
Si sono ammorbiditi, ma ho come la sensazione che quel filo sospeso, che è rimasto tra noi, prima che Kat arrivasse in aeroporto non si sia perso del tutto.
Mi volto, dandogli le spalle e torno spedita verso l' uscita, con Kat che mi segue, in silenzio.
" Ros, puoi venire solo un attimo, per favore?" mi richiama.
Non aspetta la mia risposta ed entra in cucina.
Ovviamente non posso rifiutarmi.
" Aspetta qui, torno subito". mi rivolgo a Kat, sbrigativa.
Cosa vuole? Mi domando, mentre lo raggiungo con non poche difficoltà dato che indosso dei trampolini di lancio al posto delle scarpe.
In cucina sembra essere scoppiata una bomba.
Mestoli, bicchieri e alcune teglie di alluminio creano una torre precaria sul lavandino, mentre la farina è sparsa un po' ovunque sul bancone della cucina. Mi guardo intorno, per non guardare lui, ma avverto i suoi occhi su di me.
"Sei bellissima, questa sera. Con questo vestito mi ricordi molto tua madre..." la sua voce è un sussurro quasi timido.
Se non ci fosse stato così tanto silenzio avrei persino creduto che le sue parole fossero frutto della mia immaginazione.
Lo guardo negli occhi per accertarmi che quelle frasi siano uscite dalla sua bocca, e lo vedo completamente diverso da come l' ho vissuto in questi anni.
Il viso mi sorride stanco e le rughe fanno da contorno a quegli occhi così simili ma distanti dai miei.
" Grazie." Tiro su un sorriso imbarazzato.
Non sono abituata a ricevere questo tipo di attenzioni da lui, e la verità è che non so come comportarmi.
Quest uomo ha generato troppa sofferenza nella mia vita e ha contribuito alla rottura di ogni equilibrio, nella mia famiglia. Ma per quanto mi sforzi di odiarlo, non ci riesco. Non ci sono mai riuscita del tutto e non so nemmeno io il perché.
Concentro l'attenzione sul vestito che Kat mi ha prestato, lisciando le pieghe della gonna blu. Il corpetto stringe un po' sul seno, perché io e lei abbiamo taglie completamente diverse, ma a detta sua, fascia e tira sú il mio seno prosperoso.
"Ros, volevo chiederti se domani ti andrebbe di venire con me. Lydia è abituata a decorare l' albero di Natale, nel giorno del ringraziamento ma quest'anno ho insistito per farlo una settimana prima della vigilia, come facevamo a casa. Ti ricordi? " mi chiede, mantenendo un filo di voce.
Ogni anno, lui, era impegnato con la chiusura delle ultime pratiche giudiziarie, e quando tornava a casa, l' ultimo giorno di lavoro, io e la mamma gli preparavamo dei biscotti alla cannella, mentre lui tirava giù l'albero dalla soffitta.
Mi ricordo che tutti insieme, lo decoravamo tenendo come sottofondo le canzoni natalizie di Micheal Bublé, stonando qualche nota qua e là.
Ci piaceva gustare una tazza di cioccolata fumante, dalle nostre tazze del Grinch, osservando le composizioni di luci, nell'oscurità e il camino acceso.
Eravamo una famiglia strampalata, anticonformista ma eravamo una famiglia bellissima, prima che lui rovinasse ogni cosa.
" Io non credo che..." provo ad oppormi, ma lui non mi lascia finire la frase.
" Ti prego, Ros. " Mi supplica con lo sguardo basso.
Sembra un cane bastonato e io non riesco a dirgli di no, questa volta.
" Ok, va bene. "Mi trovo a rispondere, alla fine.
" O-ok, fantastico!" i suoi occhi si illuminano di una nuova luce. Probabilmente non si aspettava che accettassi così facilmente.
È così diverso...
" Adesso devo andare, o faremo tardi" lo liquido, prima che mi penta della decisione.
" Certo,certo! Divertitevi e non bevete dai bicchieri degli altri" raccomanda, tornando serio.
Annuisco con la testa e raggiungo in fretta Kat che mi sta aspettando con il telefono in mano.
È intenta a picchiettare veloce sulla tastiera.
Sicuramente il destinatario del messaggio sarà il nostro soldato Ryan dei poveri.
Dovrei farle un discorsetto, da brava amica, ma non ho la testa per iniziarlo ora.
Un padre, con uno strano disturbo della personalità e il pensiero che il mio fratellastro starà limonando con qualche serpe, alla festa di Sam stanno mandando in corto circuito tutti i miei neuroni.
Un problema alla volta, Ros. Solo uno alla volta.
Partiamo da quello imminente, ossia attuare un piano di fuga dalla festa.
Mi farò bastare anche un semplice evitaCalebcomelapesteetuttoandrábene.
Sono disposta a tutto, purché io esca da lì con il cuore sano e la mente salva.
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Un desiderio da nascondereWhere stories live. Discover now