1.Emotività

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Odio la mia emotività.
La odio da morire, vorrei che qualcuno mi tirasse un pugno ogni volta che mi faccio travolgere dalle emozioni anche per le cose più stupide.

Soprattutto perché siamo in televisione, ed è imbarazzante sapere che ogni singolo cedimento verrà notato, e che ad ogni lacrima seguiranno cento domande sui motivi che l'hanno provocata.

Per questo mi conficco le unghie nella carne del braccio destro, mordendomi il labbro inferiore e concentrandomi su quel fastidioso dolore per impedirmi di piagnucolare come una bambina.

Per cosa poi? Dio, Noemi, contieniti.

Non mi sfugge l'occhiata incuriosita di Serena che, seduta al banco di fianco al mio, si starà sicuramente facendo qualche domanda sulla mia salute mentale.

Eppure è come se il mondo intorno a me fosse ovattato, e riuscissi a sentire soltanto le parole del ragazzo con la maglia rossa che è al centro del palco.
Non so chi sia, all'inizio ero così distratta che non ho neanche ascoltato come si chiamasse, eppure quando ha iniziato a cantare per qualche strano motivo il cuore mi è sprofondato nel petto.

Più che cantare rappa, recita quasi, e parola dopo parola è come se toccasse corde sempre più intime facendomi sentire terribilmente esposta.

Io e Tommaso abbiamo un bel rapporto, speravo proprio che vincesse questa sfida.
Però adesso sono sicura che non può farcela, e se per miracolo fosse lui a passare la vivrei come una vera e propria ingiustizia.

E sparami, fallo più veloce dei miei battiti non cogliamo gli attimi negli alibi del mondo
qui solo i più abili son pratici allo scontro
io invece sono agli angoli con calici di inchiostro

Il suo tono è concitato, le sue parole sono dirette come frecce e affilate come coltelli.
Lo guardo, mi sembra di poter vedere la vena che ha sul collo ingrossarsi dalla rabbia con cui sputa quel testo che non può essere stato scritto da un ragazzo così giovane.

E siamo attratti dall'opposto per giustificarci
sono il primo degli errori in ogni mia poesia
scusami il disordine, non spaventarti
non è mai entrato nessuno dentro casa mia

Non so perché il mio corpo stia reagendo in questo modo. Forse è eccessivo, i ragazzi attorno a me sono tutti molto interessati e attenti, eppure io mi sento così scombussolata che mi chiedo se stiamo sentendo la stessa cosa.

Abbasso la testa per nascondere gli occhi inspiegabilmente lucidi, continuando a stringermi compulsivamente il posso scarnificandolo e sperando che il dolore mi faccia distrarre dall'eccessiva commozione che sto provando.

Poi la canzone finisce dopo un ultimo ritornello, e solo in quel momento mi accorgo di quanto il mio corpo fosse teso.
Infatti, quando suona l'ultima nota,mi rilasso visibilmente facendo un respiro profondo per riguadagnare tutta l'aria che avevo trattenuto.

Lancio un'occhiata al ragazzo che compostamente ringrazia il giudice che lo ha ascoltato, mettendosi in piedi accanto a Tommaso per il verdetto finale.

Di solito questo è il momento delle domande scomode di Maria, quindi cerco di ricompormi il più possibile per non esserne il bersaglio.

Mi sistemo i capelli sulle spalle e mi prendo il viso tra le mani, sentendolo bollente sotto alla pelle fredda delle mie dita, e mi chiedo quale colorito imbarazzante debba aver assunto la mia faccia in questo momento.

«Memi ma stai bene?»

Mi domanda la mia vicina di banco sussurrando per non farsi sentire dagli altri, e io scuoto la testa sorridendo impacciatamente cercando di minimizzare il mio palese disorientamento.

Casa mia ||CryticalWhere stories live. Discover now