Capitolo 4

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I venti minuti sono passati da ormai due ore, e io non ho più varcato la soglia della mia fantastica camera unicornosa da quando Caleb mi ci ha trascinato dentro con la forza.
Ho solo asciugato i capelli e indossato un pigiama, comodo e non troppo pesante,vista la temperatura bollente che mi perseguita  stasera.
Nessuno è venuto a cercarmi. Nessuno si è preoccupato di farmi mangiare.
La mamma si sarebbe catapultata nella mia stanza dopo cinque minuti di ritardo, solo per costringermi a mandare giù qualcosa.
Ma qui è diverso.
Qui non sono la benvenuta, e anche le pareti di questa camera me lo gridano a squarciagola.
Devo concentrarmi sul lato positivo della storia: avrò la mia indipendenza non appena l anno finirà e io taglierò la corda verso il college, il più lontano possibile da Destin.
In fondo sono solo 7 mesi. Posso farcela.
Volerò basso sia qui che a scuola. Non stringerò amicizia con nessuno, e starò alla larga dal quel gatto nero del mio fratellastro.
Facile, no?

Il balcone della mia camera affaccia direttamente sulla spiaggia, forse è l' unica nota positiva di questa disgustosa accozzaglia di colore rosa pastello.
Fuori la temperatura è calda e il sole sta scendendo lentamente sull orizzonte dell' Oceano.
A Greenville, ora è  praticamente notte, e con molta probabilità le strade saranno coperte da un sottile strato di neve, mentre qui la nostra stella non vuole abbandonare questo lembo di terra.
Ne approfitto per prendere un respiro, e mentre guardo la distesa di spiaggia che si staglia lunga davanti a me digito il numero di Kat.
Sono qui solo da poche ore e già mi manca terribilmente quella piccola pulce.
Risponde al primo squillo.  "Cavolo Ros! Ti avevo detto di avvisarmi non appena fossi atterrata! Sono passate più di dieci ore! Pensavo fossi morta!" La voce ansiosa e un po' acidula della mia migliore amica arriva forte nell' orecchio, tanto da costringermi ad allontanare il telefono.
La solita ansiosa, ma l'adoro anche per questo.
Quando la ramanzina è finita,  poso di nuovo il telefono, incastrandolo tra la spalla e la guancia.
"No. Purtroppo sono ancora viva, ma giuro che qui sembra l' inferno Kat", e non mi riferisco solo alla temperatura.
"Va tutto bene?" Mi domanda con un briciolo di apprensione.
Il mio sguardo si posa al di là delle onde, ed incontra direttamente quel piccolo spiraglio di luce solare, pronto a cedere, finalmente il posto alla sera.

Il mio sguardo si posa al di là delle onde, ed incontra direttamente quel piccolo spiraglio di luce solare, pronto a cedere, finalmente il posto alla sera

