Capitolo 44

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Ad aspettarci in aeroporto c'era mia madre, aveva anche fatto un cartello con scritto "Andy e Carlo", come quando arrivi in un paese straniero e ad aspettarti c'è qualcuno che non conosci.

Io e papà ridevamo ancora prima di arrivare all'uscita del gate, vedendola da lontano; era buffa con quel laccio appeso al collo.

<<Questo lato della mamma mi ha sempre fatto impazzire>> disse mio padre con gli occhi che gli brillavano.

<<Ti sei perso molte cose, ma sono sicura che recupererai tutto>> non lo avevo detto con rabbia o per ferirlo, ma era la verità, mamma e io passavamo tantissimo tempo a ridere per qualsiasi cosa. Se solo lui non fosse andato via, sono sicura che saremmo stati una famiglia felice.

<<In tre settimane credi che abbiamo dimenticato il tuo viso?>> disse mio padre salutandola e ridendo forte.

<<Beh, potreste averlo fatto>> rispose lei andando fiera del suo cartello, facendolo ondeggiare. Sicuramente Elena e Rebe avevano dato il loro contributo, perché era pieno di lustrini; infatti, all'uscita dell'aeroporto, c'erano proprio loro, pronte per abbracciarmi. Elena era rimasta a bocca aperta per il mio nuovo look, sapeva quanto tenessi ai miei capelli e non riusciva a credere che li avessi tagliati così tanto; era divertente guardare le loro facce stupite. Rebe mi stringeva forte dicendomi quanto le fossi mancata e che quella sarebbe stata l'ultima volta che un viaggio non includesse lei.

Eravamo andati tutti a casa nostra, avevo insistito perché venisse anche papà, speravo che restassero un po' da soli con mamma; magari avrebbero parlato e chissà...

Io e le mie amiche eravamo rimaste tutto il pomeriggio in camera mia, dopo due giorni sarebbe ricominciata la scuola e stavamo riflettendo che quello sarebbe stato il nostro ultimo anno di liceo. Sembravamo delle vecchiette che ricordavano i tempi andati, "ti ricordi quando", "e tu ricordi invece". Avevamo passato, almeno per un'ora in rassegna i primi quattro anni di scuola.

I miei genitori erano in salone e li sentivo ridere come due ragazzini.

<<Credi che torneranno insieme?>> mi chiese Elena,

<<prima di finire in ospedale non mi interessava, ma adesso ci spero ogni giorno>> risposi sognante.

<<Tu come stai?>> Mi chiese Rebe, sapevo che si riferiva a Riccardo, durante la mia lontananza, non eravamo riuscite a parlare molto e quando riuscivamo a sentirci, evitavo il più possibile il discorso. Il suo tono era diventato triste e a dirla tutta, anche se non lo dimostravo, lo ero anche io.

Era da un po' di tempo che qualcuno non me lo chiedesse. Sembra quasi scontato che a questa domanda si debba rispondere "bene" anche se non è la verità, ma non potevo dire bugie alle mia amiche, mi avrebbero capita; così, risposi semplicemente:

<<Mi sento strana. Quando ero a Milano riuscivo a non pensarlo, ma appena messo piede a Palermo è stato come se mi fosse passato accanto senza che io lo vedessi>>.

Non ero certa che mi avessero capita, non sapevo spiegare bene quella sensazione, sentivo un filo che mi teneva legata stretta a lui; e più provavo a non pensarlo più la sua faccia mi si presentava nitida in mente.

<<Pensi di chiamarlo?>> mi chiese Elena.

<<No! Non sono così masochista>> risposi, con un sorriso falso.

La tentazione era forte, avendo il suo numero, ma non potevo farlo, ero stata chiara l'ultima volta che ci eravamo visti.

Io e le ragazze, avevamo passato ancora qualche ora a parlare del nostro quinto anno e di come sarebbe stato vedere tutti quei ragazzi che entravano per la prima volta alle superiori; adesso eravamo noi quelle "grandi", quelle che avremmo potuto guardare, dall'alto in basso, i quattordicenni. Nessuna di noi tre lo avrebbe fatto, anzi, ricordavamo la paura che avevamo provato, mettendo piede per la prima volta al liceo.

Ti Ho Già Incontrato &quot; La Realtà Dentro Di Me&quot;Where stories live. Discover now