2-DA NON CREDERCI!

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May

Ma chi si crede di essere! Uno sbruffone senza eguali!

Sto tornando a casa con passo spedito, voglio mangiare, chiamare mamma ed andare a dormire. San Francisco mi ha dato proprio un benvenuto con i fiocchi, con maniaco compreso.

Perché, come se non bastasse avermi disturbato in un momento per me di pace, quella testa di...no May! Le parolacce no!

Svolto nella via dove sta la casa di mio padre, davanti la quale vedo crearsi un bel trambusto.
Mi avvicino a Michael e chiedo:-cosa succede?- si voltano tutti con occhi spalancati, neanche avessero visto un fantasma:-oh ragazza!- una signora anziana, sulla sessantina, mi butta le braccia al collo e mi stritola:-ti stavamo cercando tutti- cosa?

:-Loren lasciala respirare- è Michael a salvarmi, dalle braccia della vecchietta:-come ti è venuto in mente di uscire senza cellulare è senza dire dove andavi!?- mi sta sgridando ma la sua espressione è molto preoccupata:-May- è mio padre.

C'è mezzo metro di distanza tra noi, e ci guardiamo senza saperci che dire. Lo vedo che è molto preoccupato, ma non dice nulla e non fa nulla. Non so come comportarmi con lui, dovrei abbracciarlo? Ma non piace né a me né a lui. Forse dovrei dire qualcosa. Ma cosa?

Per fortuna c'è Michael che si intromette, fermando questo momento di imbarazzo:-su entriamo in casa, così finisco di preparare la cena- ed entrambi lo seguiamo nel più totale silenzio.

L'aria è tesa, e non so che fare. Capisco la preoccupazione, ma l'ho sempre fatto. Uscire senza dire dove sarei andata era la mia normalità in Colorado, anche perché molte delle volte non lo sapevo neanche io.

Alla mamma bastava dirle che uscivo se si trovava in casa, o lasciargli un biglietto. Voleva solo che mi portassi dietro una ricetrasmittente. Ma l'ho lasciata a casa in Colorado, e non ho mai posseduto un telefono.

Guardo fuori dalla finestra. Con questo muro vetrato sembra di stare all'aperto, ma è solo un'illusione. Non sento l'aria scompigliarmi i capelli, non sento l'erba sotto i miei piedi nudi, ad essere sinceri non riesco neanche a togliermi le scarpe in questa casa tanto estranea.

:-ti piace ancora il pollo?- entra mio padre con in mano una pila di piatti e posate:-si- mi alzo per andare ad aiutarlo:-no no, rimani seduta. Per sta sera sei un'ospite- lo guardo apparecchiare. È molto nervoso, lo è da tutto oggi. Sono io o è sempre così?

:-il lungomare era bello- guardo di nuovo fuori dalla finestra, ma lo vedo con la coda dell'occhio sorridere flebilmente. Sono io.

Non vorrei renderlo così nervoso, ma non ho idea di come approcciarmi. Con la mamma è diverso, tra le due è lei che guida le conversazioni, con il tempo ha cominciato a conoscermi. Dopo il divorzio mi sono rinchiusa in me stessa, è stato quello il periodo in cui ho iniziato ad uscire e fare le mie lunghe passeggiate. Dopo i primi scontri, mia mamma ha compreso come trattarmi e piano piano, con lei, sono riuscita ad aprirmi.

Inizialmente non le parlavo dei luoghi che trovavo, ma con calma le dicevo sempre di più, non la volevo portare in quei posti solo miei e lei lo capiva, ma allo stesso tempo il desiderio di farle vedere quei paesaggi mozzafiato era grande.

Così è nata un'altra mia grande passione, la fotografia.
Catturate su carta un paesaggio è facile, la parte complicata si trova nel voler trasmetterne la magnificenza.

Mia madre è l'unica che ha visto le mie foto, non sono una tipa chiacchierona ma parlare con lei mi piace, perché mi capisce.

Sento la porta sbattere.
:-Hunter sei tu?- chiede mio padre sedendosi di fronte a me:-chi altro dovrebbe essere?- la voce proviene dall'entrata, ed ha un tono particolarmente irritato.
:-siamo in sala- nel mio campo visivo entra prima una spalla, poi in piede ed infine.....non ci credo il maniaco.

Alto, moro, occhi verdi e pelle abbronzata. Non ci credo, il maniaco è il figlio di Michael. Solo a guardarlo mi risale l'irritazione.

:-oh Hunter, bentornato- mio padre si alza per andare a salutarlo, ma quegli occhi color del bosco sono su di me.

Sulle prime con sguardo stupito, ma quello che ha ora non lascia trasparire altro che pura irritazione. Seriamente! Sono io quella che è stata inportunata, mica lui!

:-Hunter ti presento mia figlia May, May lui è Hunter- non so con che auto controllo ma riesco a tirare fuori un:-piacere-
:-Hunter finalmente sei arrivato, per fortuna giusto in tempo. L'arrosto è pronto- ci sediamo tutti a tavola. Ho mio padre di fronte con Michael che gli sta a fianco, mentre il maniaco è al posto accanto al mio.
La cena scorre con mio padre e Mike che cercano di intavolare delle conversazioni che cessano con la stessa velocità con cui nascono.

A salvarmi è il telefono di mio padre, che squilla alla chiamata della mamma.


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