118. C&C: mi servi tu per stare bene

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Sorrisi.

<<si, piccola, sono qui, sono io>> farfugliai, mentre lei flebilmente mi stringeva la mano.

<<che succede?>> chiese.

<<niente amore, è stato solo un momento di stanchezza>> le accarezzai dolcemente i capelli.

<<ma io sto bene>> provò ad alzarsi, ma la bloccai immediatamente.

<<sta ferma, ti prego>> replicai guardandola completamente impaurito dalla possibilità che si potesse sentir male di nuovo.

Lei si limitò ad annuire, riposando la testa sulle mie gambe.

<<io devo andare a lezione, ma per qualsiasi cosa chiamatemi, okay?>> ci informò Dario.

<<si, grazie>> gli dissi io.

Lui ci sorrise, prima di sparire dietro la porta di legno bianca.

Io e Carlotta eravamo appena tornati in casetta e tutti gli occhi erano puntati su di noi, anzi più precisamente sulle nostre mani unite.

Me ne fregai, guidando la ragazza fino alla camera verde, dove la feci accomodare sul mio letto, prima di chiudere a chiave la porta, per far sì che nessuno potesse entrare e disturbarci.

Senza dire niente mi diressi in bagno, presi dell'acqua ossigenata e dei batuffoli di cotone, poi tornai di là.

Mi sedetti anch'io nel letto, le tirai su le maniche della felpa e in totale silenzio cominciai a disinfettargli i tagli.

Pov's Carlotta
Alex aveva scoperto tutto ma al posto di rimproverarmi o guardarmi come se fossi una pazza mi aveva preso per mano e mi aveva portato in camera sua per disinfettarmi i tagli.

Gliene ero grata e grazie a quel gesto capii che per quanto il dolore fisico compensasse quello morale e mi facesse stare meglio, era sbagliato e il mio allontanamento faceva star male me in primis, perché stando da sola mi odiavo solo di più e mi facevo solo del male, e in secondo luogo gli altri che tenevano a me.

La mattina dopo il sole splendeva in alto e un leggero venticello mi scombinava i capelli lisci e castani che non appena arrivai in sala palestra raccolsi in una coda alta.

Dopodiché mi tolsi la tuta, rimanendo in top e culotte, sostituendo le scarpe da ginnastica con le punte. Infine mi posizionai alla sbarra iniziando gli esercizi di classico che come ogni mattina praticavo con gli altri ballerini.

E fin qua ci siamo tutti. Nel senso: all'inizio era sembrato anche a me un giorno noioso come gli altri, dove mi limitavo ad assaporare il dolore dell'uscita di Carola, cercando di accettarlo con la differenza che avevo in mente di relazionarmi un po' con gli altri quel giorno, ma invece quella era stata LA giornata, quella che aveva migliorato ogni cosa.

Ma andiamo in ordine.

Alla fine della lezione fui mandata in sala 10 dove ad aspettarmi c'era solo una tv accesa, che mi mostrava la Celentano e Valerio Longo situati in un'altra stanza.

Mi sedetti lì difronte a gambe incrociate.

<<buongiorno!>> esclamai, ma loro sembrarono non sentirmi.

Mi grattai la nuca, estremamente confusa.

<<maestra?>> dissi incertamente. Ma niente. Loro continuavano a sembrarmi ignari del fatto che io li stessi guardando dalla sala 10.

MerakiWhere stories live. Discover now