Capitolo 17

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Lo sbuffo dell'aria fredda che fuori esce silenziosa dal bocchettone della mia Chevrolet, nuova di zecca, mi rigenera. Osservo fuori dal finestrino, e conto ogni taxi che si ferma, carica bagagli e turisti felici, per poi sparire nel traffico della città.
Sono seduta sul lato del passeggero, e il mio obiettivo è quello di non voltarmi mai verso quello del guidatore, dove mio padre sta parlando animatamente al telefono con un suo cliente da quando siamo partiti per venire a prendere Kat, in aeroporto.
Direi che per il momento, me la sto cavando piuttosto bene.
" Ok John,inviami il verbale tramite email e gli darò una letta entro domani mattina" la voce austera di mio padre mi ha sempre messo soggezione, fin da quando ero piccola.
Quando non volevo fare i compiti o non volevo mangiare la verdura per cena, mia madre adottava il metodo Trevor. Lui arrivava con la sua postura rigida e lo sguardo greve e mi obbligava ad ubbidire, laddove mia madre non ci riusciva.
Ora vederlo così risoluto, mentre picchietta le dita lunghe sul volante, pronto a fare a pezzettini il suo prossimo nemico, non mi fa alcuno effetto.
Se non quello dell'astio.
Lo guardo di sottecchi, e ogni tanto mi accorgo che lui fa la stessa cosa con me. Non parliamo mai, se non di rado e solo per stupidi convenevoli.
Kat dovrebbe essere a momenti, e osservo ogni persona che attraversa le porte scorrevoli, nella speranza di incrociare il volto amico che più mi è mancato in questi mesi.
Ogni tanto ripenso all'invito di Sam e la sua carezza tra i miei capelli. Un gesto così intimo, da avermi procurato una bella dose di imbarazzo.
Non me l' aspettavo e per quanto lui sia un ragazzo molto carino, non riesco a non pensare che avrei voluto un'altra mano tra i miei capelli.
Scaccio il viso di Caleb dalla testa nel momento in cui mio padre chiude la telefonata.
" Tranquillo, vedrai che finirà dritto dietro le sbarre. Abbiamo tutte le carte in regola per vincere." afferma, con il petto gonfio di orgoglio, sotto la sua camicia di seta bianca. " Perfetto. A domani, salutami Sarah."
Cavolo.
Con una mano libera ripone il telefono nel taschino della camicia, e il silenzio torna sovrano in questo abitacolo.
Non lo guardare.
Non lo guardare.
Concentrati su altro, che non sia l'uomo che ti somiglia e che ti siede a fianco.
51, 52, 53....
I taxi passano veloci, ma il tempo sembra bloccato in questa automobile.
Avrei fatto a meno di chiedere un passaggio a lui, ma l'alternativa sarebbe stata Caleb, dal momento che era in casa, davanti alla TV, senza fare nulla.
Tra i due, ho scelto la via meno impetuosa.
Prometto a me stessa di prendere la patente, come tutti quelli della mia età, quando la sua voce tagliente arriva dritta nelle orecchie, sferzando l'aria e interrompendo il silenzio.
" Perché non provi ad andare d' accordo con tuo fratello, Ros?" la voce appare gentile,ma io avverto un cipiglio di rimprovero nell'intonazione.
Mi volto a guardarlo negli occhi, gli stessi occhi che mi hanno abbandonato senza remore, due anni fa.
" Non è mio fratello" tengo a precisare, dura.
Lo faccio un po' per rimarcare il suo errore, di averci lasciate per rifarsi una famiglia senza essersene pentito e un po' perché con Caleb non si può dire di avere un rapporto fraterno.
Al solo pensiero della notte passata in spiaggia, i peli delle braccia si rizzano e le guance infiammano.
Le nascondo da mio padre, tornando a guardare immediatamente fuori dal finestrino.
Se solo venisse a sapere cosa abbiamo fatto, morirebbe, penso.
Lui, alza una spalla con noncuranza.
" Ora viviamo tutti sotto lo stesso tetto, quindi gradirei una convivenza più civile." Alza il tono della voce quando aggiunge " Sembrate il gatto e il topo. Quando ci sei tu, lui va via e viceversa. Onestamente mi domando il perché. Avete litigato?"
Quando ci sei tu, lui va via.
Questa frase mi rimbomba nel cervello con un eco pazzesco e non riesco a rispondere subito.
Inizio a giocare freneticamente con i lacci delle converse, appoggiate sul cruscotto, mentre penso a una risposta da dare.
Mi è difficile mentire, davanti ad un avvocato, specie se mi guarda con aria indagatoria, ed è colui che mi ha concepito.
" È lui che ha litigato con me. Non ci siamo molto simpatici. Tutto qui." Vada per la mezza verità.
Mio padre alza un sopracciglio indispettito dalla mia risposta " Strano. È la stessa cosa che mi ha detto lui, questa mattina, quando gli ho chiesto di accompagnarti qui."
