Capitolo II - Non ho chiesto io la notorietà

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Percy's pov

Mi tolsi il cappellino e sospirai.
L'avevo scampata per un pelo, quel giornalista mi era stato alle costole per più di mezz'ora.

Avevo abbassato la guardia per mezzo secondo, mi ero limitato a togliermi gli occhiali da sole per ordinare un cappuccino da asporto e il caso aveva voluto che un giornalista a caccia di scoop fosse al mio fianco, mi aveva riconosciuto e aveva tirato fuori il telefono per scattarmi delle foto e me l'ero dovuta svignare come un ladro. Per colpa di quel tipo avevo perso la mia dose giornaliera di caffeina e non ne ero felice.

- Perché hai la faccia di uno che ha rubato qualcosa? - chiese la voce di mia cugina.

Aveva le chiavi di scorta del mio attico e usava casa mia a suo piacimento, era sempre in perenne discussione con i genitori quindi, parole sue, visto che ero suo cugino, avevo una casa grande e vivevo da solo avevo il dovere di ospitarla in caso ne avesse avuto la necessità.

Non ci assomigliavamo per niente e nessuno avrebbe detto che fossimo parenti invece i nostri padri erano fratelli.

- Perché sei di nuovo in casa mia Tals? - chiesi lanciando il cappellino sul divano.

Talia si mise a gambe incrociate sulla poltrona e mi guardò con i suoi occhi azzurro elettrico.

- Non hai risposto alla mia domanda -

- Giornalista- borbottai, buttandomi sul divano - Mi ha riconosciuto e voleva una mia foto in esclusiva-

- Potevi posare! -

- Non mi pagano per fare il modello, Talia - risposi sfinito.

- No infatti, a te non ti pagano a prescindere perché sei il capo - mi ricordò guardandomi male - I soldi sono tuoi -

Già, come darle torto.

Essere l'unico figlio del proprietario della Posidonia aveva i suoi vantaggi e svantaggi alla fine. Mio padre possedeva la più grossa società di ingegneria navale del mondo, la società non si occupava solo della costruzione delle navi ma aveva anche un settore dedicato alle agenzie di viaggi in crociera. Io, ovviamente ero cresciuto lì in mezzo anche se la mia passione era la biologia marina e i miei mi avevano sostenuto per un pò ma...la società era mia di diritto e papà non l'avrebbe lasciata in mano a nessun'altro, piuttosto, diceva, l'avrebbe fatta fallire. E quindi non mi era rimasto altro da fare che impegnarmi in quello e prendere in mano metà della gestione della Posidonia, ero il Co proprietario con mio padre e non me ne lamentavo. Poi, da quando ero "salito al potere" i giornali mi stavano con il fiato sul collo, perché ero giovane ma già in gamba, perché ero scapolo e perché ero bello, a detta di molti.
Se poi aggiungevo che mia madre era una scrittrice famosa e che, sempre mio padre, discendeva da una famiglia nobile...bè c'ero sempre stato famoso e ambito. Il mio salire a capo della Posidonia aveva solo accresciuto la mia notorietà, che non volevo e non avevo mai voluto.

- I giornali ti definiscono il Sex Symbol di quest'anno - infierì Talia - Che c'è da lamentarsi tanto? -

- Non voglio esserlo? -

- Non sei tu a deciderlo -

- Vuoi stare qui? Almeno fammi la cortesia di tacere - dissi alzandomi e optando per una birra.

Era ancora presto per darmi all'alcool ma non avevo il caffè ed era la mia unica altra opzione.

- Hai sentito mio fratello ultimamente? - mi chiese di punto in bianco.

Sussultai.
Tasto dolente, lei era così: ti girava attorno, ti distraeva, ti faceva pensare che non cercava niente di particolare e poi ti colpiva.

Jason era un problema, era il fratello minore di Talia e solitamente quello più ubbidiente in tutta la nostra famiglia. Solo che nell'ultimo anno sembrava aver iniziato il periodo di crisi adolescenziale che non aveva avuto da ragazzino: si era ribellato ai genitori, rinunciato all'azienda che il padre gli aveva servito su un piatto d'argento e per cui si era preparato per tutta la vita, e se ne era andato, aveva fatto armi e bagagli e aveva deciso di viaggiare, era tornato a New York da un paio di mesi ma nè la sorella nè i genitori lo sapevano, si era stabilito in un appartamento a Brooklyn che si era comprato l'anno prima e stava prendendo in considerazione di studiare ingegneria. I genitori non volevano e se lo avesse detto alla sorella le avrebbe dato solo un altro motivo per litigare con i genitori e lui non voleva.

Io ero l'unico a saperlo perché bè, mi chiamava. Era mio cugino, ma anche il mio migliore amico.

E Talia, ovviamente, lo sapeva e sapeva che se c'era qualcuno che sapeva qualcosa quel qualcuno ero io.

- No - risposi.

- Stronzate -

Sbuffai.

- Conosci la risposta Talia, non fare domande a cui sai non risponderò -

Mi stappai la birra e la mandai giù direttamente dalla bottiglia mentre lei mi fulminava. Se gli sguardi potessero uccidere sarei già morto stecchino da un pezzo.

- Continui a coprirlo! Come se io non lo sapessi! -

- Sai che lo faccio quindi che ti arrabbi a fare? -

- Sei un... -

Questa volta fui io a fulminarla e grazie al cielo stette zitta, poi sospirò.

- Sta bene almeno? - mi chiese alla fine.

- Sta bene- dissi - Sta meglio ora che è lontano dai suoi genitori asfissianti. Lui non è come te, non è capace a mandare al diavolo gli altri, ascolta se deve e stop -

Lei si rannicchiò sulla poltrona e mi guardò.

- Almeno a te - borbottò - Ho voglia di pizza miliardario. Ordinala! -

Sospirai ma presi il menù della pizzeria da cui mi servivo e glielo lanciai.

- Scegli e poi ordino - dissi.

Lei mi sorrise e fece come gli avevo detto lasciandomi in pace per un pò di tempo.

Il lato sbagliato di me ~ Percabeth ~ (Sospeso Per Il Momento)Where stories live. Discover now