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Sospiro. "No, Kat. Mio padre è sparito non appena mi ha parcheggiato davanti la porta della mia stanza, e come se non bastasse ho un fratellastro che mi ha dato il benvenuto dipingendomi le pareti di rosa e inondando la camera di peluche con gli unicorni".
Mi aspetto un po' di compassione, ma dall' altra parte del telefono, la risata fragorosa della mia migliore amica non tarda ad arrivare.
Mi rabbuio all'istante. " Grazie per le tue parole di conforto Kat. Ne avevo davvero bisogno.."
"Scusa...scusa! Hai ragione. Ma almeno è carino?"
" Non sono qui per cercare marito... O qualche incesto famigliare Katrine! E comunque è un tipo strano. E antipatico!" Concludo portando nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre ripenso alla scena del bagno. Evito di raccontarla a Kat, altrimenti partirebbero dei viaggi mentali a luci rosse, che non sono pronta ad ascoltare.
"Ok..ok, tranquilla. Volevo solo sdrammatizzare" me la immagino con le mani in aria in segno di resa.
"Piuttosto tu! Che dice il soldato dei poveri?" La punzecchio, mentre tento di dirottare il discorso su altro che non sia alto, castano e con una faccia da schiaffi.
" Non chiamarlo così!" Si ferma e sospira affranta. " Oggi non l' ho sentito spesso, ma poco fa si è scusato dicendomi che è stata una pessima giornata."
"E come mai? Ha perso la partita a Call of duty?".  È più forte di me, il tizio continua a non convincermi per niente.
"Ah-ah! Sei molto spiritosa, te l' hanno mai detto?!" Ribatte acida.
Io sorrido, mentre un leggero brontolio dello stomaco mi ricorda che non tocco cibo da quasi ventiquattro ore.
" Kat, credo che sia arrivato il momento di mettere qualcosa nello stomaco altrimenti morirò di fame!" .
"Non posso credere che ti hanno lasciato senza cibo. Tuo padre è davvero uno stronzo!"
"Già. Ci sentiamo domani! Non fare tardi con il tuo soldatino..." Lascio la frase a metà e non riesco a trattenere una risata.
Lei sospira rumorosamente, prima di rispondere. " Tu, piuttosto, non farti fregare dal tuo fratellastro!"
"Ci puoi scommettere!" Rispondo decisa.
"Notte Ros!".
"Notte Kat!".
Riaggancio e rientro nel buio della mia stanza.
Mi faccio coraggio ed esco alla ricerca della cucina.
Ho una fame da lupi.
Il corridoio è silenzioso e dal piano inferiore non sembra provenire alcun rumore.
Ottimo...via libera!
Dalla finestra della sala da pranzo filtra la luce artificiale del lampione, illuminando la stanza. Non mi serve accendere la lampada per vedere sul lungo tavolo di marmo un vassoio con una busta bianca, e il mio nome scritto a mano.
Mi avvicino lentamente,senza fare rumore, e apro la busta:
"Roslyn, non sono salito a portarti il vassoio perché Caleb mi ha detto che dormivi. Se vuoi,ti ho lasciato del tacchino e qualche verdura. In frigo ci sono anche dei dolci che avevo preparato per il tuo arrivo, spero ti piacciano. Io sono andato a prendere Lidya all'aeroporto, ci vediamo domani.
Papà"
Ma allora non si è dimenticato di me...
È tutta colpa di quel figlio di putt...
"Dormito bene, sorellina?" il tono divertito di Caleb mi arriva dritto dietro la  schiena.
Stringo forte i pugni e serro la mascella così tanto da sentire i denti scricchiolare tra di loro.
Mi volto di scatto, pronta ad affrontarlo ma mi blocco immediatamente, impuntando i piedi.
Caleb è  praticamente ad un passo da me e mi sovrasta con il suo metro e novanta. Il petto nudo, imperlato da piccolissime gocce d'acqua scendono rapidamente verso il basso ventre, fermandosi sopra il bordo del suo costume nero.
Da questa distanza riesco a percepire anche il suo profumo di salsedine e muschio bianco: l'odore di Destin e di estate. Un odore nuovo per me, e che mi fa tenere gli occhi e tutti gli altri sensi incollati sul suo corpo. Tutti tranne uno: il tatto!
Le mie mani sono ancora chiuse a pugno,  la stretta si è ammorbidita.
Ma non del tutto, perché la voglia di prendere a schiaffi quel viso umido mi è rimasta tra le mani.
"Sei veramente uno stronzo,Caleb!" Lo insulto.
Lui increspa la fronte per un attimo, e poi si avvicina. Tanto. Troppo. Si curva leggermente per fare aderire la sua bocca al mio orecchio. Il suo respiro caldo mi solletica il lobo, e un brivido strano mi percorre le braccia per fermarsi dove non dovrebbe.
" Anche se mi eccita da impazzire il modo in cui pronunci il mio nome, rimani comunque il mio nemico numero uno!"
Non muovo un muscolo. Nemmeno il diaframma riesce a fare il suo dovere, e io dimentico di ingoiare aria e pomparla nei polmoni.
Quello che esce dalla mia bocca è solo un rantolo involontario. Volto leggermente il viso verso quella frase piena di astio che è appena uscita dalla bocca di mio fratello.
I suoi occhi verdi, illuminati debolmente dalla luce del lampione, mi scrutano da vicino. Per un solo brevissimo istante vorrei accorciare la distanza, per baciarlo e togliergli quel ghigno strafottente al sapore di sale, ma poi rinsavisco e mi allontano bruscamente, maledicendomi per i miei pensieri sconci.
Finalmente riprendo a respirare.
" Non so cosa ti ho fatto, ma stammi alla larga, fratellino,  se non vuoi la guerra!" Rispondo in tono di sfida, senza staccare lo sguardo dal suo viso.
Lui sorride, tirando sú un angolo della bocca e strizza l'occhio. " Sono un guerrafondaio per natura sorellina! Fossi in te non scherzerei con il fuoco".
Mi guarda serio per quello che sembra l' infinito. Nessuno dei due sembra cedere, ma alla fine, così come è successo nella mia stanza, si volta e si lascia inghiottire dall' oscurità, sparendo dalla mia vista.
Anche se mi eccita da impazzire il modo in cui pronunci il mio nome, rimani comunque il mio nemico numero uno!"
Che cosa significa quello che ha detto?

Rimango nel silenzio di Destin e della casa, per riflettere sul perché di quelle parole, per non so quanto tempo ancora,senza trovare una risposta valida.
Forse sono io quella che è stata appena inghiottita dall'oscurità senza nemmeno essermene accorta.
Lo stomaco si è chiuso nuovamente ed io vado a letto senza cena e con un gran peso sul petto.
Mamma, ma dove sei?

Un desiderio da nascondereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora