54. The Unshakable Complicity

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"Ti manco?"

Le sue labbra sfregano contro le mie, uno strofinio appena accennato che basta a chiudermi gli occhi.

Si allontana prima che possa approfondirlo.

"Che fottuto coglione" lo rimbecco, con un sospiro.

Sorride, consapevole, si china per baciarmi il collo.

"Non è una risposta" mi fa notare, rauco, ogni traccia di purezza svanita dalla sua voce.

"Devi essere davvero un idiota, per aver bisogno di chiederlo" rido, mentre riporta gli occhi nei miei. Un lieve inarcarsi dei miei fianchi, il ritmo respiratorio di entrambi che accelera. "Non lo senti?"

"Dio" si lamenta, grave.

Le sue mani mi percorrono i fianchi, ossessivamente, la sua bocca mi tortura il collo con un'impazienza che lascerà dei segni.

"Ti prego" mi ritrovo a mormorare, pazzo di desiderio, incapace di ragionare oltre.

"Dimmi solo se ti manco"

"Fottuto bastardo"

Sorride, divertito.

"Ti manco?"

"Da morire"

"Bravo ragazzo"

Lascio che mi spinga di lato, brusco e urgente, e accolgo con un sospiro la sua mano che mi preme sul petto, tenendomi giù.

Mi bacia a lungo, finché il bisogno d'aria non ci costringe a separarci.

La sua bocca si sposta lungo la mia mandibola, un lieve accenno di denti attorno al mio lobo, la sua lingua che percorre la curva del mio collo come se vi stesse scivolando.

Le sue dita indugiano sull'elastico della tuta che indosso come pigiama, i suoi occhi tornano improvvisamente nei miei.

È un'implicita richiesta.

La stanza si fa d'improvviso soffocante, minuscola.

Non ho fiato per rispondere.

La mia mano si muove in automatico, dalla sua spalla fino al polso, per poi tornare indietro in una carezza fluida: un invito a continuare.

Basta che mi sfiori, ancora sopra i vestiti, perché il mondo mi si oscuri del tutto.

Le sue dita si insinuano al di sotto della tuta, una sola, sottilissima barriera di cotone tra la sua carne e la mia.

"Cristo" gemo, incapace di trattenermi. Allontano le sue labbra per prendere fiato. "Merda"

Churchill ride appena, una risata roca e ansimata.

"Blasfemo"

Uno sbuffo divertito da parte mia, ma è solo un attimo.

La sua mano mi si serra intorno, ancora al di sopra del tessuto, e non riesco a controllare la valanga di volgarità che mi sfugge dalla bocca.

"Fai il bravo" sussurra, divertito. "Non farti sentire"

Il suo tono vorrebbe essere autoritario, ma non fa che eccitarmi maggiormente.

"Vaffanculo"

"Non parlarmi così" impone, le sue parole che si perdono contro la pelle del mio collo.

"Perché ti ferisce?" lo prendo in giro, mentre tento di ricordare come si faccia a respirare.

"Perché mi piace" mi contraddice, divertito.

Gli concedo un sorriso.

"Masochista" affermo, sforzandomi di mantenere la voce il più ferma possibile, mentre le sue dita scorrono su di me. "Prevedibile, quasi noioso"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now