Non so cosa rispondere e lui continua, voltandosi completamente verso il mio sedile. "Ros? Guardami" sembra un comando più che una richiesta.
Fatico ad alzare lo sguardo dalle mie scarpe.
Anche lui mi sta evitando, ma io non riesco a capire il perché.
Sono io quella che è stata scaricata sulla spiaggia, come una zattera in mezzo ad un fiume in piena, quella mattina.
Incontro gli occhi verdi di mio padre, che mi scrutano con attenzione. " Ros, se è successo qualcosa con Caleb, devi dirmelo. Non voglio che litighiate. Ora siamo una famiglia, e.."
" Frena, frena! Siamo, chi?" sbotto in preda ad una collera che di colpo mi attanaglia lo stomaco, e mi sta facendo venire il voltastomaco, tutto insieme.
Lui rimane impietrito, come se non si aspettasse una reazione del genere, così improvvisa, da parte mia.
Approfitto del suo silenzio per continuare. " Il fatto che io sia stata costretta a vivere qui, in questo posto infernale, insieme alla tua famiglia, non ti dà alcun diritto di includere anche me nel pacchetto! È chiaro?!" inveisco tutto d'un fiato verso l'uomo che per anni mi ha inviato uno stupido assegno nel giorno del mio compleanno. Sbagliando data, per giunta.
Non dice nulla, mentre impreco contro di lui.
Mi guarda assente, ma un guizzo nei suoi occhi mi fa capire che non è del tutto indifferente alle mie parole. Torna a guardare la strada, davanti a sé e sembra che il silenzio sia tornato sovrano, in macchina.
Proprio nel momento in cui sto per scendere e accertarmi che Kat non si sia persa in aeroporto, lui blocca ogni mio tentativo di fuga stringendomi il gomito. Non mi guarda, quando inizia a parlare. Continua a fissare il vuoto, davanti a sé. " Ascoltami bene, Roslyn, perché te lo dirò una sola volta." Si volta solo un attimo verso di me, per accertarsi che io lo stia ascoltando.
Solo quando è certo della mia totale attenzione lascia libera la presa, e scompiglia i suoi capelli con gesto stizzito.
Prende un lungo respiro, prima di prendere coraggio per continuare" Amavo tua madre più di chiunque altro su questo pianeta. Lei mi ha donato te, ed io non finirò mai di ringraziarla per questo. So che mi odi per quello che ho fatto, ma c'è un motivo per il quale sono andato via..."
Vorrei lasciarlo finire, ma non ce la faccio. È più forte di me." Si, lo so. Il tuo motivo lo conosco bene!" alludo a Lydia e lui capisce al volo. Non a caso ha scelto il ruolo che ricopre, con tanto orgoglio. È perspicace di natura, ed io ho ripreso da lui.
Scuote la testa, e flette il labbro verso il basso per un istante. " No, Ros. La verità è molto più distante di quanto immagini. Non vorrei mai ferirti, ma è giusto che tu sappia come sono andate davvero le cose..." è impacciato.
Per la prima volta nella mia vita, vedo mio padre a corto di parole.
Si allenta il colletto della camicia e si passa nervoso una mano tra i capelli sale e pepe, ancora una volta, dandogli una piega spettinata.
È a disagio e lo noto dal modo in cui il suo pomo d'adamo si alza e si abbassa quasi in modo convulso.
Io non mi muovo dalla mia posizione. Temo che se dovessi muovere un solo muscolo, lui cambierebbe idea e non mi direbbe più nulla.
Rimango con le braccia attorno alle gambe, e le scarpe sul sedile.
" La realtà è che..." fatica a trovare le parole giuste.
Manca l' ossigeno qui dentro, nonostante i bocchettoni continuino a sparare aria condizionata, senza fatica, io non riesco a trovare il modo di respirare.
È come se tutto l'ossigeno fosse stato risucchiato dalla verità che mio padre sta cercando di buttare fuori.
Una goccia di sudore gli imperla il viso ed improvvisamente diventa più anziano di fronte a me. Gli occhi stanchi e le rughe d' espressione segnano il suo volto, e questo mi fa capire che porta avanti un peso enorme da chissà quanto tempo.
"Ascolta Ros, la verità è che...io..." la voce trema, e le mani torturano i suoi capelli e la sua bocca, senza tregua.
Sta per parlare di nuovo, con più convinzione quando un tonfo sul vetro fa sobbalzare entrambi e per poco a me non viene un infarto.
Il volto sorridente della mia migliore amica, appare dietro al finestrino chiuso, dal lato del passeggero, con il suo solito tempismo.
Ci metto un po' a focalizzarla, ma vorrei che mio padre continuasse a raccontarmi cosa sia successo alla nostra famiglia.
Per questo lo scruto, lo cerco con lo sguardo, sperando che lui non si fermi, che non interrompa quello che stava per dirmi, ma la realtà è che adesso sembra essere tornato improvvisamente il solito Trevor Shade, freddo e distante, mentre lancia un sorriso di finta cortesia alla mia migliore amica e le fa un cenno di saluto con la mano.
