4.Empatia

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«Brava Noe, davvero, si vede che già ce l'hai»

Commenta Andreas una volta che la musica si ferma, facendo saltellare la sua bottiglietta di plastica da una mano all'altra.

Poggio le mani sulle ginocchia e respiro profondamente cercando di riprendere fiato, mentre annuisco al complimento del ballerino aspettando qualche correzione.

«Ovviamente il momento è da fluidificare, dobbiamo lavorare ancora un pochino sull'espressività e la coreografia devi saperla a memoria»

Aggiunge infatti, guardando Sebastian in cerca di conferme, e lui annuisce prontamente.

«Ma so che puoi farlo in poco tempo. Non sono per nulla preoccupato per questa coreografia»

Ringrazio e saluto gli insegnanti un po' rincuorata da tutti quei commenti positivi, non facevo contemporaneo da un bel po' e temevo di essermi arrugginita.
In più questo pezzo è tosto, pieno di passaggi tecnici ed espressività.
Se riuscirò a farlo bene sarà una bella prova per me.

Recupero il mio borsone all'angolo della sala, me lo metto in spalla ed esco sentendomi decisamente più leggera di quando sono entrata.

Contemporaneamente vedo Carola uscire dalla sala 8 poco più avanti della mia, non sembra per niente contenta quindi decido di affrettare il passo e raggiungerla per capire cos'ha.

«Ehi! Com'è andata? Torniamo insieme in casetta?»

Le chiedo allegramente, prendendola a braccetto, ma lei è visibilmente provata quindi ricambia accennando solo un sorriso forzato e poco sincero.

«Che succede?»

«Sono un disastro, Memi, non ne faccio una giusta»

Soffia con voce rotta, abbassando lo sguardo e continuando a camminare piano.

«Ma di cosa parli?»

«Delle coreografie, mi sembra di non riuscire in nulla. Faccio schifo anche nel mio»

Sgrano gli occhi, non capendo come possa dire una cosa del genere quando lei è letteralmente una delle ballerine che considero più forti qui dentro.

Però decido di aspettare a contraddirla, voglio lasciarla sfogare e sentire cosa l'ha portata a dire queste assurdità.

Intanto usciamo dalla scuola e cominciamo ad attraversare il cortile che ci separa dalla casetta.

«La Celentano prima o poi si stuferà di me. Piango per qualsiasi cosa, non so affrontare le difficoltà e sono così impacciata quando cerco di uscire dal classico...»

Singhiozza, lasciandosi andare ad un pianto che mi stringe il cuore. Le prendo la mano e la accompagno fino alle panchine appena fuori da casa, così che si possa sedere e parlare con calma.

«Sono mediocre in tutto quello che faccio e credo di non piacere a nessuno»

Parola dopo parola continua a ferirsi da sola, dicendo un mare di cose che forse non pensa neanche, come se sentisse il bisogno di punirsi per qualcosa.

«Non so neanche se mi merito di stare qui»

Conclude, e io scuoto la testa con convinzione, accovacciandomi davanti a lei e poggiando le mani sulle sue ginocchia.

«Hai finito?»

Chiedo, guardandola negli occhi, e lei annuisce pulendosi il mare di lacrime che le bagnano le guance pallide.

«Io non credo che tu sia una ballerina mediocre, Carola. Anzi, penso che tu sia pazzesca nel tuo e che riesci a spaziare molto bene anche negli altri stili»

Casa mia ||CryticalWhere stories live. Discover now