Capitolo 48

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La mattina seguente mi ero svegliata in camera di Elena sul suo letto, avrei tanto voluto che Riccardo fosse lì con me per abbracciarlo come avevo fatto la sera prima. Forse, se non avessi bevuto quei due bicchierini di rum, non avrei avuto il coraggio di farlo, ma non mi ero pentita di nulla ed ero sicura che anche lui aveva provato qualcosa. Avevo sentito il suo cuore battere forte quando mi stringeva ed era stata un'emozione indescrivibile poterlo toccare davvero.

Avevo un mal di testa terribile, le mie amiche parlavano da un'altra stanza, probabilmente stavano preparando la colazione. Fuori era ancora buio, pioveva e non volevo alzarmi; c'era un bel tepore sotto le coperte.

Indossavo un pigiama di Rebe con tanti orsacchiotti stampati e non capivo il perché, visto che avevo portato il mio, ma poco importava, quella sera erano successe così tante cose che l'ultimo dei miei pensieri era quell'indumento.

Arrivata in cucina, erano tutti seduti, Elena stava preparando le crepes e il profumo mi aveva fatto brontolare lo stomaco. I ragazzi mi avevano accolta con un applauso.

<<Sei l'unica persona che conosco che si ubriaca con due cicchetti>> disse uno dei ragazzi, credo si chiamasse Matteo.

<<Ma sono anche l'unica che merita un applauso>> risposi ironicamente scatenando le risate di tutti.

Il posto vicino a Riccardo era vuoto, credo che lo avessero lasciato libero apposta, tutti ci avevano visto uscire fuori insieme e probabilmente anche addormentarmi su di lui.

Ero l'unica ancora in pigiama, ma non mi sentivo fuori luogo, non ero mai stata sfacciata, ma quando c'era Riccardo sentivo di poter fare tutto ciò che volevo, senza sentirmi giudicata.

<<Come stai?>> Mi chiese proprio lui una volta seduta

<<Vedo doppio e mi scoppia la testa, ma credo sia normale>> risposi mettendomi le mani sulla faccia sperando che quel dolore passasse presto.

Era freddo e distaccato, non mi aspettavo chissà quali grandi cose, forse qualche parola in più.

Dopo un po' tutti erano andati via, io ero dovuta tornare a letto, non avevo mangiato nulla e stavo malissimo. Non ero riuscita a salutare nessuno, mi dispiaceva, soprattutto per Riccardo, ma forse era stato meglio così. Tutto quello che era successo, era stato bellissimo, ma si fermava solo a quello, lui non era innamorato di me, lo aveva dimostrato quella mattina, ma anche se mi sentivo una bambina, quell'abbraccio aveva contato molto per me.

Le mie amiche avevano fatto irruzione in camera togliendomi le coperte di dosso, non avevo più quel dolore fastidioso alla testa ma non stavo ancora del tutto bene.

<<C'è qualcosa che devi dirci a proposito di ieri sera?>> mi chiese Rebe, con la sua solita curiosità>>

<<mi dispiace deludervi, ma a parte un abbraccio non è successo nulla.>>

<<Abbiamo detto ai ragazzi della festa a casa tua per il 24 dicembre>> disse Elena sperando che io non mi arrabbiassi>>

<<lo avete detto anche a Riccardo?>> dissi sentendo ancora l'alito che sapeva di alcool, non ero arrabbiata ma se qualcuno avesse dovuto invitarlo, avrei dovuto essere io, non di certo loro.>>

<<No, lui era già andato via, abbiamo preferito dirlo dopo>> disse prontamente Rebe.

<<Grazie ragazze>> non avevo avuto bisogno di aggiungere altro, io e le mie amiche avevamo una bella intesa e sapevano che quelle mie parole si riferissero a tutto quello che facevano per me.

Dopo qualche ora finalmente il mal di testa era sparito. Sentivo di avere la forza di un leone, così avevo proposto alle mie amiche di fare un giro per negozi per comprare altri addobbi natalizi; mancavano solo quattro giorni alla vigilia e non avevamo ancora comprato tutto quello che ci serviva.

