Capitolo 42

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Io e mia madre, eravamo appena tornate a casa dall'aeroporto. Erano stati dei giorni bellissimi ma faticosi; fortunatamente, la scuola era finita già da un po'; sarebbe stata una tragedia tornare dal viaggio e affrontare interrogazioni e compiti in classe.

Io e le mie amiche eravamo state promosse al quinto anno, i miei diciotto anni adesso erano sempre più vicini e di nuovo mi veniva in mente un ricordo con Riccardo.

Un po' triste, andai in camera mia, mi ero soffermata a pensare a Federico. Avevo sbagliato a non baciarlo? Mi sentivo un po' confusa, la mia vita non era mai stata complicata eppure adesso mi trovavo in questa situazione assurda. Roma mi aveva aiutata tanto, ma non riuscivo a smettere di pensare a Riccardo. Ogni volta che mi veniva in mente, sentivo l'aria che mi mancava, tra me e lui c'era un forte legame, lo percepivo, ma ancora non riuscivo a spiegarmi quei sogni fatti insieme a lui.

Avrei voluto che una maga mi facesse un incantesimo, solo per dimenticare tutti i ricordi con lui, lasciando tutto il resto. A proposito di ricordi, avevo completamente dimenticato la promessa fatta a mio padre: dovevo assolutamente parlare con mamma, ma non sapevo come fare.

A distogliermi dai miei pensieri, ci aveva pensato proprio lui che mi stava chiamando al cellulare.

Gli stavo raccontando del viaggio, non era potuto venire in aeroporto perché aveva la famosa visita; quel giorno avrebbe saputo se il "mostro" lo aveva lasciato in pace. Avevo tanta paura a fargli la fatidica domanda, come se, non chiedendogli nulla, lui stesse bene, ma dovevo sapere così gli chiesi:

<<Hai avuto notizie?>>

<<Sì piccola mia, la cura sperimentale ha funzionato. Sono guarito>> disse alzando il tono di voce.

Mi sentivo sollevata, quel grande masso sullo stomaco era andato via, mio padre stava finalmente bene ed io ero felice.

<<Ti ho chiamata anche per un altro motivo Andy, una mia conoscenza sta organizzando un corso base di teatro di tre settimane. Ti va di partecipare?>>

Come faceva a conoscere la mia passione? Sicuramente le mie amiche e mia madre avranno parlato con lui in ospedale, pensai.

<<Sì, sì, sì e di nuovo sì papà, grazie. Quando si comincia?>> Ero euforica, tutto quello che avevo sempre desiderato era recitare.

<<C'è un piccolo particolare, si svolgerà a Milano>> il suo tono di voce era cambiato, sarei dovuta rimanere lontano da casa per quasi un mese, in una città sconosciuta e la cosa mi metteva paura.

Dovevo essere rimasta in silenzio per un po', perché d'un tratto mi chiese:

<<Andy? Sei ancora in linea?>>

<<Sì, certo sono qui, pensavo soltanto che...>> non avevo finito la frase che interrompendomi disse:

<<Io verrò con te, la zia vive a Milano e ci ospiterà per tutto il tempo>>

Di colpo le mie paure erano sparite, avrei passato del tempo con mio padre e lasciare un po' Palermo mi avrebbe fatto bene.

<<Il problema sarà dirlo alla mamma>> dissi un po' triste, non volevo lasciarla da sola, ma non volevo neanche rinunciare a questa possibilità.

<<Io e mamma siamo di comune accordo, per lei va bene>> rispose tranquillizzandomi.

Volevo urlare, aprire la finestra e gridare a squarciagola, ma mi limitai a saltare sul letto, soffocando le urla con un cuscino. Io e papà avevamo chiuso ed io avevo acceso la musica a tutto volume ballando e continuando a saltare. Mia madre era arrivata spalancando la porta della mia camera urlando:

<<Papà ti ha dato la notizia?>>

Avevo annuito ridendo e saltando giù dal letto l'avevo invitata a ballare, facendola ondeggiare per tutta la stanza come se stessimo ballando un valzer.

Ero al settimo cielo ed anche se non avrei passato tutta l'estate con le mie amiche, sentivo che partire fosse giusto per me, per una volta dovevo pensare al mio bene.

