"È difficile, Cass. È esattamente quel che sei"

E questo la differenzia da Churchill: lui non mi ha mai considerato come un giocattolo rotto.

Ride, adesso, sfilandomi accanto come un soffio di vento, e io non riesco a compatire me stesso, né a sentirmi un irrisolvibile dilemma.

È il motivo per cui lui mi piace così tanto, credo: ho passato tutta la mia vita a sentirmi osservato, come se gli altri non facessero altro che trattenere il respiro in attesa che io cadessi. Nessuno dubitava del fatto che sarebbe successo, prima o poi. E nessuno dubitava del fatto che non sarei stato più capace di rialzarmi.

Sono sempre stato fragile, da che ricordo, ma le tragedie accumulatesi nella mia vita avevano aggravato un quadro generale già non florido. Prima mia madre, poi lei.

Avevo dovuto seppellire la mia sensibilità per uscirne vivo: non sopportavo l'attenzione che le persone utilizzavano nel parlare con me, come se la parola sbagliata potesse mandarmi in frantumi.

Churchill non ha paura di ferirmi, invece. Non usa nessuna particolare cautela nei miei confronti.

Mi spezzerà il cuore? Cazzo, non c'è il minimo dubbio.

Ma ha mantenuto la sua promessa, almeno stavolta, e devo reprimere l'infantile tentazione di scrivere a Jane per rinfacciarglielo.

Shiva mi passa un braccio intorno alle spalle, richiamando la mia attenzione su una targhetta azzurra. Si sente chiaramente ancora in colpa per la scenata di questo pomeriggio, ansioso di fare ammenda.

"In questo pub, nel 1953, Watson e Crick annunciarono la scoperta del DNA" spiega, già calato nel suo ruolo di guida.

"Noi, più umilmente, ci veniamo per ubriacarci" aggiunge Phineas, ridendo.

Tiene la porta aperta, un largo sorriso dipinto sul volto, e nel superarlo gli scompiglio teneramente i capelli con le dita. La tristezza è evidentemente un sentimento che gli si addice poco, e che il suo carattere sopporta solo per un periodo di tempo limitato. Ne sono felice, forse un po' invidioso.

Si dovrebbe essere così, alla nostra età: ignifughi alla malinconia.

"Testa in alto, Cass" mi richiama Shiva, che non sembra intenzionato a scollarsi mai più dal mio fianco. "Durante la seconda guerra mondiale, nelle pause tra gli attacchi aerei, i piloti inglesi e alleati venivano a distrarsi qui. Hanno riempito il soffitto di graffiti"

"Tutto quello che gli uomini fanno, lo fanno per non essere dimenticati: guerre, figli e opere d'arte" la voce di Churchill è annoiata, priva di inflessione. "Graffiti, ogni tanto. Prendete da bere? Vado a liberare il nostro tavolo"

Si allontana prima che qualcuno di noi possa ribattere.

"Il nostro tavolo?" chiedo, confuso.

"Sai com'è fatto, in alcune cose è un po' ossessivo" spiega Phineas, seguendo con un sorriso la figura di Churchill che si allontana, puntando verso una delle finestre. "Sediamo sempre allo stesso tavolo"

"Non è ossessivo, è solo uno stronzo" lo corregge Shiva, ma un angolo delle sue labbra tira per tendersi in un ghigno divertito. "Gli piace l'idea di costringere qualcun altro a sloggiare. Solo l'ennesimo gioco di potere"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora