27-Non è come sembra

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Sarah

Il lupo viene verso di me, ringhia mostrando i suoi bei canini così appuntiti. Il suo manto era nero con una macchia bianca proprio in mezzo alle sue orecchie appunta, i suoi occhi così di ghiaccio che mi ricordava qualcosa, qualcuno.

Si avvicina lentamente, mentre sono seduta contro un albero a terra.
Le sue zampe così grosse entravano dentro la terra e ad ogni movimento che facevano io guardavo immobile con la gola secca.
Il suo muso sfiora la mia fronte, annusa ed io istintivamente chiudo gli occhi.

Una mano, il tocco di una mano me li fa riaprire.
«Mocciosa non credi che sia troppo sognarmi?» la sua voce così rauca e maledettamente sexy anche qui.
I suoi occhi mi guardano e sorridono insieme alla sua bocca.
La sua bocca si avvicina alla mia ma prima che potessi toccarla un fastidiosissimo rumore mi fa aprire di scatto gli occhi.

Il maledetto telefono di Trevor.
Lo provo a chiamare ma ormai è andato, non credo che riuscirebbe a sentire neanche i cannoni e non so come riesce a svegliarsi la mattina presto con poche ore di sonno.

Mi volto verso il suo viso, era così perfetto,quelle labbra, quegli occhi... chiudo le palpebre e poi vedo quei rotondi ghiacciai ma gli scaccio via immediatamente.

Con l'indice inizio a formare un contorno immaginario del viso di Trev, al mio contatto con la sua pelle lui si muove e mi porta sotto di lui.
Con occhi chiusi, si volta e i nostri nasi erano distanti un millimetro.
«Trev sono stanca, ho bisogno di dormire» gli dico.
«Sarah ho pensato molto. Facciamo un bambino» Il suo tono di voce era deciso, come se non stesse dormendo.
Appena sento quelle parole, rimango immobile. La mia testa fa un po' uno strano rumore. Clic.
Non sono pronta, non ho mai pensato a questo e soprattutto non posso, non sapevo ancora con certezza se amavo veramente Trevor, pensando ancora a Blacke. Non volevo.

Erano le tre del mattino, un silenzio da paura si diffondeva nella casa, non mi andava di iniziare un discorso del genere nel cuore della notte ma soprattutto di dirgli di no. È stato lui a farmi vedere che Blacke in realtà non mi ha mai voluta, per lui non ero solo Sarah, ma ero Tredici.
«Trev non credo che sia il momento di parlare di questo» la sua testa era appoggiata sul mio petto, i suoi occhi erano chiusi ma sapevo che stava ascoltando perché le sue mani mi massaggiavano delicatamente i fianchi.
Eravamo nudi e la nostra pelle a contatto emanava calore, solo calore e questo mi confondeva ancora di più.

*

Porto la tazza colma di caffè alla bocca mentre guardo le lancette muoversi lentamente e il loro rumore mi fa perdere di nuovo nei miei pensieri.
Cosa diavolo provo per Blacke?

Lo odio eppure lo voglio, lo voglio da farmi male da sola. Quei maledetti occhi di ghiaccio che mi fermo sempre a guardare ogni volta che incrociamo lo sguardo, mi leggono, scavano le mie sicurezze, il mio muro che mi sono creata e mi fa sentire libera, libera di essere felice senza preoccupazioni, libera di essere me stessa senza nascondere qualcosa di me.

Eppure, quelle parole, la sua voce era cosi fredda come il suo sguardo.
"Solo per una scopata" era questo quello che ero per lui, quella che si è portato a letto, il Gran premio di farsi la figlia del Vecchio. Ero solo un premio, un premio che non contava poi così molto.

Mentre bevo l'ultima goccia di caffè vedo Trevor uscire dallo studio di fronte la cucina, il suo volto era cupo, come se fosse infastidito da qualcosa. Appena nota la mia figura, viene verso di me, bacia la fronte e prende anche lui una tazza con del fumante caffè.

«Che hai?» Gli domando sospettosa, è strano vedere Trevor preoccupato, era successo poche volte in passato e non ha mai condotto a nulla di buono.

«Nulla» mi guarda di sfuggita con un sorriso forzato.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Where stories live. Discover now