30.Indifferenza

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Ho capito che ero fregata quando ho provato indifferenza.
Questa mattina i nostri compagni  continuavano a lanciarci occhiatine allusive e a riempirci di domande, ma io mi sono sentita indifferente.
Ho percepito scivolarmi addosso tutti i giudizi che mi terrorizzavano, tutte le domande che mi tormentavano e tutti gli sguardi che avevo sempre fuggito.

La loro reazione è stata come mi aspettavo, forse anche peggio, ma la bolla in cui sono rinchiusa da stanotte faceva rimbalzare indietro qualsiasi pensiero che non fosse rivolto a Francesco.

Quello che è successo questa notte, e soprattutto quello che sarebbe potuto succedere, è stato come la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
I miei sentimenti sono esplosi.
Ho in mente il momento preciso in cui, guardando il cantante, ho capito di essere completamente fottuta.

Il pensiero che mi tranquillizzava in queste settimane era che, se mai quello che c'era tra di noi avesse cominciato a spaventarmi, avrei sempre potuto chiudere. Francesco avrebbe capito.

Eppure il punto di non ritorno che tanto temevo ormai è arrivato, perché se ora che le cose cominciano ad essere consolidate decidessi di andarmene, finirei per farmi ancora più male.
E per farne a lui. Questa cosa mi terrorizza.

«Ragazzi sulle scalinate per favore»

La voce di Maria mette fine ai miei pensieri facendomi sobbalzare su me stessa per la sorpresa.
È strano che ci convochi adesso, è quasi ora di cena quindi temo che debba dirci qualcosa di importante.

Mi alzo dal letto su cui sono stesa da almeno un'ora, uscendo dalla camera insieme a Carola e raggiungendo gli altri che sembrano confusi quanto noi.

Francesco sta chiacchierando con Luigi, camminano uno affianco all'altro e io sono pronta a dare per scontato che non mi noterà, ma come se avesse percepito la mia presenza i suoi occhi si alzano su di me non appena metto piede in salotto.

Mi sorride dolcemente, e io ricambio in modo un po' più nervoso, sentendo il cuore rimbalzarmi nella bassa toracica mentre lui invece riprende a parlare tranquillamente.
Mi fermo per qualche istante prima di riprendere a camminare, spaventata da quella sensazione a cui ormai dovrei essere abituata, considerando che mi sembra di perdere battiti su battiti ogni volta che incrocio il suo sguardo.

«Cos'è quella faccia?»

Chiede Carola preoccupata, guardandomi con le sopracciglia corrugate e alternando lo sguardo da me al cantante.

«No, niente. Andiamo?»

Minimizzo, riprendendo a camminare, e anche se mi segue lei non sembra per niente intenzionata a lasciarmi andare così facilmente.

«Conosco bene quella faccia, Noe. Sei preoccupata?»

Chiede, come al solito un po' invadente, ma infondo forse in questo momento ho bisogno che qualcuno se ne accorga.

«No»

«Okay, e allora cos'è? Va tutto bene con lui?»

Non ho idea del perché di queste domande, non mi sembra di aver avuto una reazione così esagerata? Eppure lei sembra aver capito all'istante il mio stato d'animo.

«Forse troppo»

Mi lascio sfuggire, con un sospiro, parlando a bassa voce quando ci avviciniamo ai nostri compagni.

«Perché lo dici come se fosse una cosa negativa?»

Sembra confusa, e la capisco infondo, perché lo sono anch'io.
Come mai non posso solo essere felice e godermi il momento?
Perché la mia mente deve andare oltre? Perché devo avere paura di sbattere la testa ancora prima di vedere un muro in lontananza?

Casa mia ||CryticalDonde viven las historias. Descúbrelo ahora