Capitolo 3

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Non so per quanto tempo ho dormito, ma quando mi sveglio la stanza è completamente avvolta nel buio e i miei occhi impiegano un'eternità ad abituarsi all'oscurità totale. Tasto il letto con la mano alla ricerca del telefono e quando lo trovo, la luce abbagliante del display segna le sette e zero nove della sera. 

Porca troia, ho dormito praticamente tutto il pomeriggio. E con questi pantaloni pesanti ho sudato come un maratoneta alla fina della corsa. 

Ho un disperato bisogno della doccia.

Afferro le prime cose che mi capitano tra le mani, mentre frugo nella valigia ancora appoggiata a terra, pronta per essere disfatta. Per fortuna il bagno è proprio accanto alla mia stanza, e quindi non corro il rischio di essere disturbata. 

Il corridoio, come il resto della casa è avvolto nel silenzio. Forse sono sola, per fortuna. 

Mi intrufolo piano nel bagno e preparo la vasca per immergermi e rilassarmi ancora un po'. Mi spoglio lentamente, ma con fatica dato che i pantaloni e la maglietta sono diventati come carta velina sul mio corpo. Un senso di pace e benessere mi invade non appena entro nella vasca di questo bagno lussuoso, pieno di schiuma. Appoggio la testa al bordo e avvio la mia solita playlist di John Mayer. 

La mamma lo adorava...

Scaccio questa malinconia immediatamente cacciando le lacrime che prepotenti affiorano sul viso e chiudo gli occhi immergendomi ancora di più, fino a toccare l'acqua con il mento.  Le palpebre si fanno subito pesanti e crollo di nuovo in un sonno profondo.

" Ma che cazz...!?" una voce maschile del tutto sconosciuta mi risveglia di soprassalto. 

Spalanco gli occhi e la figura alta e seminuda del mio fratellastro se ne sta immobile con le braccia conserte davanti a me e mi fissa. 

Porca miseria, ma questo qui è un pervertito.

Lui  indossa solo un asciugamano bianco intorno ai fianchi scolpiti, mentre io sono completamente nuda. A coprirmi è rimasto solo un sottilissimo strato di schiuma, ma più passa il tempo e più si scioglie nell'acqua tiepida. 

Mi copro istintivamente il seno prosperoso con le mani e assumo uno sguardo minaccioso" Esci subito da qui, maniaco" lo incalzo con  voce tagliente.

Lui aggrotta la fronte e continua a scrutarmi imperterrito " Non ci penso nemmeno. Questo è il mio bagno. Ti do due minuti per uscire o lo farò io di peso" mi avverte puntandomi il dito contro.

"Non mi sembra di aver letto il tuo nome sulla porta, quindi smamma tu" gli rispondo, snobbandolo.

Ora il suo sguardo è divertito " Non mi sembri nella posizione di potermi comandare, per cui scegli: da sola o con me" mi deride sorridendomi.

"Da sola, grazie" lo prendo in giro lanciandogli un sorriso tirato.

" Bene, hai due minuti..." conclude mentre si volta per andarsene.

" Non ho terminato la frase. Intendevo dire: Da sola... quando avrò finito di lavarmi." ora il mio sorriso di sfida si allarga ancora di più. 

Beccati questa, mammoccio!

Caleb rimane in silenzio, di spalle, lo vedo respirare pesantemente alzando e abbassando le spalle con energia. Pare quasi che non mi abbia sentita, perché non accenna a muovere un muscolo, mentre Belief di John Mayer scorre tranquilla in sottofondo. 

Poi tutto succede all'improvviso. Di colpo si gira verso di me, afferra l'accappatoio blu che mi sono portata da Greenville e lo getta nella vasca, bagnandolo completamente. Sto per attaccarlo quando lui con uno strattone mi solleva come se i miei cinquantacinque chili fossero diventati venti. 

Le sue braccia sono forti mentre si agganciano sotto le mie cosce e intorno alla testa. Nonostante la sua stretta possente, cerco di divincolarmi il più possibile, ma ogni tentativo è inutile. La sua stretta diventa sempre più vigorosa, ma per fortuna il tragitto è breve, perché dopo pochi passi, lui mi lascia andare e atterro con i piedi bagnati sulla moquette della mia stanza.  Ho ancora l'accappatoio avvolto alla bell'è meglio intorno al corpo, ma non mi importa, perché inizio a colpirlo in ogni punto del suo torace ampio. 

" Tu sei fuori di cervello. Un malato  psicotico cronico!" urlo con quanto fiato ho in gola, dato che i miei pugni non sembrano scalfirlo. E a quanto pare nemmeno le mie parole. 

" In questa casa ci sono delle regole ben precise dolcezza. E una di queste è: Non contraddirmi mai o te ne penti. George ci vuole giù in venti minuti per la cena, quindi ti consiglio di affrettarti." il suo tono è deciso, serio e un velo minaccioso, come i suoi occhi blu. Non mi da nemmeno il tempo di rispondergli perché sparisce nel corridoio portandosi dietro la porta della mia camera, sbattendola.

Ho capito che la mia presenza non è gradita al principino, beh la cosa è reciproca.

 Se vuole la guerra, la guerra avrà.

A noi due caro fratellino. 




Care Fegies, pare proprio che tra i due fratellastri non corra buon sangue, ma è ancora tutto da scoprire... perché si sa... Chi disprezza oggi, compra domani!

Stay tuned! 

Ci vediamo al prossimo capitolo!



Un desiderio da nascondereWhere stories live. Discover now