La partenza era programmata per i primi di Agosto, così da poter tornare per l'inizio della scuola; il quinto anno sarebbe stato duro e dovevo rimanere concentrata sin dall'inizio senza distrazioni di alcun genere.

Le mie amiche erano un po' giù a causa della mia partenza, avevamo progettato di goderci l'estate visto che l'anno successivo gli esami ci avrebbero tolto un mese estivo, ma dopo aver fatto un po' di storie, gli avevo promesso che prima della mia partenza avremmo fatto mille cose insieme.

Era stato davvero così, eravamo andate al mare quasi ogni giorno, la mia pelle aveva preso un colorito scuro; Elena e Rebe dicevano che avevo il colore del caffellatte, mi piaceva davvero quell'abbronzatura, "mi invidieranno tutti a Milano", pensai.

Luglio era passato velocemente, ci eravamo così tanto divertite che le giornate erano passate in un secondo, il giorno dopo sarei partita e ancora la mia valigia non era del tutto pronta.

La sera ero andata a dormire da papà, più che altro per la vicinanza all'aeroporto. Mamma al solito mi aveva fatto le sue raccomandazioni, aveva addirittura fatto una lista sulle cose da dire. L'unica cosa che non aveva scritto su quel foglio era "Stai attenta alle navicelle spaziali".

Come sempre avevo riso, aveva capito anche lei di avere esagerato, ma dopo avermi quasi persa, la capivo e l'avevo abbracciata forte dicendole:

<<Starò attenta e prometto che non mi succederà nulla>>

Speravo di averla tranquillizzata, ma sapevo di non esserci riuscita del tutto.

Papà era passato a prendermi verso le sei del pomeriggio. Avevamo passato una serata tranquilla tra pizza e film parlando di qualsiasi cosa. I divani di casa sua erano così comodi che si era addormentato.

Non avevo per nulla sonno, ero emozionata per la partenza. Avevo bisogno di sentire mia madre, solo lei avrebbe potuto calmarmi.

<<Ciao mami, dormivi?>> le chiesi a voce bassa, non volevo svegliare mio padre.

<<No, stavo guardando una rivista di cucina che ho comprato oggi, in tua assenza dovrò pur tenermi impegnata>> mi rispose. La immaginavo già davanti ai fornelli con tutti i suoi pentolini a sperimentare dolci per quando sarei tornata.

<<Devo farti una domanda. Sono giorni che devo parlarti ma non abbiamo avuto modo>> era arrivato il momento di chiederle quello che provava anche lei.

<<Sei ancora innamorata di papà?>> ero andata dritta al punto, senza giochi di parole.

<<Tesoro è complicato>> mi rispose facendo un respiro profondo

<<No, non lo è, o lo sei o non lo sei>> dissi sempre a voce bassa; mio padre iniziava a muoversi e non volevo che mi sentisse.

<<É difficile da dire Andy, mentre eri in ospedale ci vedevamo ogni giorno e ci siamo riavvicinati, ma non basta a cancellare ciò che ha fatto>> era triste mentre diceva quelle cose, la brutta esperienza la bloccava e la capivo, ma se lo avesse amato, sarebbero dovuti tornare insieme.

<<Devo andare, papà si sta svegliando, ma promettimi che ci penserai>> le dissi. Anche se in passato mio padre era stato assente, non era una persona cattiva, aveva avuto anche lui le sue ragioni e anche se aveva fatto delle scelte sbagliate, vedere la mia famiglia di nuovo unita sarebbe stata la cosa più bella che potessi realizzare.

<<Ci penserò, adesso vai a letto. Buonanotte piccola>> sapevo che lo avrebbe fatto.

Lentamente tutti i miei pensieri andavano via, come se ci fosse un puzzle da costruire e man mano riuscivo ad unire tutti i pezzi; anche se la risposta di mia madre non fosse stata positiva, lo avrei accettato lo stesso, almeno potevo dire di aver provato a far tornare i miei genitori insieme.

Ti Ho Già Incontrato &quot; La Realtà Dentro Di Me&quot;Where stories live. Discover now