25-Affari

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Sarah

Oggi come in passato, guardo il mio riflesso nello specchio e non vedo quel luccichio che avevo stando lontano da qui, da Trevor, dalla mia famiglia.
Stanca, sono stanca.
Ho corso sempre troppo, scappando per la precisione ed ora il mio corpo è ancora pieno delle sue impronte, qualche succhiotto qua e là.
Eppure io ho corso tanto, così tanto da ricordare il passato come un incubo, purtroppo un incubo che è tornato a prendermi o per meglio dire ad avvolgermi.

Le mie dita premono sul lavandino e strizzo forte le palpebre, cercando di scacciare per l'ennesima volta quella sensazione di nausea.
Respiro.
Respiro profondamente immaginando i suoi occhi azzurro chiaro.
Immaginando quella maledetta fossetta.
Immaginando lui con quel solito broccio, incazzato con il mondo intero, incazzato con me.

Mi guardo per l'ultima volta allo specchio e prendo l'ennesimo grosso respiro per poi uscire dal bagno, afferrare la pochette sul piccolo divano davanti a letto e scendere sotto.

I rumore dei miei tacchi risuona con allegria sul marmo bianco di casa.
I miei occhi si posano subito su di lui, sempre così elegante e così bello, perché non posso dire che non sia bello ma non è mai la bellezza a farti innamorare.
La sua camicia bianca con la sua solita giacca blu risalta i suoi occhi verdi, più scuri dei miei ma sempre bellissimi.

«Allora vuoi rimanere per tutta la serata lì o vogliamo andare?» Gli domando.
«Sarah... Sei... Sei bellissima»
Vado verso di lui, mi avvicino alle due labbra e coni denti mordo il suo labbro inferiore per poi uscire di casa.

«Non credi di aver esagerato con quegli spacchi sui pantaloni, quelli al posto di parlare d' affari guarderanno il tuo seno e le tue cosce» mi sussurra all'orecchio.
«Non preoccuparti,fa solo quello che devi Trev» Gli dico mentre le nostre mani si incrociano, solo per tenermi ancorata alla realtà, ad un sogno che ho solo gustato per tre anni e che so che non tornerà più.
Perché io so che non potrà tornare la mia vita super tranquilla e l'unica avventura è pagare la multa della moto parcheggiata sulle striscie.

Entriamo nella sua auto con il suo uomo alla guida e noi due nei sedili posteriori.
«Trev?» lo richiamo sapendo che le sue mani sono intente qualcosa al suo cellulare.
«Cosa c'è?» domanda e vedendo il suo riflesso nel vetro del finestrino mentre le luci della città illuminano il piccolo abitacolo.
«Lasciali in pace» dico in un sussurro ma so che ha sentito la mia supplica.
Il suo sospiro mi fa abbassare la testa, stringendo le mani sui pantaloni e la voglia di accendere una sigaretta è tanta, davvero tanta.

«Sai come funziona no? Tu stai con me e nessuno si farà male. Tu fai la brava e non ti ammazzo il biker»
«Se osi ancora alzarmi le mani io...»
«Tu cosa?» domanda e sento le sue dita fredde portare i a ciocca caduta davanti al mio viso spostarla dietro l'orecchio.
«Parlerai con tuo padre?! Non farà nulla, non dirà nulla e lo sai perché? È lo stesso che ha fatto con tua madre»
I miei denti si conficcano all'interno del labbro inferiore e mordono, le mie mani si chiudono a pugno e la voglia di stringerle sul suo collo è tanta ma rimango zitta per tutto il viaggio con lui che riprende da dove aveva lasciato.

La macchina si ferma davanti un palazzo in centro, con ancora la gente che cammina in mezzo alle strade assorta nei loro pensieri, nelle loro faccende.

Trevor mi cammina davanti e apre la porta ain vetro e subito ad accoglierci c'è una ragazza che subito ci accompagna, senza sapere né nome, in una stanza in fondo alla grande sala, dove altre persone con ambiti impeccabili cenano nel silenzio più assordante.

Ristorante di alta classe, con clienti altrettanto alti con i loro conti in banca e a me questo fa venire solo il volta stomaco se penso non ci sia un bel panino con patatine e una birra ghiacciata, o la torta salata che prepara Gemma.

SCOMMESSA MORTALE(IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora