38.Non abbastanza

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Ciao amici scusate la mia assenza infinita ma la sessione estiva ha colpito più forte che mai, ma adesso ho un po' di tempo per respirare e quindi rieccomi! Scusate ancora e grazie per il continuo sostegno anche in mia assenza, vi voglio bene! Ora vi lascio alla lettura.
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Mi avvolgo la coperta attorno al corpo e mi siedo sulla panchina come un bruco nel suo bozzolo, rabbrividendo per il freddo della superficie metallica che penetra oltre al tessuto leggero del mio pigiama.

Non so di preciso che ore siano.
So solo che ho saltato con successo la cena e qualsiasi momento di riunione sociale successivo rifugiandomi sotto alle coperte e fingendo di dormire profondamente.

In questo modo sono anche riuscita a sfuggire alle domande di Carola e Serena, finendo poi per addormentarmi veramente, stremata dalla mia testa che esplodeva di pensieri e dallo stomaco che non smetteva più di contorcersi provocandomi fitte dolorose.

Poi però mi sono svegliata, perché ormai si sa che il mio sonno, già normalmente breve, dura ancora di meno se è turbolento.
E adesso mi trovo qui, a congelare pur di riuscire a respirare, cosa che dentro la casetta mi era ormai diventata impossibile.

Vorrei distrarmi, ascoltare gli uccellini che cantano o concentrarmi sul modo in cui la pioggia sta cominciando a cadere davanti a me, protetta dalla tettoia che però non mi ripara dal freddo.

Vorrei preoccuparmi per la puntata di domani, non trovare sonno per quel pezzo che non viene come dovrebbe, essere in ansia per le mie esibizioni, e invece l'unica cosa a cui riesco a pensare è che forse ho corso troppo.

Non ho dato abbastanza tempo al mio cuore per rimarginarsi del tutto, e una ferita appena chiusa è molto più semplice da riaprire che una cicatrice.

Per questo mi sento tradita.
Forse non ne ho motivo, forse sto esagerando e forse lui non ha nessuna colpa.
Però anch'io non ho colpe.

Sono stata chiara fin dall'inizio, se non con i fatti almeno a parole.
Gli ho detto che, fidandomi di lui, stavo andando contro ogni mio principio razionale.
Lo sapeva bene, era conscio di tutte le paure che mi porto costantemente appresso eppure ha deciso comunque di rischiare.

Sono già stata abbastanza stupida da non ascoltare la mia testa all'inizio, il minimo che adesso posso fare per rimediare è smettere questa corsa ad occhi chiusi verso un muro su cui finirò per schiantarmi.

Appoggio la nuca al muro e penso che in questi momenti vorrei fumare, così, giusto per capire se una sigaretta ha davvero il potere di calmarti o di farti pensare ad altro.

Il mio flusso di pensieri viene interrotto dalla maniglia della casetta che si abbassa, provocandomi un tuffo al cuore, perché le persone sveglie a quest'ora non possono essere tante.

Mi raddrizzo immediatamente sperando con tutta me stessa di vedere Luca o Serena uscire preoccupati in cortile, ma non sono così stupita quando invece che loro due, la testa che sbuca dalla porta è di Francesco.

Non mi nota subito, dandomi giusto il tempo di distogliere lo sguardo da lui e tornare a posarlo sul cortile davanti a me.

Cerco di ignorare il cuore che mi batte fortissimo in gola, se avessi saputo che l'avrei incontrato sarei ancora al riparo sotto le coperte.

«Oh, sei qui anche tu. Non ti avevo vista»

La sua voce arriva ovattata alle mie orecchie, mi rendo conto di sentirmi più agitata del previsto e non voglio assolutamente che se ne accorga.

Evito di rispondergli, rannicchio le ginocchia al petto e continuo a guardare di fronte a me evitando in tutti i modi di posare gli occhi su di lui.

Sembra recepire subito il messaggio, tant'è che non commenta l'assenza di risposta da parte della sottoscritta e si limita a sedersi sulla mia stessa panchina a debita distanza.

Casa mia ||CryticalWhere stories live. Discover now