14. Filippo

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Il piano di sopra è un sollievo per le orecchie. La musica sopraggiunge ovattata e finalmente si ritrova un po' di pace, lontano da ospiti che chiedono qualsiasi cosa: da dove sia il bagno a se esista una camera appartata per copulare. Ci penserà mio fratello a dire loro che esiste, ma che è riservata alle sue feste. Mamma e papà l'hanno obbligato a rimanere per evitare che io mandassi tutto alle ortiche, inconsapevoli che quando è lui a invitare gente la nostra casa si trasforma in un harem. Ma dettagli.

Per adesso, la mia attenzione è tutta su questo pacchetto.

Devo dire che Mommy mi ha incuriosito e che non so se esserne felice o irritato. Non volevo avere a che fare con questo tizio, ma alla fine mi ci sono trovato in mezzo e mi ci sono trovato pure bene. Lui è diverso dai soliti: non è solo carino, ma anche intelligente; ci si può parlare davvero, si possono avere confronti interessanti, ci sono le basi per costruire un rapporto, anche senza dover stabilire in anticipo che tipo di rapporto.

O almeno, è quello che penso.

Purtroppo, quando conosco qualcuno che mi piace, lo lascio trasparire e allora iniziano tutti a farmi un sacco di domande: ma tu sei gay?; sei bisessuale?; ti piacciono gli uomini o le donne?

Ma io non lo so, non voglio dover dare delle risposte.

Non voglio che la gente si faccia delle aspettative sui miei comportamenti quando sono io il primo a non capirli. Non nego di aver avuto dei pensieri su certi miei amici e forse, da fuori, è stato anche troppo evidente, ma dentro... dentro c'è un casino. Un casino che mi spaventa, perché io ho sempre il controllo su tutto, meno che sul mio cuore.

Non ho mai avuto una relazione, non so come sia.
Non so se voglio averla e con chi.
Mi chiedo perché ci si debba per forza pensare e organizzare prima.

Questo ragazzo mi piace perché mi fissa da dietro gli occhiali e sembra avere una paura immensa di me. Mi piace perché è il primo che si sente come me, quando mi guardo allo specchio. Sia io che lui abbiamo paura di Filo.

«Bella camera.»

«Te lo dicevo» sorrido fugace, per poi sedermi sul letto con il libro in grembo. «Posso aprire, adesso?»

«Fai come credi.»

Chissà che libro mi ha regalato. Sa che mi piace la letteratura perché gliel'ho detto. Sa che amo i classici, le biografie e anche qualche thriller. Voglio vedere se ha scelto qualcosa che mi colpisce perché in realtà l'unica cosa che sto sempre a cercare nell'altro è me stesso.

Scarto in modo secco e veloce, mentre lui finge di osservare le mensole della mia libreria. Non mi bada, ma in realtà posso vedere le sue dita stringere i bordi delle maniche del suo maglione, in attesa di un cenno da parte mia. Cenno che non arriva perché non ho nemmeno capito che cos'ho tra le mani.

«Be', allora?» domanda, voltandosi con fare spazientito.

«Che cos'è?»

«Come cos'è?» sbuffa, sedendosi accanto a me sul letto e indicando la copertina. «È Chiamami col tuo nome, ci hanno pure fatto un film. Non l'hai mai sentito?»

Osservo il tomo e cerco di reperire qualche informazione. Sì, forse l'ho sentito però non mi torna del tutto. È possibile che sia una storia d'amore? Guardo il retro, leggo la trama e scopro che lo è. E che i due personaggi principali sono uomini. Ragazzi.

Ah.

«È una lettura di un certo tipo, con personaggi di spessore. Penso che ti ritroveresti in uno di loro, per questo te l'ho voluto regalare.»

«Che bel pensiero.»

«Sento del sarcasmo?»

«Perché, sei l'unico che può mandare messaggi travestiti da ironia?»

Credo nei miraggiWhere stories live. Discover now