Se c'è una cosa che ho imparato, in questi mesi, è che la verità sta sempre nel mezzo tra le parole di Phineas e quelle di Shiva. L'uno è troppo condiscendente, e l'altro eccessivamente critico.

Se quindi è vero che Churchill adora testare il potere che esercita sugli altri, è altrettanto vero che sa essere ossessivo nei confronti di determinate tradizioni. Vuole, più o meno consciamente, fare di noi una famiglia.

Sedersi a colazione insieme, costruire delle abitudini comuni, una routine che sia solo nostra, creare delle identità fittizie che hanno valore solo finché siamo insieme: Churchill desidera disperatamente appartenere a qualcosa. E, per sua fortuna, questo sembra essere un bisogno comune a tutti noi.

"E loro lo fanno? Sloggiano sul serio?" chiedo, mentre Phineas urla all'orecchio del cameriere la nostra ordinazione.

Non c'è bisogno che gli altri mi rispondano.

Uno dei ragazzi seduti al tavolo, nel vederlo arrivare, si alza in piedi, sorridente, e gli batte una pacca amichevole sulla spalla. Rivolge un cenno col mento ai suoi amici, ancor prima che Churchill apra bocca, e abbandona il tavolo per spostarsi a quello accanto.

"Certo che lo fanno" commenta Shiva, che ha seguito la scena con me. "È il fottuto Primo Ministro, non è così?"

La sua voce, a dispetto di quel che vorrebbe, è carica di affetto.

Le birre diventano due, poi cinque. Poi, semplicemente, perdiamo il conto.

"D'accordo, a cosa serviva la Tartaruga?" sta chiedendo Shiva, con il viso abbandonato tra le mani e un'espressione assente. "Non dirmi che ho spostato libri e quasi ucciso Cass per niente"

Gli rifilo una spallata divertita, che lo fa quasi crollare con la faccia sul tavolo. Devo recuperarlo per il colletto, per impedirgli di farsi male.

Churchill sorride, ma è un sorriso che si ferma alla bocca, senza mai raggiungere gli occhi.

"Chiavi. Ero certo sapesse dove trovarne una copia" spiega. E questo è strano, da parte sua. Questa immediata concessione di informazioni, priva della benché minima traccia di mistero. Normalmente, per ottenere una risposta, Shiva avrebbe dovuto supplicarlo per almeno una decina di minuti. "A dir la verità, credevo sarebbe stato più difficile. Che dovessimo intrufolarci in casa di qualche scienziato o che so io. Ma pare che, durante una delle loro serate poker, il vecchio Lewitt si sia lasciato sfuggire che tiene la sua copia in un'aiuola, per evitare di dimenticarla a casa"

Phineas si versa in gola un abbondante sorso di birra, qualche goccia che gli rotola giù per il collo.

"Se c'è una cosa della scienza che non mi va giù è la sperimentazione sugli animali" dice, distrattamente.

"È perché sei un angelo, tu" concede Churchill, e allunga una mano per asciugargli il mento, tamponandolo con un tovagliolino. È un gesto fraterno, puramente automatico, e lui lo compie con tanta naturalezza da risultare commovente.

Lo siamo, penso, i miei pensieri annebbiati dall'alcol, siamo davvero una famiglia.

"Volete sapere una cosa terribile?" sussurra ancora Phineas, arraffando la mano di Churchill a mezz'aria, prima che si allontani. La tiene stretta, senza accennare a lasciarla.

"Hai usato il mio spazzolino da denti?" scherza Shiva, biascicando.

"Sì, più volte" ammette l'interessato, senza esitare. "Ma non è quello che volevo dirvi"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now