Se lo conosco abbastanza, non dirà più una parola, ed io ho perso l'unica occasione di sapere la verità direttamente dalla sua bocca.
Kat bussa di nuovo, con lo sguardo imbronciato ed io non attendo oltre.
In un attimo sono fuori e vengo investita dal getto d' aria bollente e dalle braccia della mia migliore amica.
"Dio, Kat! Quanto mi sei mancata!" l'avvinghio a me, e quasi la stritolo in una morsa letale.
" Nnnon ... rsiooo" prova a dire, schiacciata contro il mio petto.
" Come?"
Ritenta, alzando la voce con fatica. " Non respiro Ros, Gesù!"
Cazzo. " Oddio, scusa. Scusa! Stai bene?" la guardo e mi accerto che sia tutta sana, tastandola.
Solo ora mi accorgo di come è vestita. Sembra una melanzana con il suo cappotto viola e le air max rosa.
Sorrido sconcertata " Ma sei matta? Non ti avevo detto che qui si muore di caldo?!".
Il suo viso rosso, accaldato, è la prova che sta soffrendo i quaranta gradi di Destin e che probabilmente un colpo di calore è in arrivo.
" Dante deve aver preso ispirazione da questo posto , per descrivere il girone dell'inferno." Ammette slacciandosi la cerniera di metallo della giacca.
" Te l'avevo detto, io! Qui si muore. Lascia che ti aiuti a scollarti questo pompelmo di dosso!" La prendo in giro, e con un po' di fatica riusciamo nell'impresa.
" Salve, signor Shade!" saluta timida mio padre.
A lei un po' di timore ancora lo fa, probabilmente, perché non è mai titubante e introversa nei confronti delle persone,e, invece con lui sembra essere una bambina davanti ad un ladro di caramelle.
Kat è la classica biondina con la quale passeresti serate intere a parlare e a divertirti, ed io ho avuto la fortuna di incontrarla all' asilo quando la voglia di entrare in classe era sotto zero.
Mi ricordo che lei mi prese la mano e me la strinse per tutto il giorno, fino a quando i nostri genitori non sono tornati a prenderci.
Evito di guardare dietro di me, anche se la sua presenza alle nostre spalle è forte e chiara.
" Kathrine... benvenuta a Destin!" l'accoglie con educazione, senza troppa enfasi.
"Grazie. E grazie per la sua ospitalità"
" Oh per quella devi ringraziare la mia compagna. Ha insistito affinché Ros passasse delle vacanze in serenità" sento il suo sguardo su di me, ma resto di spalle.
Cosa si aspetta? Un grazie per l'accondiscendenza della compagna?
Se lo può scordare!
Aveva avuto la possibilità di lasciarmi vivere con Kat e la sua famiglia, a Greenville e invece non l'ha fatto.
Se pensa che invitando Kathrine per qualche giorno possa in qualche modo risollevare le nostre tensioni, si sbaglia di grosso.
" Vieni, lascia che metta le valigie nel portabagagli" si offre, avvicinandosi ai bagagli.
La mia amica, gli sorride cordialmente e lascia il trolley rigorosamente rosa, nelle mani di mio padre.
Poi torna a fissarmi, con un pizzico di commozione negli occhi. " Mi sei mancata da morire anche tu, per la cronaca"confessa.
Ci lasciamo ad un abbraccio, dolce ma forte. Non servono perole per descrivere quanto ci vogliamo bene, e quanto possiamo contare l'una sull' altra. A noi bastano i gesti.
Sono sempre stati quelli, per noi, a fare la differenza.
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Il viaggio di ritorno ho preferito passarlo nei sedili dietro, ad ascoltare gli ultimi aggiornamenti su Greenville.
Pare che la neve abbia bloccato ogni via di comunicazione e che la scuola abbia chiuso prima per le vacanze natalizie, per la gioia degli studenti.
Inoltre, a detta di Kat la squadra di football sta andando alla grande, e Joey , la capo cheerleader, insieme a Danny, il capitano della squadra sono stati incoronati per la terza volta di seguito, re e regina del ballo di autunno.
Wow, questa si che è una novità.
Per il resto, anche i voti di Kat sono migliorati e ha presentato domanda per accedere alla prestigiosa Accademia di moda, la Fashion Institute of Technology, con sede a New York.
Deve solo perfezionare il suo curricula e quasi sicuramente sarà ammessa.
Stanno tutti andando avanti, solo io ho le sensazione angosciante di essere ferma sulla stessa casella, da troppo tempo, oramai.
Il problema è che non so dove trovare il coraggio di lanciare i dadi.
Harvard è il mio sogno, da sempre, ma non ho una media così alta da poter ambire ad un' eventuale candidatura.
Dovrò, quasi sicuramente accedere a qualche corso extracurricolari, mio malgrado.

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