La giornata adesso era soleggiata e una bella passeggiata a piedi mi avrebbe fatto bene.

La domenica mattina il centro aveva un non so che di magico, tutte quelle famiglie che durante i giorni feriali lavorano, approfittavano del fine settimana per portare i figli in giro per la città, anche solo per respirare un po' d'aria pulita.

Rebe aveva visto in una vetrina delle luci a forma di fiocco di neve.

<<Queste possiamo metterle attorno al tuo salone>> disse felice della sua idea. Si stavano dando un gran da fare per organizzare quella festa e speravo che tutto andasse per il meglio. Non avevo ancora deciso se invitare Riccardo, avrei voluto con tutta me stessa passare quel giorno insieme a lui, ma questo significava stare in ansia per tutto il tempo e non mi sembrava una buona idea. Volevo passare quella festa senza nessuna paranoia.

Avevamo comprato tantissime cose, andavamo fiere dei nostri acquisti, portavamo almeno cinque sacchetti l'uno in mano e mentre camminavamo parlavamo di come posizionare gli addobbi in salone.

<<Non voltarti, Elisa e Riccardo sono dietro di te>> mi disse Elena provando a fare l'indifferente, ma non c'era riuscita, perché si erano appena avvicinati a noi.

Lei era bellissima, aveva un vestito nero e degli stivali con il tacco, sembrava che avesse appena finito una sfilata di moda. Anche se la trovavo perfetta, però, quel giorno aveva un'espressione in viso che non ero riuscita a capire, mista di rabbia e delusione. Per un attimo, avevo provato tenerezza per lei, non so perché, ma subito dopo dovetti ricredermi perché disse:

<<Tu guarda chi c'è, la miracolata.>> Lo aveva detto con una cattiveria disumana, quasi come se avesse sperato che io morissi per tutto il tempo che ero stata in coma.

Ma perché ce l'aveva tanto con me? Per qualche visita che mi aveva fatto Riccardo in ospedale?

La trovavo infantile ma non la odiavo. Mia madre mi ha sempre detto che se si viene criticati, molte volte, significa che la gente è invidiosa, ma non riuscivo a spiegarmi il motivo; sarei dovuta essere io quella invidiosa, lei aveva Riccardo al suo fianco, io no.

Dopo quella frase, nessuno era riuscito a dire nulla, Riccardo era mortificato e nervoso, non lo avevo mai visto così, lei lo guardava sorridendo, come se cercasse la sua approvazione, ma lui non la degnava neanche di uno sguardo. Mi fissava come se provasse vergogna per lei.

<<Ma qual è il tuo problema?>> Rebe era partita all'attacco, non l'avevo mai vista così arrabbiata e stranamente Elena non l'aveva fermata, anche loro avevano notato la sua cattiveria in quelle parole.

<<Noi dobbiamo andare, buona passeggiata>> avevo detto in tempo, fermando Rebe che si stava avvicinando sempre di più ad Elisa.

<<Anche in ospedale faceva così, Riccardo è un povero succube>> disse nuovamente ad alta voce, sperando che la sentissero, ma ormai erano distanti.

Le mie amiche erano state molto vaghe in merito alle visite di Riccardo in ospedale e volevo capire un po' meglio, così le chiesi:

<<Che vuoi dire?>>

<<Quando veniva a trovarti, lei lo tartassava di chiamate. Non era d'accordo che lui fosse lì...>> rispose Elena.

<<Ma lui non andava via, anzi molte volte le chiudeva il telefono in faccia>> aveva continuato Rebe, quasi felice.

Non riuscivo ancora a capire cosa ci vedesse in lei Riccardo, forse aveva trovato delle qualità che gli piacevano e che mostrava soltanto a lui. Io di dolce e simpatico non ci avevo visto proprio un bel niente.

Adesso avevo avuto la certezza di non volerlo invitare a casa mia per la vigilia, lo amavo alla follia, ma in qualche modo dovevo dimenticarlo, Elisa faceva parte della sua vita ed io non potevo fare altro che accettarlo rassegnandomi.

Ti Ho Già Incontrato &quot; La Realtà Dentro Di Me&quot;Where stories live. Discover now