8. Samir

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Che fossi un disastro mi è sempre stato molto chiaro.

Sono abituato a essere allontanato, silenziato e messo al muro per i miei sbagli. Mio padre è stato il primo ad adottare questa tecnica, poi è arrivata Alice.

Il motivo per cui le ho mentito, quel giorno alla stazione, è molto semplice.

Alice è gelosa di me ed ero certo che, se mi avesse visto con Wissal, avrebbe iniziato a farmi mille domande, nonostante dichiari che «sono libero di fare quello che voglio». Wissal si sarebbe arrabbiata e avrebbe giudicato Alice per essere così opprimente. Alice, che odia essere giudicata, ne avrebbe sofferto e io mi sarei sentito responsabile sia per la sofferenza di Alice che per la rabbia di Wissal.

Ho cercato di prevenire tutto questo e come al solito l'ho fatto male, quindi ho ottenuto esattamente ciò che volevo evitare.

Avrei potuto lasciar perdere tali viaggioni, senza accollarmi responsabilità che non ho? Sì, avrei potuto, ma purtroppo ho passato sedici anni a sentirmi la causa del malumore di qualcuno e ora il mio cervello si è impostato per gestire le relazioni in funzione di ciò.

Dopo aver mandato il piano all'aria, però, la situazione è precipitata ulteriormente.

Di fronte al ferimento di ben due persone su due, ho scelto di dare la priorità a quella che secondo me era la più fragile. Non avrei saputo convivere con le lacrime sul viso di Alice. So che cosa ha passato, so quanto ci stia lavorando e so che avere delle certezze, in questo momento, è importante per lei. Quindi sono corso a riparare il danno, ma lei mi ha tagliato fuori per una settimana intera.

«Hai esposto la mia debolezza di fronte a lei, che per me è una sconosciuta» mi ha detto, singhiozzando sul sedile della corriera. «Mi hai fatto passare per una stronza, quando io non ti ho mai imposto di starle lontano».

Mentre la pregavo di ridarmi la fiducia che ormai non ha più nei confronti di nessuno, ho scoperto di essere stato confinato anche dall'altra parte lesa della situazione. Ho provato a scrivere a Wissal, a mandarle dei messaggi su Instagram e a spiarla attraverso alcune mie conoscenze nella sua classe. Ho capito che la sua decisione era un modo per dirmi quanto avessi sbagliato e ho deciso di rispettarla perché io stesso ne ero consapevole.

Ma alla volta dello scorso fine settimana ero k.o.

Isolato sia dal fronte famiglia che da quello amicizia, ho realizzato che Samir Cherkaoui non riuscirà mai a far felice qualcuno. Anche quando agisce in buonafede, otterrà comunque sempre lo stesso risultato.

Lunedì scorso ero un macello.

Uscire a fare foto non mi aveva aiutato, ascoltare musica nemmeno; prendere a pugni il sacco da box della nostra palestra era stato un sollievo solo temporaneo.

Durante le lezioni, Alice ha notato le mie occhiaie e si è preoccupata. Mi stava tenendo il muso per lo stesso motivo di Wissal, ma la mia immagine a pezzi le ha fatto capire che aveva raggiunto il suo scopo. E che forse aveva pure esagerato.

Nell'ora di laboratorio di civica è stata lei a invitarmi al suo fianco e con un abbraccio mi ha chiesto scusa. Il nostro rapporto è così: un po' estremo, burrascoso, ma fondato su un affetto che non si esaurirà mai.

In prima superiore non ero stato ben accolto dalla mia classe. Sono entrato a scuola due mesi dopo gli altri perché mio padre mi voleva iscrivere in un riformatorio, ma ho voluto a tutti i costi frequentare una scuola pubblica. Dopo le numerose note comportamentali ricevute alle medie pensava che il mio caratteraccio andasse irretito, io invece pensavo solo che volevo essere un ragazzo come gli altri, autorizzato a fare sciocchezze ogni tanto.

Credo nei miraggiWhere stories live. Discover now